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Il caso

Altra violenza al carcere di Taranto

La denuncia del sindacato di polizia penitenziaria

Il carcere di Taranto

Il carcere di Taranto

Altri episodi di violenza al carcere di Taranto. La denuncia di quel che è accaduto negli ultimi giorni è del Sappe, il sindacato di polizia penitenziaria.

«Si è cominciato - racconta il segretario del Sappe, Federico Pilagatti - nella mattinata di martedì 15 aprile, quando un detenuto con problemi psichiatrici ha colpito con un forte pugno in faccia un ispettore, provocandogli la rottura degli occhiali e ferite al volto curate presso il pronto soccorso del locale nosocomio. Le motivazioni di tale gesto è che questo signore tutelato oltremodo dalle leggi, non voleva stare più a Taranto e quindi andare via».
Il secondo episodio: «In data 16 aprile invece un detenuto del Gambia famoso per gli atti di violenza compiuti in varie carceri Italiane, alla vista dei poliziotti che entravano nella stanza per eseguire una perquisizione di routine, estraeva da sotto al letto un bastone rudimentale ricavato da un piede del tavolo, e lo brandiva contro i poliziotti cercando di colpirli; nel contempo prendeva in ostaggio un poliziotto chiudendolo nel bagno.
Grazie alla paziente e professionale mediazione degli agenti, si è riusciti a liberare il poliziotto ed convincere il detenuto a consegnare il bastone. Motivazione di tale gesto è stata quella per cui non voleva essere disturbato dalla perquisizione poiché dormiva».

E ancora: «Sempre nella stessa mattina del 16, altri due detenuti comuni, uno di origini catanesi e laltro foggiane, in carcere per reati contro il patrimonio , aggredivano un sovrintendente che a causa delle lesioni riportate veniva anchegli accompagnato presso il pronto soccorso; in questo caso motivazione nessuna, ma solo gratuita violenza».

«Questi - osserva Pilagatti - sono i fatti più gravi registrati nel carcere di Taranto in questa settimana, ma gli atti di violenza tra detenuti, autolesionismo, offese o minacce ai poliziotti, sono tantissimi ed avvengono in qualsiasi momento della giornata, poiché il carcere di Taranto, nonostante le varie promesse di sottosegretari, vice ministri, capi del DAP è stato di fatto “abbandonato” dallo Stato. Infatti come è possibile che questi signori abbiano chiuso gli occhi sul fatto che il carcere di Taranto che potrebbe ospitare non più di 450 detenuti (peraltro in camere fatiscenti) ne abbia quasi mille, con meno di 300 poliziotti invece delle 500 unità previste della media nazionale? Purtroppo gli atti di violenza e prepotenza dei detenuti ristretti a Taranto come in altre carceri della regione, scattano per qualsiasi banale motivazione, poiché l’arroganza ed il disprezzo delle regole sono diventate pane quotidiano per colpa del DAP, che praticamente lascia impuniti i colpevoli di tali azioni».

«Basterebbe - afferma il segretario del Sappe - che si applicassero l’articolo 14 bis dell’ordinamento penitenziario (carcere più duro, isolamento senza benefici) e l’art.32 sempre dell’o.p. che prevede il trasferimento immediato in sezioni specifiche in luoghi distanti, e la violenza si ridurrebbe di molto».

«Il SAPPE qualche mese fa - racconta ancora Pilagatti - chiese al presidente del Consiglio (che durante il discorso di insediamento parlò anche di carceri) di ricordarsi delle sue parole; purtroppo i reati introdotti dal decreto sicurezza non serviranno a nulla poiché molti magistrati non applicano l’art.336 c.p. che prevede l’arresto in flagranza di reato per i detenuti che massacrano i poliziotti, figuriamoci la resistenza passiva». Secondo il segretario del sindacato di polizia penitenziaria «la mancata normalizzazione delle carceri va a penalizzare principalmente le decine di migliaia di detenuti che cercano con serietà e correttezza l’occasione per redimersi, ma che non lo possono fare poiché soggiogati e sottomessi ai voleri dai violenti e prepotenti».

«Cosi - conclude Pilagatti - invece di preoccuparsi di sanare una situazione divenuta insostenibile, magistrati responsabili” si preoccupano dellaffettività in carcere che, siamo convinti, non interessa alla stragrande maggioranza dei detenuti, che non vorranno consumare un atto damore con le persone a cui vogliono bene, in ambienti fatiscenti, freddi e senza vera intimità. Perché questo padroni del diritto non hanno autorizzato i detenuti meritevoli di poter consumare tali atti nellintimità delle loro abitazioni concedendo un breve permesso?». Infine, «il SAPPE sta valutando di organizzare delle forme di protesta molto dure, così come fatto dai colleghi francesi che hanno messo a soqquadro le carceri, al fine di mettere di fronte alle loro responsabilità le istituzioni a partire dalla politica e da certa magistratura».

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