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Il caso
31 Marzo 2025 - 09:15
Il carcere di Taranto
Si concludono oggi, 31 marzo, al Castello Svevo di Bari, le celebrazioni per il 208° anno di fondazione della Polizia penitenziaria. Ma, come denuncia il Sappe, il sindacato autonomo del corpo, sulla festa pesano gli ultimi violenti episodi che si sono verificati proprio negli ultimi giorni.
«La settimana di aggressioni - afferma il segretario nazionale Federico Pilagatti - è iniziata a Taranto martedì 25 allorquando un agente dopo un accesa discussione con un detenuto (a.s. 416 bis) che voleva a tutti costi fare cose non consentite, veniva colto da malore e trasportato al pronto soccorso con la pressione altissima (è ancora fuori servizio). Sempre a Taranto giovedì 27 un giovane detenuto tarantino “arrabbiato” perché punito per comportamenti scorretti che violavano le leggi interne, aggrediva un poliziotto procurandogli la frattura del dito con 20 giorno di prognosi. Il 28 a Lecce invece, un detenuto di origini foggiane che era rinchiuso in isolamento al momento dell’apertura della stanza aggrediva prima un poliziotto, poi un ispettore accorso in suo aiuto. Nel contempo arrivavano un altro ispettore e due agenti che cercavano di contenere lo stesso che colpiva anche questi ultimi, con il risultato di trauma cranico per un uno, denti spaccati e labbra rotte per altri due, con prognosi dai 15 ai 20 giorni».
E ancora: «Tra giovedì e venerdì invece è toccato al carcere di Foggia, dove in due episodi diversi, prima un detenuto che non voleva uscire dal passeggio aggrediva un poliziotto con pugni e calci che riportava 15 giorni di prognosi; la mattina successiva un altro poliziotto aggredito, senza motivi, da un altro detenuto se la “cavava” solo con qualche calcio. Questi sono solo i più gravi di decine di episodi di minacce, spintoni , sputi, aggressioni verbali che sono costretti a subire i poliziotti penitenziari giornalmente, tra il disinteresse di chi dovrebbe far sì che le carceri siano un luogo di pena per chi infrange e semina lutti, ma nel contempo luogo di speranza e ravvedimento.
«Purtroppo - spiega Pilagatti - la maggior parte di questi detenuti non era nuova a questi gesti di violenza. Eppure i mezzi per mettere fine alla violenza ci sono e sono dettati dall’ordinamento penitenziario art.14 bis e 32 che prevedono per questi soggetti, l’isolamento immediato e relativo allontanamento in sezioni più controllate lontani in altre regioni; in questo modo la violenza diminuirebbe di oltre 50/60% e chi trarrebbe i maggiori benefici è proprio la stragrande maggioranza dei detenuti che cercano seriamente di percorrere un cammino di reinserimento. Ormai anche le associazioni di detenuti che visitano le carceri, ultima quella di Foggia (nessuno tocchi caino, radicali e camera penale) denunciano come la situazione sia diventata esplosiva non solo per i detenuti, ma anche per i lavoratori della polizia penitenziaria».
Di qui la decisione del Sappe di non partecipare alla manifestazione conclusiva della Festa, «perché siamo stanchi di sentire i soliti discorsi vuoti di parole e contenuti che non affrontano i veri problemi del carcere a partire dal sovraffollamento che non è uguale per tutte le regioni, e per cui la Puglia da anni ha la maglia nera con il +165% mentre ci sono regioni che non hanno sovraffollamento».
«Chiediamo - conclude il segretario del Sappe - provvedimenti veri e concreti a partire dall’equa distribuzione dei detenuti sul territorio nazionale, alla lotta alla violenza, nonché al contrasto decisivo dei droni che giornalmente trasportano all’interno delle carceri materiale proibito (droga, telefonini ed altro). Al Provveditore regionale Berdini che fin dal suo arrivo ha dimostrato un attenzione ai problemi delle carceri pugliesi che finora non c’era stata, chiediamo di svolgere un azione persuasiva e dura nei confronti dei dirigenti del DAP che sembrano aver dimenticato che la Puglia nonostante sia la regione più affollata di detenuti è anche quella con meno poliziotti penitenziari in organico».
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