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Il fatto

Agente di polizia penitenziaria aggredito nel carcere di Taranto

Il sindacato Sappe denuncia la violenza in carcere e chiede interventi urgenti per tutelare il personale

L'agente di Polizia penitenziaria ferito a Taranto

L'agente di Polizia penitenziaria ferito a Taranto

TARANTO - Le aggressioni ai poliziotti penitenziari sono ormai all’ordine del giorno, con episodi sempre più frequenti e impuniti. È quanto denuncia Federico Pilagatti, segretario nazionale del SAPPE, il Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria, che accusa un sistema penitenziario fuori controllo, in cui violenza e prepotenza regnano sovrane.

L’ultimo caso si è verificato nel carcere di Taranto, dove un detenuto barese, con fine pena nel 2032, «ha aggredito un agente, colpendolo violentemente contro una porta blindata. Il poliziotto ha riportato un trauma alla mano, medicato con una prognosi di diversi giorni. Il detenuto, noto per episodi simili, è stato trasferito più volte in diversi istituti pugliesi senza che venissero adottate misure efficaci per fermarne la condotta».

Secondo il SAPPE, esistono strumenti normativi per contrastare la violenza in carcere, come l’applicazione dell’articolo 14 bis dell’ordinamento penitenziario, che prevede un regime detentivo più rigido, e l’articolo 32, che consente il trasferimento immediato in sezioni speciali lontane dal territorio d’origine. Tuttavia, queste misure non vengono applicate con la necessaria fermezza.

Il sindacato punta il dito contro il Ministero della Giustizia, accusando il governo di non intervenire nonostante le ripetute segnalazioni. “I politici parlano di stato di diritto, ma ignorano il dramma quotidiano nelle carceri, dove i detenuti violenti impongono la loro legge”, afferma Pilagatti, chiedendo un cambio di passo immediato.

Tra le cause dell’escalation di violenza, il SAPPE evidenzia gli effetti negativi della vigilanza dinamica, una gestione più permissiva che ha ridotto il controllo sui detenuti, e la mancanza di strutture adeguate per la gestione di soggetti con disturbi psichiatrici e tossicodipendenti, aggravata dalla chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG).

Il sindacato avverte che, se non arriveranno risposte concrete, gli agenti della polizia penitenziaria potrebbero adottare forme di protesta radicali, seguendo l’esempio dei colleghi francesi. “Lo Stato deve riprendere il controllo delle carceri, invece di abbandonarle al caos”, conclude il SAPPE, che chiede un intervento immediato per garantire sicurezza e dignità agli agenti che operano in condizioni sempre più difficili.

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