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Taranto
09 Dicembre 2025 - 06:36
L'ex Ilva di Taranto
TARANTO - A livello territoriale, il monito è perentorio: "Evitiamo lo scontro interno tra Taranto e Genova!". La sopravvivenza stessa della siderurgia italiana è legata intimamente all'integrità del Gruppo e, segnatamente, al mantenimento dell'unione strategica tra gli stabilimenti di Taranto e Genova-Cornigliano.
La vicenda Ex Ilva trascende la mera controversia industriale, investendo la parte più sensibile della struttura economica del Paese, la sicurezza occupazionale e l'irrinunciabile transizione energetica nazionale. Non si può dimenticare che i numerosi tentativi di privatizzazione hanno condotto a un progressivo disinvestimento e non hanno risolto in modo strutturale le complesse problematiche ambientali, sanitarie e industriali. Proprio per questo, molti attori economici interessati auspicano l'avvio di un percorso di nazionalizzazione. La posizione più ampiamente condivisa, in ogni caso, è che lo Stato acquisisca la maggioranza delle quote azionarie per assicurare un temporaneo controllo direzionale, diventando il regista e il garante dell'intero "Progetto Paese".
L'attuale dibattito politico rischia di condannare il dossier all'immobilismo istituzionale. Tale stallo precluderebbe il futuro del polo siderurgico di Taranto e dei suoi stabilimenti "satelliti", compreso quello di Genova, minacciando l'intera filiera del PIL manifatturiero italiano. La sfida impone l'armonizzazione delle diverse velocità di risanamento finanziario e di riconversione tecnologica entro un quadro nazionale che deve rimanere coeso. Il contrasto tra Sud e Nord o tra Governo e Opposizione innescherebbe una dinamica letale per il sistema. La soluzione più pragmatica per tutelare questa coesione e superare l'inerzia è l'adozione di un piano "in parallelo" o a "doppio binario", definito da alcuni "spezzatino controllato" degli asset. Questa mossa non va intesa come una scissione definitiva, bensì diventa la precondizione necessaria per la sopravvivenza del sistema e per la gestione condivisa del rischio, preservando la coerenza strategica del Gruppo.
Tuttavia, l'attuale assoggettamento gestionale ed economico rappresenta un ostacolo insormontabile. Lo stabilimento di Genova-Cornigliano, pur possedendo il potenziale per una redditività immediata, è soffocato legalmente e finanziariamente dal debito miliardario in solido con il Gruppo, rendendo il sito non bancabile e incapace di generare profitti. L'elemento dirimente è dunque la separazione finanziaria e operativa di specifici "rami" d'azienda (NewCo) dal debito preesistente. La libertà da questo gravame trasformerebbe Genova in una unità operativa capace di agire da volano di sostenibilità e di rendimento economico. L'autonomia operativa dell'opificio ligure consentirebbe di avviare con la massima celerità il progetto di installazione del Forno Elettrico (EAF). Il successo rapido di Genova è essenziale per dare credibilità all'intero percorso di transizione nazionale e, soprattutto, per generare risorse da destinare al complesso e ingente sforzo di risanamento del polo tarantino.
Al fine di mitigare il rischio politico di favoritismo "nordista", la separazione degli asset deve essere accompagnata da un mandato strategico di coordinamento nazionale e da contratti intercompany vincolanti per l'intero percorso di ripresa. In questa prospettiva, è imperativo rendere compatibile il rilancio rapido di Genova con quello più graduale di Taranto. La separazione degli asset è dunque funzionale per poter concentrare il vasto sforzo economico e politico sul progetto complessivo a lungo termine. Le ingenti risorse pubbliche potranno così trovare un indirizzo prioritario verso le bonifiche ambientali e l'accelerazione della transizione tecnologica al DRI/EAF (Riduzione Diretta del Ferro), un processo che richiede un periodo stimato tra i sette e i dieci anni. Sicché il sito di Taranto rimane destinato a mantenere la sua vocazione di fulcro produttivo integrato per l'acciaio primario a basse emissioni, garantendo i volumi necessari al Paese e conservando la sua insostituibile importanza strategica. Il rilancio tarantino è intrinsecamente legato al successo delle bonifiche ambientali, garantendo una graduale e costante riduzione dell'impatto ecologico.
Le soluzioni tecnologico-industriali ed economico-finanziarie devono porre al centro la tutela e la compatibilità tra Lavoro e Salute in entrambi i territori. Per quanto riguarda la garanzia occupazionale piena e per la durata della transizione, è imprescindibile che lo Stato adotti idonee politiche attive del lavoro, con un esteso programma di ammortizzatori sociali, unito a interventi di formazione e addestramento commisurati. Questo permetterà di gestire gli esuberi operativi durante la graduale dismissione degli altiforni e la contestuale costruzione dei nuovi impianti, assicurando al contempo che la forza lavoro sia prontamente preparata per le moderne tecnologie a basse emissioni. L'adozione del piano a "doppio binario" è l'unica via efficace per superare l'attuale clima di incertezze. Valorizzando gli asset sani della filiera (Genova) per sostenere il risanamento del "fulcro societario" (Taranto), si preserverebbero al contempo l'unità e la consistenza strategica del polo siderurgico nazionale, garantendo all'acciaio italiano un futuro solido e sostenibile e realizzando concretamente il Progetto Paese.
In conclusione, è corretto rimarcare che la riuscita del Piano a "doppio binario" o "spezzatino controllato" per l'Ex Ilva dipende dal superamento di tre maggiori criticità.
L'intervento statale (nazionalizzazione) deve ottenere l'approvazione della Commissione Europea sugli Aiuti di Stato. Ed è indispensabile un modello industriale autosufficiente che non dipenda esclusivamente dal sostegno pubblico.
La conversione di Taranto al DRI/EAF richiede una fornitura massiccia e stabile di energia elettrica a basso costo. Urge lo sviluppo di infrastrutture per l'approvvigionamento di gas naturale e, a lungo termine, di idrogeno verde.
Servono contratti intercompany e un mandato di coordinamento legalmente vincolanti, per garantire che i vantaggi della NewCo Genova possano sostenere anche il risanamento e la transizione di Taranto, preservando l'unità del Gruppo.
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