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L'acciaieria
30 Marzo 2025 - 10:00
1984, Centro Siderurgico Nsc di Kimitsu - una veduta della banchina delle materie prime
Il mio contatto post universitario con il mondo accademico cominciò a giugno 1980 quando divenni responsabile del TES - Ufficio Tecnico di Stabilimento. La mia nuova funzione comportava, tra l’altro, che la mia firma “professionale” fosse legalmente riconosciuta, specie su atti ufficiali destinati alla PA. Già dotato di abilitazione all’esercizio della professione fui iscritto all’Ordine degli Ingegneri di Taranto.
Per attività del TES accentuai i contatti di collaborazione scientifica con il mondo universitario, in particolare con il Prof. Ing. Attilio Alto, Direttore dell’Istituto di Tecnologia dell’Università di Bari, poi fondatore e primo Rettore del Politecnico di Bari/Taranto nel 1990. In occasione di attività in stabilimento con professori universitari emerse che la manutenzione era una “sconosciuta” in scuole e università, pur essendo molto importante per tante attività umane. Ci furono riconoscimenti reciproci e, conosciuti i miei precedenti manutentivi, fui invitato a tenere seminari in Università, poi sfociati in incarichi di “professore a contratto” negli anni accademici dal 1983/84 fino al 1989/90.
In stabilimento venivano organizzate visite per gli studenti.
Un contatto importante fu con l’Università di Napoli. La legge 10 maggio 1976 n. 319, detta “legge Merli” tardava ad essere applicata per ritardi nei decreti attuativi. In stabilimento c’era qualche preoccupazione per i nostri scarichi a mare. Per misure preventive contattammo il prof. Michele Viparelli “Maestro di idraulica” dell’Università di Napoli. Il risultato fu che i nostri scarichi a mare erano fatti e mantenuti bene ed avrebbero retto l’impatto con i limiti di legge, pur con gli inconvenienti derivanti dalle enormi quantità in gioco e dalla miscelazione anche di scarichi che sarebbe preferibile trattare prima di scaricarli sul canale. Di certo occorreva dragare periodicamente il fondale marino antistante lo sbocco a mare del nostro canale.
Nel contempo, il Pretore della Repubblica di Taranto indagava i vertici dell’Italsider per getto di polveri e inquinamento da gas, fumi e vapori. Il processo si svolge nel 1982, con testimonianze dei quartieri Tamburi e Città Vecchia, i più a rischio d’inquinamento industriale. C’è la costituzione di parte civile non solo di associazioni ambientaliste ma anche del Comune di Taranto che però cambia orientamento: quasi alla vigilia della sentenza il sindaco dell’epoca, Giuseppe Cannata, annuncia la revoca della costituzione di parte civile per motivi di “opportunità politica”. Il processo si conclude con la condanna del direttore dello stabilimento Italsider a 15 giorni di arresto con l’accusa di getto di polveri ma non di inquinamento da fumi, gas e vapori. Poco dopo si costituisce il Fondo d’impatto ambientale.
La Direzione di stabilimento esercita pressioni interne per trovare rimedi alle rimostranze dei cittadini dei Tamburi. Il problema della polverosità dei parchi minerali dell’Ilva è nato con la nascita dell’Ilva, anzi prima, sui tavoli dei progettisti della Finsider, quando hanno disegnato il layout (disposizione degli impianti) dello stabilimento: quello fu il primo peccato mortale contro la città di Taranto. Dopo, a cose fatte, è stata una rincorsa alla ricerca di correzioni e palliativi, poco efficaci o irrealizzabili: a) “colline ecologiche” (progetto Porcinai); b) teloni frangivento e capta-polvere; c) carro attrezzato (il “Chinettone”) per irrorare con un liquido filmante i cumuli di carbone e di minerale dei parchi primari; d) “muraglione alto 20 metri” tra stabilimento e quartiere Tamburi; d) indagini per “sotterrare” i parchi minerari pur in presenza di falda superficiale.
Sulle “colline ecologiche” c’è stato un gran polverone dissolto da Enzo Ferrari su Buonasera del 10 febbraio 2019 con l’articolo Collinette, una “bomba” conosciuta già dal ’72, qui riproposto.
Gli abitanti del rione Tamburi sanno bene che le collinette non sono servite a granchè. Circa dieci anni dopo, però, Sergio Noce, allora direttore dello stabilimento Italsider, tentò una strategia per isolare la fabbrica dal rione e dal resto della città: un muro. Una gigantesca muraglia che avvolgesse e separasse una volta per tutte la grande acciaieria dal centro abitato. Noce era reduce dalla condanna a quindici giorni di reclusione per il reato di getto pericoloso di cose.
«Credo - dice Biagio De Marzo, l’ingegnere che all’epoca guidava l’ufficio tecnico dell’Italsider - che alla derubricazione del reato non fosse estranea la revoca, decisa dal sindaco Cannata, della costituzione di parte civile del Comune».
Erano anche gli anni della ... contaminazione giapponese: i dirigenti tarantini mandati a Kimitzu per visitare uno stabilimento gemello a quello di Taranto che, però, non sputava fumo dalle ciminiere.
Noce allora convocò proprio De Marzo chiedendogli di studiare come costruire la grande muraglia intorno alla fabbrica. Anche questo episodio è riportato nel libro di Tonio Attino. Dunque: bisognava costruire un muro che circondasse un perimetro di millecinquecento ettari. De Marzo si mette al lavoro e prepara una stima dei costi. Prezzo per un tratto di perimetro a circa 13.400 euro al metro (a prezzi attuali). Totale: 200 milioni di euro. Troppi. Noce decide allora di rimaneggiare il muro al solo tratto che separa la fabbrica dai Tamburi. Si scende quindi a 40 milioni di euro.
L’ingegnere si presenta al cospetto del direttore con i suoi studi e con le simulazioni elaborate da una società specializzata: niente da fare, il muro non sarebbe servito a niente. Le polveri, in un modo o nell’altro, avrebbero comunque finito per ricadere sulla testa dei tamburini.
Bisognerà attendere quasi quarant’anni e uno sconquasso giudiziario senza precedenti per arrivare alla copertura dei parchi di minerale che ora sta realizzando la Cimolai per circa 300 milioni di euro.
Tanti anni, troppi. Troppo tempo trascorso invano. Così una città che poteva diventare una moderna capitale industriale si è lacerata nelle sue sofferenze e in un conflitto sociale che ne ha consumato l’anima.
Aggiungiamoci che anche nel resto d’Italia la sensibilità ambientale è affiorata in tempi relativamente recenti. «Basta ricordare - osserva l’ingegner De Marzo, che poi ha guidato Altamarea - che il Ministero dell’Ambiente è stato istituito solo nel 1986». Quando le colline ormai svettavano rigogliose da più di dieci anni.
Vorrei aggiungere che, comunque, una risposta modesta ma positiva e concreta fu data al dr. Noce che incitava a trovare rimedi: il TES progettò un veicolo speciale che percorrendo i parchi primari irrorava i cumuli con acqua e filmante che formava una crosta anti polverosità. Con l’ufficio acquisti affidammo la progettazione esecutiva, la realizzazione e il diritto di brevetto di quel veicolo speciale alla lombarda Chinetti anziché alla super concorrente giapponese Komatzu. La Chinetti ha utilizzato quel brevetto per analoghe applicazioni in aeroporti, autostrade, campi agricoli alberati.
Il costo del lavoro all’Italsider si collocava ad un livello nettamente superiore alla media nazionale. La forza-lavoro era ben organizzata, dotata di un elevato potere contrattuale con un sindacato forte di una percentuale di adesioni del 75%. Nel complesso, la caduta della produttività era legata principalmente alla diminuzione dell’attività produttiva che, a sua volta, si inquadrava nella crisi strutturale dell’azienda.
Nel 1983 c’è stato il tentativo di risollevare le sorti finanziarie dell’Italsider decidendone la liquidazione volontaria e la contestuale costituzione di “Nuova Italsider”. Lo stabilimento di Taranto si stabilizza su un livello di 8 milioni di tonn/anno e nel 1984 si ha il record di 8,85 milioni di tonn/anno di acciaio, con 19.807 addetti.
Dopo la sentenza di condanna la direzione di stabilimento si adopera per migliorare la percezione dell’attività dello stabilimento, soprattutto attraverso la carta stampata. Gli interventi dei dirigenti evidenziano gli investimenti che dalla metà degli anni Settanta sono stati realizzati e quelli in fase di realizzazione che riguardano sempre gli impianti ecologicamente più critici.
In ambito comunale si costituisce il comitato direttivo del Fondo d’Impatto Ambientale che comprende 13 membri, 7 rappresentanti degli Enti Locali, 3 dei sindacati e 3 delle industrie.
Il Fondo è alimentato dallo 0,85% del monte salari delle industrie stesse e rimane in vita fino alla durata in carica del sindaco di sinistra Mario Guadagnolo, presidente dal Fondo. La portata innovativa in termini di finalità annunciate del Fondo viene smentita all’atto pratico: le azioni intraprese sono di natura prettamente ordinaria, non incidono in maniera strutturale sul problema delle polveri e più in generale dell’inquinamento.
In ottica antinquinamento, il dr. Noce costituì l’OPS - Organizzazione Pulizie e Servizi, referente direttamente a se stesso, per “spingere tutti gli italsiderini” a tenere in ordine la propria parte di stabilimento come “casa propria”.
Delle acciaierie giapponesi si dicevano meraviglie e si decise di approfondire la conoscenza del loro sottosistema “Pulizie civili e industriali” sotto il profilo organizzativo, gestionale e tecnico e di comprendere “come” e con “quali risorse” si raggiungono quei risultati.
Detto, fatto, partì la “Missione Nuova Italsider e Icrot” dal 17 al 21 settembre 1984 nel Centro Siderurgico N.S.C. di Kimitzu (gemello del Siderurgico), composta da Tafuri Giovanni e De Marzo Biagio di Nuova Italsider Taranto, Venturini Luciano e Rossi Paolo rispettivamente di Icrot Taranto e Icrot Piombino.
Rientrata a Taranto, la Missione presentò il rapporto “Pulizie civili e industriali nel Centro Siderurgico N.S.C. di Kimitzu” (50 pagine) insieme alla pubblicazione “Kimitsu Works” ed. 1984 (30 pagine).
Si riportano le osservazioni di quella Missione.
a) Abbiamo potuto apprendere e vedere molto perché la preparazione NSC è stata molto accurata con ricchezza di documentazione e disponibilità a mostrare dal vivo tutto quanto di nostro interesse. In pratica abbiamo visitato tutto lo stabilimento e discusso con le persone più rappresentative.
b) Lo stabilimento di Kimitsu è molto simile allo stabilimento di Taranto per capacità produttiva, tipologia di produzione, estensione, ecc.. Ci sono però alcune differenze che hanno grande influenza su “Ordine e pulizia” come ad esempio: I) lo stabilimento, nato sostanzialmente con l’attuale layout, è praticamente su una penisola nella baia di Tokio per cui arrivi e spedizioni avvengono quasi esclusivamente via mare; II) l’uso della rete ferroviaria è limitato alla sola “area a caldo”, con una diversa disponibilità di spazio all’interno dello stabilimento.
c) Le problematiche di “Ordine e pulizia“sono state affrontate per sociali e terzi secondo le linee strategiche riassunte dalle seguenti due sigle: “JK” = Autoregolamento e “5S” = 5 regole per l’ordine e la pulizia. Le 5 regole suindicate si possono sintetizzare così: “Nessuno deve sporcare e se è costretto a sporcare è lui stesso che pulisce”.
d) Queste indicazioni strategiche e comportamentali sono state così enfatizzate ed assimilate che: I) non esistono orologi di timbratura per il personale né altri mezzi; II) non esistono persone destinate esclusivamente alle pulizie industriali. Ci sono solo 87 persone destinate alle pulizie civili (corridoi, sale riunioni, scale e servizi igienici di palazzine e spogliatoi).
e) E’ ben vero che le attività umane sono ispirate alle regole del “JK” e delle “5S”, ma è altrettanto vero che è percepibile un grande sforzo progettuale e realizzativo per favorire il rispetto delle suddette regole con contenitori rifiuti in gran quantità e in tutti i punti strategici e logistici. Un programma preciso di “visite ispettive” sull’intero stabilimento a vari livelli, dal Direttore di stabilimento, alle Autorità locali, fino al capo turno. Inoltre non va sottaciuto che le rarissime inadempienze sono punite con provvedimenti di estrema severità. Ad esempio: chi viene colto in fallo per non aver eseguito qualcosa che ha dichiarato di aver fatto viene licenziato in tronco e non trova più lavoro da nessuna parte.
f) I rapporti sono caratterizzati da alcune peculiarità: le piccole ditte non sono gradite perché ad esse non si addice la metodologia del “JK”; NSC aggiunge “motu proprio” un riconoscimento di particolari risultati raggiunti; NSC fa lavorare alcuni suoi uomini presso terzi che in questo modo sono controllati dall’interno; tutte le 26 ditte Terzi operanti a Kimitzu hanno al loro interno “uomini NSC” per un totale di 200 unità.
g) Il problema delle pulizie industriali è praticamente inesistente in NSC oltre che per la convinta applicazione delle regole delle “5S” anche perché gli impianti stessi sono “semplici”, le procedure sono “semplici”, i metodi di lavoro sono “semplici” e tutti gli impianti sono nati con caratteristiche “antinquinamento e antisporco”.
h) Ultima annotazione: in circa un decennio “hanno piantato un milione di alberi”. Hanno anche un vivaio all’interno dello stabilimento.
Di fronte alla Direzione era steso un grande lenzuolo bianco attestante quanto cadesse dal cielo.
E’ roba mutuabile in Italia? A Taranto? A me, un po’ di tempo dopo la Missione in Giappone, arrivò l’offerta della Terni Acciai Speciali SpA. Rimasi lì 4 anni e rientrai nel Siderurgico a luglio 1989.
Biagio De Marzo - Federmanager Taranto
(9. continua)
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