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L'acciaieria
09 Marzo 2025 - 10:00
Una veduta del siderurgico (foto d'archivio)
Consapevole di competenze tecniche, organizzative e manageriali maturate in ambito militare/navale, ma “spendibili” in ambito civile/siderurgico, entrai nel Siderurgico di Taranto in qualità di responsabile di SIM/UCM, cioè Sistemi Informativi di Manutenzione/ Ufficio Centrale di Manutenzione, nell’area tecnica della Direzione di Stabilimento.
L’Ucm aveva funzioni di indirizzo, consuntivazione e valutazione delle attività di manutenzione svolte nelle aree produttive, nelle officine centrali, nei servizi ausiliari, negli impianti marittimi e nei trasporti interni dello stabilimento. Disponeva di circa trenta tecnici “referendari manutentivi” delle varie aree di stabilimento.
Il giorno dopo l’arrivo in stabilimento alcuni “referendari” mi chiesero di autorizzarli a lavorare in straordinario la vigilia e il giorno di Capodanno perché dovevano trasmettere a Genova, come ogni anno, documenti consuntivi al 31 dicembre 1971. Non c’era nessuno della mia linea di comando e li autorizzai, annotandomi l’ente a cui venivano indirizzati quei messaggi urgentissimi.
Programmai una primissima conoscenza dello stabilimento accompagnato da ciascun referendario”.
Trascorsi il primo mese girando in tuta e scarponi nello stabilimento, guardando, parlando e ascoltando in una dimensione fisica e umana parecchio diversa da quella vissuta in Marina.
Mi aggiornai sui più recenti fatti importanti. A gennaio ‘71 la Giunta Comunale negava la licenza edilizia per l’ampliamento; nel quartiere Tamburi si raccolsero 700 firme per sensibilizzare le istituzioni nazionali sul problema ambientale.
A marzo il Comitato dei Ministri per il Mezzogiorno invitò il Comune a concedere la licenza “in precario” all’Italsider per l’ampliamento. A settembre fu avviato l’altoforno 4.
Ad ottobre il Comune concesse all’Italsider la licenza “in precario” per i lavori di ampliamento. A Bari venne istituito il CRIA - Comitato Regionale per l’Inquinamento Atmosferico (Ndr - nel corso degli anni non è mai intervenuto nell’area di Taranto).
A dicembre l’Amministrazione Provinciale organizzò il convegno “Inquinamento ambientale e salute pubblica a Taranto” con amministratori locali, studiosi, sindacalisti, ambientalisti e rappresentanti dell’industria. Uno studio commissionato dal Comune indicò che nella “zona occidentale della città esiste un processo di crisi ambientale”.
Il mio secondo mese di italsiderino trascorse in missione all’IBM di Roma per un corso sulla manutenzione. Rientrato in stabilimento ripresi l’acculturamento su funzioni e attività dell’UCM e partecipai a riunioni di Direzione in cui si discuteva quasi sempre di nuovi impianti, da cui UCM era avulso. Mi tornò in mente la vicenda di quando, unico capo presente, avevo autorizzato due giorni di straordinario a Capodanno per spedire a Genova rapporti UCM. Trovato il numero telefonai in sede: l’ente che cercavo era soppresso da anni. Incassai la botta e, apertamente, detti una mano a chi, dei miei, riceveva invito “a traslocare”.
Esaminai il programma dei nuovi impianti. C’erano quattro batterie di forni a coke, due linee di impianto di agglomerazione, Afo/5 tra i più grandi al mondo, un’acciaieria LD con tre convertitori, tre impianti di colata continua, un laminatoio per nastri e uno per lamiere, un tubificio per tubi di grandi dimensioni e un altro per tubi di grande diametro, impianti per trasporto e trattamento delle materie prime, incluso il IV sporgente, e una nuova centrale elettrica. I più erano in area ghisa.
Colsi al volo la richiesta dell’ing. Franco Segreti (mitico altofornista che in seguito sarebbe stato l’ultimo direttore dell’Italsider di Bagnoli) e dal 1° agosto 1972 divenni il suo vice in GHI/MAN. Per me cambiò tutto.
Fu galvanizzante e gratificante passare dalla flemma dell’UCM al fervore di imponenti altoforni, enormi ventilatori e fumaioli altissimi, forni sputafuoco delle cokerie, macchine bivalenti che sembravano enormi pontoni che scorrevano su binari tra collinette di materiali e nastri trasportatori lunghi chilometri. In area Ghisa, come nelle altre aree dello stabilimento, accudivamo gli impianti già in marcia e “annusavamo” quelli in allestimento che man mano ci avrebbero affidati.
Il clima era di attiva collaborazione con gli “impiantisti” capitanati dal gigantesco e onnipresente ing. Fausto Galassi, direttore della DRI - Direzione Realizzazione Impianti. Con le maestranze c’era fervore partecipativo e reciproca ragionevolezza con i sindacati che nei parchi primari erano rappresentati da Gabriele Solitro e Ciccio Maresca, inamovibili, combattivi sindacalisti FIOM della corrente ultrasinistra della IV Internazionale.
Nei Gran Capi l’attenzione maggiore era verso gli altoforni in esercizio e verso il nascente Afo/5. L’ing. Antonio Chiaverini, responsabile Italsider per la costruzione di Afo/5, fece assegnare a me il compito di assicurare la disponibilità immediata del ricambio del nastro trasportatore della carica alla bocca dell’altoforno 5, per l’ineludibile vincolo che, una volta avviato, quell’altoforno non poteva rimanere fermo per manutenzione o pronto intervento oltre 16 ore. Si decise così di sistemare, vicino ad Afo/5 che era in costruzione, un castelletto speciale che reggesse un robusto tamburo sul quale fosse arrotolato un nastro di gomma con cavi d’acciaio, largo circa un metro e lungo centinaia di metri. Solo così, nel malaugurato caso di incidente al nastro trasportatore in esercizio, se ne poteva garantire la sostituzione in meno di 16 ore. Insieme a Mario Fattori (PRT/GHI/NAS) capo reparto della manutenzione dei nastri trasportatori, ing. Angelo Racca di Italimpianti e tecnici Pirelli realizzammo quell’accrocco ben in tempo per la partenza di Afo/5. Quello fu certamente uno dei tanti esempi della capacità, del fervore e del clima di quegli anni.
A metà ’74, a presidiare l’area ghisa in sostituzione dell’ing. Aldo Mantegazza arrivò l’ing. Giambattista Spallanzani con una carica di energia e fredda lucidità che fece bene a tutti, anche a lui stesso che, alcuni anni dopo, ritornò a Taranto come DCS Direttore del Centro Siderurgico.
L’organizzazione dell’area ghisa fu modificata introducendo due Divisioni: da una parte altoforni e cokerie, dall’altra agglomerati e preparazione minerali, ciascuna con la sua manutenzione. Io fui inquadrato in APR/MAN. Al momento della separazione della manutenzione, io mi stavo occupando di una grave situazione sulle macchine bivalenti dei parchi primari, da poco “consegnate”, che rischiava di mettere in crisi l’intero stabilimento per l’impossibilità di scaricare e riprendere minerali e fossili dai parchi primari.
Era accaduto che Nicola Pirone, ex girobussolista MMI, capo reparto della manutenzione dei parchi primari, aveva segnalato anomalie preoccupanti su BM e BF (macchjne bivalenti per discarica e ripresa di minerali e fossili nei parchi primari) dopo poco più di un anno di esercizio delle macchine. Approfondimmo l’analisi e accertammo: a) rumorosità accentuata nell’ingranaggio di rotazione: b) assorbimento eccessivo dei motori di brandeggio con scatti di massima degli stessi; c) riduzione sensibilissima della distanza esistente tra parte fissa e parte mobile della carpenteria; d) presenza di scaglie metalliche nel grasso di lubrificazione del cuscinetto. L’ovvia conclusione fu: alcuni cuscinetti sono usurati. Allertai i miei capi e soprattutto l’ing. Fausto Galassi Direttore Realizzazione Impianti per rimedi immediati in quanto la messa fuori esercizio delle bivalenti avrebbe compromesso la partenza di Afo/5 e addirittura l’intero stabilimento.
L’approvvigionamento di nuovi cuscinetti poneva parecchie difficoltà: approntamento del grezzo, lavorazioni accelerate, finanche trasporto eccezionale. Non era possibile procedere con lo schema classico, cioè individuare con certezza la causa del guasto prima di sostituire il pezzo in avaria.
Fu deciso di operare contemporaneamente su più fronti: I) indagare sulle possibili cause dell’usura ed adottare le conseguenti contromisure; II) accertare realisticamente lo stato di tutte le macchine; III) individuare e adottare provvedimenti atti ad allungare il più possibile la vita residua dei cuscinetti monitorando costantemente l’evolvere dell’usura; IV) far approntare cuscinetti nuovi dalla stessa ditta costruttrice degli originali, raccomandando in maniera generica l’aumento dei coefficienti di sicurezza e l’affidabilità generale; V) far approntare altri cuscinetti da altra ditta con un nuovo modello/progetto; VI) sviluppare in dettaglio il progetto esecutivo per la sostituzione dei cuscinetti che non sarebbe stata uno scherzo in quanto, al momento del primo montaggio del cuscinetto, il lavoro era stato fatto a cielo aperto, mentre ora sul cuscinetto da sostituire poggia tutta la macchina, con un peso totale di circa 1000 tonnellate.
Operammo su tutto, contemporaneamente, annotando e registrando puntualmente ogni cosa.
In poco meno di un anno, fu sostituito il cuscinetto su quattro bivalenti (BF/1 in agosto, BM/1 a novembre, BM/2 a febbraio ’75 e BF/3 a giugno ‘75). La BM/3 era in allestimento e si apportarono alcune modifiche rispetto all’originale. Sulla sesta macchina (BF/2), che era stata la prima ad andare in marcia a marzo del 1972, fu fatta solo una buona manutenzione perché era in ottime condizioni.
A fine gennaio ‘75 all’ing. Giulio Pescatori, top manager tecnico dell’Italsider, presentai la bozza di relazione su quanto accaduto sulle “Bivalenti”. Il suo giudizio manoscritto fu “Le restituisco la bozza della sua relazione che ho letto con estremo interesse. Mi è sembrata estremamente chiara e sintetica e non ci cambierei neppure una virgola! Congratulazioni e auguri. Giulio Pescatori”.
Naturalmente conservo quel manoscritto. Mi sentii incoraggiato a far avviare il contenzioso con il fornitore/costruttore del cuscinetto montato sulla BM/3, già usurato in poco più di un anno di esercizio. Il bersaglio era Jagher – FAG, un colosso internazionale, che disconosceva ogni responsabilità. A firma Olivoni, capo divisione APR, il 9/8/75 si invitò l’Ufficio Acquisti di Genova ad aprire il contenzioso con Jagher - FAG, allegando copia della relazione del Centro Sperimentale Metallurgico sull’analisi del cuscinetto della BF/1 e copia della relazione riepilogativa, a firma ing. Biagio De Marzo, su quanto accaduto sui cuscinetti delle BF/1, BF/3, BM/1 e BM/2, segnalando che detta relazione sarebbe stata presentata al VII° Convegno sulla Manutenzione & Terotecnologia – Trieste – novembre ’75, quale contributo dello stabilimento di Taranto. Quella relazione fu inviata agli organizzatori del convegno come da prassi.
Sapemmo che a Genova stavano trattando con Jagher – Fag. Il 6 novembre ero a Trieste, il mio intervento era programmato per giorno 8. La mattina del 7 mi rintracciarono da Genova per essere autorizzati ad accettare l’offerta di Jagher – Fag di un cuscinetto del valore di 50 milioni e relativo montaggio gratuito. Io replicai per la fornitura di due cuscinetti nuovi per il cui montaggio avremmo fatto da soli, in Italsider. Aggiunsi che nella relazione che avrei fatto, come previsto, il giorno 8, avrei attenuato le asprezze verso il fornitore/costruttore dei cuscinetti che era presente al convegno. A Genova accettarono la mia richiesta ed io apportai “correzioni notturne” sulla mia copia di relazione stampata e già in circolazione. Quelle correzioni rimasero solo verbali, in assemblea. La relazione scritta fu abbondantemente citata sulla Rivista di Meccanica di novembre 1976.
In Italsider, su quei “100 milioni” incamerati, neanche un fiato. Nella introduzione della relazione sono, e restano, citati enti interni ed esterni coinvolti. “Tra tutti si desidera menzionare il P.I. Nunzio Gallone, tecnico di area delle macchine bivalenti, che ha effettuato la maggior parte delle rilevazioni e dei controlli citati nella relazione.”
Sarebbe bello se altri “testimoni dell’epoca” rievocassero fatti ed episodi dell’orgoglio italsiderino.
Per l’intero stabilimento la “consegna” dei nuovi impianti avvenne in sequenza:
1971 A giugno CCO/1, a ottobre AFO/4.
1972 A giugno alcune batterie COK, a luglio TUB/2, a ottobre PLA/2 e TLA/2.
1973 A giugno ACC/2 e TNA/2, a settembre OMO/2, a dicembre linea D di AGL/2.
1974 A aprile 4° Sporgente, Nastri trasportatori, Macchine bivalenti e Preparazione minerali, a maggio altre batterie COK, a giugno CCO/2, a novembre AFO/5, a dicembre CCO/3.
1975 A aprile linea E di AGL/2, a settembre FNA/2.
Biagio De Marzo
Federmanager Taranto
(6. continua)
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