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Il caso
24 Febbraio 2025 - 15:55
rinaldo melucci
Da una parte il ringraziamenti ai dipendenti comunali, dall'altra l'accusa a chi lo ha defenestrato di aver consumato una vendetta nei suoi confronti. È questo l'addio di Rinaldo Melucci a Palazzo di Città. L'ormai ex sindaco ha indirizzato una lettera ai lavoratori dell'ente nella quale rivendica la bontà del lavoro svolto e attacca quanti, con le proprie dimissioni, hanno prodotto la fine della sua amministrazione. Nessuna riflessione autocritica sul suo operato.
«Care collaboratrici e cari collaboratori - comincia così la lettera di Melucci - nel varcare la soglia di Palazzo di Città non più nella veste di Sindaco, il mio pensiero, emotivamente carico di riconoscenza, va a tutti Voi dipendenti del Comune, di ogni ordine e grado, per lo straordinario apporto che avete voluto garantire a me, come Sindaco, ed agli Amministratori che mi hanno affiancato in questo viaggio di guida della città, ricco di soddisfazioni ma anche di diverse amarezze. Grazie soprattutto perché avete assicurato ed assicurerete, in Virtù della vostra indubbia professionalità, i migliori servizi a tutta la comunità tarantina. Siete la vera impalcatura sulla quale si regge la complessa ed articolata macchina organizzativa comunale, preposta a garantire servizi al nostri concittadini e del tutto scevra dalle vicissitudini politiche. I politici passano, Voi, per fortuna dei tarantini, rimanete sempre pronti a svolgere al meglio le Vostre mansioni. Un grazie particolare sento di rivolgervi perché avete saputo e voluto condividere, con ciò consentendo la realizzazione, i tanti obiettivi programmatici del mio mandato elettorale che, ricorderete, era stato ed è impostato per operare un vero e proprio ribaltamento del paradigma che voleva la nostra Città votata alla monocoltura industriale».
«Il mio programma, anzi il nostro programma, denominato "ECOSISTEMA TARANTO" e le sue direttrici di sviluppo guardano all'oggi ma, soprattutto, al domani ed alle nuove generazioni. Esso - prosegue Melucci - è vivo e vegeto e sarà materia di lavoro per quanti ml succederanno. Ormai il solco, profondo, è tracciato. Chi derogasse da esso non farebbe gli Interessi del nostro territorio. La conferma che esso è solido nei suoi saldi principi, la si riscontra nelle più recenti dichiarazioni di autorevoli esponenti politici che hanno commentato che, al di là degli uomini che lo attuano, "il programma c'è! Bisogna continuare ad attuarlo"».
Ed ecco la parte in cui si scaglia contro chi lo ha mandato a casa: «Le ragioni del mio defenestramento e la caduta del governo cittadino non sono da ricercarsi nell'ambito della buona politica o dell'azione della mia amministrazione, ma nei beceri meandri delle vendetta e del rancore consumati, non attraverso un giusto dibattito e democratico dibattito politico di sfiducia al Sindaco, ma nello scenario di cospiratori e di uno stucchevole andirivieni di firme di dimissioni presso studi notarili al quale per chi sa quali interessi, spero confessabili, si sono piegati alcuni componenti della mia maggioranza tradendo, di fatto, per l'ennesima volta il mandato che il suffragio popolare aveva accordato al nostro programma elettorale».
«Probabilmente - conclude - sono andato ben oltre i termini di un sentito ringraziamento a tutti voi, ma non potevo esimermi dall'esternarvi direttamente attraverso questo mio messaggio la delusione per questa mancanza di rispetto verso i basilari concetti della democrazia e della trasparenza. E stato l'elettorato a condurmi verso Palazzo di Città, dal quale esco varcandone la soglia, non per volontà dei cittadini ma, ironia della sorte, a causa di volgari intrighi di bassa politica. Grazie e tutti Voi e, Buon Lavoro nell'interesse della Città».
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