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Il punto
22 Febbraio 2025 - 06:00
Palazzo di Città
A maggio si tornerà a votare per eleggere il nuovo sindaco di Taranto. È questo l’epilogo di una mattinata convulsa, quella di venerdì 21 febbraio, che si è conclusa con le dimissioni di 17 consiglieri comunali di centrodestra e centrosinistra (i 15 di opposizione più Vittorio Mele e Michele Patano). Il numero minimo previsto per far cadere l’amministrazione comunale. A queste diciassette firme si sono poi aggiunti Massimiliano Stellato e Mario Odone, che si sono dimessi con atto separato quando le 17 dimissioni necessarie e sufficienti erano già state protocollate.
L’esperienza di Rinaldo Melucci si conclude qui, con il poco invidiabile record di essere stato il sindaco sfiduciato per ben due volte. La prima nel novembre del 2021 e la seconda oggi, ad un anno esatto di distanza dal tentativo del febbraio 2024 quando all’ultimo istante venne a mancare la firma di Luigi Abbate, poi eletto presidente del consiglio comunale.
Melucci paga l’instabilità cronica della sua maggioranza, alimentata dall’enorme numero di liste che se da un lato nel 2022 contribuirono alla sua elezione, dall’altra hanno di fatto contribuito a rende ingovernabile la sua amministrazione. Ma, soprattutto, Melucci paga i suoi chiari limiti politici, la sua difficoltà a mediare, a stabilire relazioni proficue con i consiglieri comunali, con i partiti, con le forze sociali. Spesso più che come primo cittadino Melucci è apparso come la controparte della città. Tutti limiti emersi in modo netto già durante il primo mandato. La sua ricandidatura, alla lunga, si è dimostrata un errore da parte del centrosinistra. A ciò si aggiungano i suoi sconcertanti slalom tra Emiliano, Renzi, persino la Lega. Uno scompaginamento che ha disorientato l’opinione pubblica e prodotto una gran confusione all’interno del consiglio comunale, ridotto spesso ad un mercato dove in troppi si sono sentiti di volta in volta diciassettesimi e determinanti. Melucci è finito così stretto e soffocato dal nodo scorsoio nel quale lui stesso si è infilato.
Ora si tornerà a votare per eleggere il nuovo sindaco. Quasi certamente a maggio, dopo un brevissimo periodo di commissariamento. Il centrosinistra sembra avere già diversi nomi da lanciare, semmai la difficoltà sarà nel trovare la sintesi fra le diverse ambizioni.
Anche nel centrodestra le ambizioni non mancano, ma ad oggi non emergono ancora opzioni ben definite. Alle ultime elezioni, il centrodestra finì per candidare addirittura l’ex segretario del Pd. La lezione dovrebbe essere stata sufficientemente metabolizzata. Ripetere gli stessi errori sarebbe diabolico.
In ogni caso, l’auspicio è che l’una e l’altra parte sappiano mettere in campo le risorse migliori: persone che abbiano competenze, che conoscano la città, che abbiano grande capacità di dialogo e mediazione, perché Taranto è una città lacerata bisognosa innanzitutto di ritrovarsi come comunità. Taranto ha bisogno di un autentico “primo cittadino” e di una amministrazione autorevole che sappia governare le sfide importanti: dal rapporto con la grande industria al rilancio del porto fino all’organizzazione dei Giochi del Mediterraneo. Soprattutto, serve uno scatto culturale per costruire una prospettiva per le nuove generazioni. Taranto città impoverita e invecchiata ha bisogno di tornare ad essere giovane e ricca di idee.
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