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Elezioni

L'irrefrenabile tracollo del M5S

Dai quasi cinquantamila voti del 2018 agli appena tremila del 2022. In oltre dieci anni di attività quasi tutti gli eletti a Taranto del M5S hanno lasciato il Movimento. Storia di un clamoroso fallimento politico

La conferenza

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La storia del Movimento Cinquestelle a Taranto non è stata particolarmente fortunata. Ad eccezione del senatore Mario Turco, e fuori città pochissimi altri, nel corso degli anni praticamente tutti gli eletti, a tutti i livelli, hanno abbandonato il Movimento che avrebbe dovuto chiudere l’Ilva per metterci un parco giochi, rivoltare le istituzioni come un calzino, aprire il palazzo come una scatola di tonno, ribaltare i tavoli del parlamento.  Una rivoluzione annunciata al suono del “vaffa” che, tuttavia, si è squagliata non appena i grillini sono entrati nelle stanze di quello che un tempo era l’odiatissimo potere.

A Taranto, dicevamo. Nel 2013 l’ondata di entusiasmo nazionale per il Movimento fa balzare alla Camera ben due attivisti tarantini: Alessandro Furnari e Vincenza Labriola. In precedenza Furnari, autentico fuoriclasse del fantacalcio, aveva tentato la corsa a sindaco senza successo, mentre Labriola si era fatta notare per aver raccolto un solo voto alle precedenti elezioni comunali. A marzo entrano a Montecitorio bardati del vessillo pentastellato, a giugno salutano l’allegra compagnia e vanno ad accomodarsi sulle più morbide poltrone riservate al Gruppo Misto. La fede nel verbo del Grillo si era dissolta di fronte al dogma dei denari da dover versare al Movimento come da “codice di comportamento”. Furnari trascorrerà i cinque anni alla Camera nel quasi assoluto anonimato e dopo quella esperienza si ritirerà dalla politica attiva. Diverso percorso per l’onorevole Labriola, che dal Misto trasloca in Forza Italia dove, alle successive elezioni, le viene garantito addirittura un posto nel listino bloccato. Elezione sicura. Quando si dice le dinamiche insondabili della politica. Due mandati e poi il ritorno a casa.

Ma l’exploit i Cinquestelle lo ottengono nel 2018. Taranto ne manda quattro alla Camera e uno al Senato. Una valanga di voti che sfiora il 50% dei consensi. Percentuali che tra i Due Mari si spiegano in parte col reddito di cittadinanza e in parte con l’illusoria promessa di farla finita con l’acciaieria, anche se, a dire il vero, Luigi Di Maio venne a dire ben altro destabilizzando i suoi stessi attivisti.

Anche questa volta, però, al successo elettorale segue la diaspora, anche se più lenta rispetto allo scatto bruciante di Furnari e Labriola. La giornalista Rosalba De Giorgi, sentitasi tradita dal Movimento sulla questione Ilva, è la prima a lasciare, dopo due anni. Anche lei per il Misto. Stesso destino per Alessandra Ermellino, grafica pubblicitaria, che abbandona il M5S un mese dopo De Giorgi per confluire nel Centro Democratico di Tabacci, dopo il solito transito nel Misto. Dalla rivoluzione pentastellata al sostegno al governo Draghi col Centro Democratico. Infine, l’adesione a Insieme di Zamagni.

L’ex operatore di call center Giovanni Vianello, uno di quelli che si presentava come duro e puro e feroce sostenitore del vincolo di mandato, come tutti i grillini della prima ora, impiega un anno in più per congedarsi dal Movimento e seguire il “complottista” Pino Cabras nel gruppo Alternativa. Finito il mandato, scomparso anche lui dai radar della politica.

Tra i volti nuovi balzati dalla provincia di Taranto in Parlamento grazie all’onda grillina, c’è anche Giampaolo Cassese, imprenditore agricolo grottagliese. Lui nel gruppo dei Cinquestelle ci resta quasi fino al termine della legislatura, fino al giugno del 2022, quando decide di seguire Luigi Di Maio nel nuovo gruppo “Insieme per il futuro”. Il furturo però è ben diverso per i due: Di Maio è inviato speciale dell’Unione Europea nel Golfo Persico; Cassese è rimasto a Grottaglie.

Taranto è riuscita in questi anni ad eleggere e rielegegre col simbolo dei Cinquestelle anche una parlamentare europea: Rosa D’Amato, eurodeputata dal 2014 al 2024, dieci anni dei quali gli ultimi quattro in casa dei Verdi dopo lo strappo col Movimento. Oggi è con Alleanza Verdi Sinistra.

La storia dei tarantini al Parlamento italiano e a quello europeo è dunque una Caporetto per i Cinquestelle: sono andati tutti via, tranne, come detto, il senatore Mario Turco, fedelissimo di Giuseppe Conte prima nelle vesti di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio nel Conte2 e poi come vicepresidente nazionale del M5S.

Dal parlamento al consiglio comunale: nel 2017 vengono eletti Massimo Battista, lo sfortunato consigliere venuto a mancare ad ottobre scorso, e Francesco Nevoli, quest’ultimo candidato sindaco. Battista è il primo a dissociarsi dal M5S non appena fiuta il bluff del Movimento sull’Ilva. Nevoli prima si dimette da consigliere comunale, lasciando il posto a Rita Corvace, poi torna in auge. Fino a qualche settimana fa, quando si dimette da coordinatore provinciale del M5S.  In altre parole, al primo ingresso a Palazzo di Città, nel 2017, il M5S resta senza un suo rappresentante in aula.

Non va meglio nelle successive elezioni, quelle del 2022 e del Melucci bis. I Cinquestelle sostengono il candidato sindaco riproposto dagli ex nemici del Pd ed eleggono Mary Luppino, che lascia il consiglio perché chiamata in giunta da Melucci. Al suo posto in consiglio subentra Mario Odone. Per Luppino il percorso è travagliato perché nel ciclone dei continui rimpasti di Melucci viene prima revocata poi reintegrata e, infine, per seguire Melucci, senza successo, si ritrova pure fuori dal M5S.  Anche Odone, infine, lascerà i pentastellati, approfittando anche lui di una delle tante faglie aperte nella maggioranza di Melucci: deciderà si sostenere il sindaco con tanti saluti al M5S. Di lui si ricorderà la surreale passeggiata del 21 febbraio scorso all’ufficio elettorale al fianco di Massimiliano Stellato, quando entrambi andranno a firmare le dimissioni da consigliere comunale. Solo dopo, però, che altri diciassette li avevano preceduti determinando la fine del Melucci bis.

Fuori città va un po’ meglio: resiste in consiglio regionale Marco Galante, così come restano fedeli al M5S il sindaco di Crispiano, Luca Lopomo, e quello di Ginosa, Vito Parisi.

Quest’ultimo nominato vice presidente della Provincia da Rinaldo Melucci per poi lasciare l’incarico poco più di un anno dopo «per coerenza» a seguito degli stravolgimenti politici di cui si era reso protagonista Melucci.

In definitiva, la cronaca racconta la discesa in picchiata del M5S a Taranto: dai quasi cinquantamila voti raccolti alla Camera nel 2018 ai poco più di tremila racimolati al Comune nel 2022. In mezzo molta propaganda tra primarie online (“Parlamentarie” o “Comunarie” a seconda delle elezioni), graticole e ammennicoli vari in nome dell’uno vale uno, salvo poi far piovere candidature che da quelle bizzarre modalità di selezione non sono neanche lontanamente passate. In più di dieci anni di storia, a Taranto, il M5S raramente ha messo in campo figure adeguate al ruolo; spesso, invece, si sono fatti largo improvvisati della politica e arrampicatori dei quali è difficile scorgere tracce significative della propria attività istituzionale. Personaggi non di rado protagonisti di goffe giravolte e che nella loro elezione hanno trovato il proprio piccolo o grande Eldorado grazie al quale hanno potuto sorridere solo i rispettivi conti in banca. Di certo non hanno sorriso gli elettori.

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Commenti all'articolo

  • Elio L

    22 Marzo 2025 - 17:33

    Analisi arguta. Ora ci aspettiamo la stessa analisi per gli altri partiti. Scopriremmo addirittura persone che a sud si candidano sotto l'egida della Lega Nord per esempio

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