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Il caso
28 Settembre 2024 - 07:00
Il monumento che si vorrebbe dedicare alle vittime dell’inquinamento
Prosegue il dibattito aperto dal nostro giornale sull'opera che l'associazione "Genitori tarantini" ha proposto per ricordare le vittime dell'inquinamento. Qui l'intervento di Giuseppe Mazzarino, giornalista da sempre impegnato sui temi culturali.
Monumento alle vittime dell’inquinamento, l’intento è lodevole, il “disegnino” proposto no.
Non si scherza con i monumenti, specie di arte contemporanea: la loro collocazione in spazi aperti coinvolge infatti l’aspetto urbanistico, architettonico, paesaggistico e persino sociale dell’intera città; non si può ricorrere allo spontaneismo.
Erigere un monumento che ricordi le vittime dell’inquinamento, e in particolare i bambini immolati non, come qualcuno crede, al Moloch dell’industria in sé e per sé ma alla sua malagestione, intesa esclusivamente al profitto, sulla pelle di lavoratori e di abitanti, è una cosa giusta. Dove erigerlo, e come realizzarlo, non può “deciderlo” motu proprio una benemerita associazione che con l’urbanistica e l’arte non ha a che fare.
Se dovesse essere il Comune a farsi promotore del monumento, dovrebbe indire un concorso, affidandone la prima valutazione ad una commissione di esperti: architetti, urbanisti, storici dell’arte e critici d’arte di comprovata competenza. Se invece la proposta (come in questo caso) dovesse partire da un soggetto privato, individuale o associativo, la collocazione dovrebbe essere concordata fra il Comune e la Soprintendenza, ed il progetto del monumento (non il disegnino, che va tanto di moda anche sbandierare per altre, ben più complesse opere...), prima di essere sottoposto al vaglio della Soprintendenza stessa, dovrebbe essere esaminato da una commissione di esperti. Esperti: non impiegati del Comune o assessori pro tempore. Acquisiti i pareri degli esperti si può procedere alle decisioni politiche.
L’immagine di Taranto è già stata scempiata (lo ha riportato il collega Trevisani, evito ripetizioni) da statue e statuette di nessun valore; sulle quali peraltro anche il giudizio degli abitanti della città – che pur privi di requisiti tecnico-professionali hanno diritto di dire la loro – è sprezzante. Errare, si sa, è cosa umana. Ma, come ammoniva, Fouché, talvolta un errore è peggio di un crimine; e perseverare nell’errore alla fine è diabolico, oltre che criminoso.
Insieme con molte statuette spazzatura, a Taranto suscita per esempio tuttora vivaci contrasti la scultura di Nicola Carrino (peraltro artista di documentata reputazione) in piazza Fontana, che a molti sembra, al di là delle intenzioni che avevano guidato il progetto, un ammasso di ferraglia. Figuriamoci l’ipotetica trasposizione (a spese di chi, oltretutto?) del disegnino (bruttino, ispirato ad una estetica vagamente simbolista e tardo-ottocentesca) in un colossale cenotafio (monumento sepolcrale che non contiene i resti di coloro in memoria dei quali è eretto) che dovrebbe ingombrare quella degradata passeggiata a mare che è infine, invece, in corso di risanamento e riqualificazione.
A giudicare dal disegnino (ma non è nemmeno giusto farlo; occorrerebbe almeno una maquette, riproduzione tridimensionale in formato ridotto), ha ragione il direttore Ferrari a parlare di estetica cimiteriale: starebbe bene a San Brunone, non come elemento di arredo urbano, e fortemente impattante, in una delle strade più significative e panoramiche della città tutt’intera.
E questo senza necessità di esagerare in improbabili incensamenti; e senza comparare la tragedia dei bambini (e non solo bambini) morti per inquinamento con la scomparsa per vecchiaia del cane Max e con la proposta, estemporanea anch’essa (ma almeno limitata nei volumi), di erigere una statua in sua memoria.
Confrontarsi sul luogo più adatto per innalzare un qualsiasi monumento, e dibattere se affidarsi all’astrattismo o al figurativo, può e deve coinvolgere l’intera comunità; ma dopo aver fatto esprimere valutazioni agli esperti. Altrimenti il disegnino ve lo faccio io: anche, per esempio, per erigere (e sarebbe ora) un monumento ad Archita.
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