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Il caso
26 Settembre 2024 - 13:11
Il monumento che si vorrebbe dedicare alle vittime dell’inquinamento
Sul dibattito aperto dal nostro giornale a proposito dell'opera che l'associazione "Genitori tarantini" vorrebbe dedicare alle vittime dell'inquinamento, ospitiamo l'intervento di Aldo Perrone, operatore culturale e presidente del Gruppo Taranto.
Una meritoria associazione tarantina (che difende Taranto dagli inquinamenti) ha proposto al Comune di porre a via Garibaldi un monumento ai giovani caduti per cause ambientali. Ha mostrato e indicato il progetto del monumento. Immediatamente il Comune, all’unanimità del Consiglio, ha accolto la proposta.
Una pessima idea. Non si sa chi è l’autore e, more solito, in quest’ambito, è sempre un regalo alla città, la stessa che non fece il monumento di Franchina per Paisiello (un capolavoro dell’arte contemporanea, che era stato scelto tra molti grandi artisti da una giuria prestigiosissima).
Un monumento per le vittime - giovani - dell’inquinamento è giusto, ma non si mette negli spazi pubblici di una città quello che vogliono Aldo Perrone e suo cugino.
Gli amministratori pubblici dovrebbero comprendere che gli spazi pubblici vanno onorati con opere d’arte di valore, scelte attraverso una trafila che comprenda un gruppo di veri esperti d’arte.
Giulio Carlo Argan lo insegnò attraverso tutti i maggiori giornali italiani: neppure un sindaco può decidere di mettere nella città un monumento, sua sponte; neppure se il sindaco si chiama Argan (in realtà tutto questo avvenne dopo uno scambio di lettere fra Argan ed il suo amico tarantino Antonio Rizzo, e dopo un incontro in Campidoglio, fra il sindaco, Rizzo, e chi scrive questa nota).
Ed Argan aveva precisato che “il sindaco, per dovere istituzionale, chiunque sia, in materia di arte, si deve considerare ignorante”. Il suo dovere è nominare una commissione di alto profilo di esperti d’arte.
Un concetto di alta civiltà amministrativa che purtroppo dalle nostre parti non è praticato da sempre.
La nostra Taranto infatti è una paccottiglia di “monumenti” di nessun valore. Rifilati spesso da ditte, alcune napoletane, che ne costruiscono in serie e li inviano a chi … desidera il monumento “d’arte”: come i cavallucci marini che abbelliscono (?) piazza Bettolo; e come la vecchia Piazza Fontana di fine Ottocento (identica - per esempio - ce n’è una nella cittadina di Atessa, in provincia di Chieti).
A questa roba “artistica” (non citiamo la celeberrima Cinzella né i due famosi carabinieri!) si aggiungono i vari regali. Principe dei quali è il Monumento al Marinaio, regalato dall’ammiraglio Angelo Iachino. Quasi sempre, come in questo caso, sistemato nel luogo indicato dal donatore.
Che l’autore del manufatto sia il tal dei tali, sempre grande artista per convinzione del donatore, come nel caso del conte Vittorio de Cubertaldo, appare del tutto naturale.
La grande anima di Antonio Rizzo - l’unica personalità di altissima cultura che Taranto ha avuto la fortuna di avere, che costruì il Premio Taranto 1949-52, e il Premio per il Monumento a Paisiello (1955) e portò a Taranto il Nobel Quasimodo per completare le traduzioni da Leonida di Taranto (1968) – decise di intervenire. Inviò al quotidiano il Corriere del Giorno un intervento nel quale dichiarò che l’autore del Monumento era uno scultore “noto soprattutto alle rubriche telefoniche”.
Fra i meriti di questo scultore, ricordo io, soprattutto la mostra itinerante del 1942 degli “artisti-soldati”; che, in piena guerra nazi-fascista, diffusero i loro valori (di artisti o di soldati?) in Europa, con una mostra itinerante.
Aggiunse ancora Rizzo che il toponimo più tarantino in assoluto “Corso ai due mari” era tale perché si vedevano in quella via entrambi i mari: mar Piccolo e mar Grande. Postare quel … monumento in quel luogo era (ed è) un’offesa a quell’illustre toponimo. Ma tant’è, non ci fu nulla da fare.
In tutta fretta il monumento fu messo su (e probabilmente senza neppure i regolari consensi burocratici). Ma all’ammiraglio Iachino - noto per aver procurato all’Italia nel 1941 il disastro di Capo Matapan, che distrusse in un sol colpo una gran parte della flotta italiana in guerra - nel 1974 democratico il Comune non volle dire di no.
Nella richiesta di pochi giorni fa, questa volta, con il Monumento ai giovani scomparsi per malattie da inquinamento, la velocità del consenso del Comune di Taranto (all’unanimità del Consiglio comunale!) è stata da centometristi. La considerazione che gli spazi pubblici sono dei luoghi di fatto sacri, da rispettare con le giuste modalità, ancor più nel caso di opere d’arte, c’è da pensare che sarà acquisita, nella Città dei due mari, solo nel Tremila.
Aldo Perrone
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