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Taranto

"Nuovo carico di greggio diretto a Israele, la città non resti complice”

Il sindacato Usb denuncia l’arrivo nel porto della nave Seasalvia e annuncia un presidio di protesta per giovedì 30 ottobre davanti alla Prefettura. Chiesto un incontro urgente al Prefetto per fermare le operazioni di carico

La mobilitazione Usb al porto di Taranto

La mobilitazione Usb al porto di Taranto - archivio

TARANTO - La nave Seasalvia è tornata nel porto di Taranto e con essa si riaccende la protesta dell’Usb, che parla di “nuovo carico di morte”. Il sindacato accusa la compagnia Eni di voler completare un’operazione di carico di greggio destinato, con ogni probabilità, “alle forze di occupazione israeliane”.

Secondo l’Usb, l’arrivo della nave coincide con la ripresa dei bombardamenti nella Striscia di Gaza, dopo la fine della tregua tra Israele e Hamas. “Nelle stesse ore in cui lo Stato israeliano torna a colpire civili inermi – si legge nella nota – si tenta di far partire dal porto di Taranto un carico di greggio che alimenterebbe la macchina bellica di Tel Aviv”.

Il sindacato ricorda che un episodio analogo era già avvenuto un mese fa, quando cittadini e lavoratori avevano dato vita a blocchi e manifestazioni di protesta per impedire l’imbarco del petrolio. “Allora come oggi – afferma l’Usb – il silenzio delle istituzioni lasciò ai cittadini la responsabilità di difendere la dignità della città di Taranto, che non vuole essere complice del massacro del popolo palestinese”.

Nella nota diffusa alla stampa, l’organizzazione sindacale dichiara di aver chiesto un incontro urgente al Prefetto di Taranto, ma di essere pronta a mobilitarsi di nuovo per impedire che la città diventi “un ingranaggio dell’economia di guerra che arricchisce pochi e affama i popoli”.

Per ribadire la propria posizione, l’Usb ha annunciato un presidio davanti alla Prefettura di Taranto, in programma giovedì 30 ottobre alle ore 10, durante il quale saranno richieste azioni concrete per bloccare le operazioni portuali legate al carico della nave.

“Taranto – conclude l’Usb – non può diventare base logistica di interessi che sostengono la distruzione della Palestina. La città ha già pagato troppo in termini ambientali e sociali: oggi deve scegliere da che parte stare”.

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