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Il caso

L'alieno

La conferenza di Melucci e Campbell a Palazzo di Città: i dubbi invece di essere fugati sono aumentati, mentre sull'acquisizione del Taranto pende la ghigliottina della Figc

Mark Campbell

Mark Campbell

Doveva essere il giorno del felice debutto ufficiale in città. È stato invece un incubo. Quella del 21 ottobre sarà una data che probabilmente resterà impressa a lungo nella memoria di Mark Campbell, atterrato a Taranto con il proclamato obiettivo di restituire lucentezza ai colori rossoblù e ora risucchiato in un vortice di diffidenza dal quale non sarà semplice venir fuori. Galeotta fu la conferenza stampa a Palazzo di Città. L’improvvido «chiariremo tutto» ha finito, al contrario, per risolversi in una esplosione di dubbi e scetticismo. Campbell si è visto catapultato dai boccali di birra e dai selfie di qualche sera fa al clima rovente del Salone degli Specchi. Nell’intervallo tra i brindisi con i tifosi e l’appuntamento tanto atteso nella Casa Comunale si sono infatti insinuate le informazioni e le visure camerali che hanno avvolto di una nube carica di incertezze la missione di questo singolare personaggio spuntato quasi dal nulla. Nella conferenza a Palazzo di Città, Mark Campbell è apparso come un alieno atterrato su un pianeta a lui del tutto sconosciuto. Una conferenza preparata malissimo che si è subito dipanata in una trama da teatro dell’assurdo: altro che «good morning Taranto!». Smarrito l’accattivante sorriso sfoderato nel primo impatto con i tifosi, Campbell si è presentato con il volto tiratissimo e una raffica di risposte evasive. Chi avrebbe dovuto facilitarlo in un approccio empatico ed amichevole con la città, ha invece preferito mostrare una spocchiosa ruvidezza anche verso chi poneva domande, con i tifosi che non l’hanno presa affatto bene. Insomma, un atteggiamento opposto a quel che sarebbe stato necessario, al punto che lo stesso Campbell, senza alcun bisogno di sommarie traduzioni, ha intuito la piega e invitato tutti alla calma. Più saggio lui di chi avrebbe dovuto essere saggio.

Un disastro, dunque. Che ha peggiorato una situazione già scricchiolante di suo. Un capolavoro di superficialità, inettitudine e protervia. Tanto da richiedere un più rassicurante supplemento televisivo per provare a rendere meno spigoloso l’esordio tarantino di Mr. Campbell. E lì sono spuntate altre informazioni, secondo cui nel finora non entusiasmante pedigree calcistico di Campbell ci sarebbe attualmente la proprietà di un club della serie B cipriota e di un altro della quarta serie spagnola. Non proprio il massimo per chi è stato quasi costretto a lanciarsi nella spericolata promessa della Serie A.

E così, mentre i tifosi tra mugugni pensierosi e infuocati dibattiti nell’arena dei social continuano a chiedersi quanto pesi il portafoglio di Campbell, se i fantomatici bonifici abbiano finalmente attraversato l’oceano, chi siano i suoi ancor più misteriosi soci (dal pakistano all’indiano) e quale sia il vero obiettivo di questa nebulosa operazione, c’è un elemento che rischia di mettere fine a questa commedia: i paletti imposti dalla Federazione Italiana Giuoco Calcio su acquisizioni e cessioni di partecipazioni societarie. In particolare, l’articolo 20 bis delle Norme sull’Ordinamento Interno Federale richiede precisi requisiti di onorabilità e solidità finanziaria. La Apex di Campbell sarà in grado di uscire con la testa sul collo da questa autentica ghigliottina?

Intanto, benvenuto a Taranto Mr. Campbell. Anzi, welcome.

 

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