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Acciaierie d'Italia, ecco il decreto "salva indotto"

L'iniziativa del governo. Il Pd: «Fumo negli occhi»

Acciaierie d'Italia, la marcia di protesta dell'indotto - foto di Francesco Manfuso

Acciaierie d'Italia, la marcia di protesta dell'indotto - foto di Francesco Manfuso

Un decreto legge a favore dell'indotto ex Ilva: è l'iniziativa del governo, per provare a superare una situazione che vede le imprese dell'appalto siderurgico in grandi difficoltà e con serissime preoccupazioni per il futuro. A quanto si è appreso, il decreto verterebbe su una serie di misure per salvare i creditori coinvolti, compreso un intervento sui tassi di interesse, e delle tutele per i crediti vantati dalle imprese dell’indotto con la previsione dell’integrazione salariale per i lavoratori finiti in cassa integrazione. Nei giorni scorsi, con una imponente manifestazione, la variegata galassia dell'indotto aveva fatto sentire la propria voce. Il nuovo decreto si applica in caso di ammissione all’amministrazione straordinaria delle imprese che gestiscono siti produttivi strategici: di fatto, la condizione che si prepara per Acciaierie d'Italia.

Iaia (FdI): «Ascoltato il grido delle imprese»

"Una risposta immediata e concreta alle imprese dell’indotto il cui grido di allarme non è rimasto inascoltato e che ha trovato una pronta risposta" dice, da Fratelli d'Italia, l'on. Dario Iaia. "Il giorno dopo l’audizione in commissione al Senato di tutte le parti sociali interessate dalla crisi dell’Ex Ilva, il Governo presieduto da Giorgia Meloni, a differenza dei Governi guidati dal Partito Democratico, dimostra reale attenzione alle questioni dell’economia tarantina ed approva un importante decreto nel Consiglio dei Ministri odierno a tutela delle imprese dell’indotto. In questi mesi i ministri competenti Urso, Fitto, Calderone e Giorgetti hanno svolto un lavoro encomiabile che ha condotto al risultato di oggi".

Dario Iaia

Iaia sottolinea come "il provvedimento prevede diverse misure in favore delle piccole e medie imprese che incontrano difficoltà di accesso al credito a causa dell’aggravamento della posizione debitoria di imprese committenti che gestiscono almeno uno stabilimento industriale di interesse strategico nazionale ammesso alla procedura di amministrazione straordinaria. L’operazione salva-creditori prevede il coinvolgimento di Sace e di Mediocredito Centrale. Quest’ultimo acquisirà i crediti certificati a condizione di mercato e Sace offrirà la copertura assicurativa. Su queste operazioni finanziarie potrà essere richiesto dalle imprese un contributo a fondo perduto finalizzato ad abbattere il tasso di interesse applicato.
Il decreto prevede, inoltre, la prededucibilità dei crediti delle aziende ove riferiti a prestazioni di beni e di servizi, anche di autotrasporto, strumentali a consentire la funzionalità produttiva degli impianti. Ulteriori misure di integrazione salariale sono previste anche nei confronti dei lavoratori dipendenti di imprese private che sospendono o riducono l’attività lavorativa in conseguenza della sospensione o riduzione dell’attività lavorativa di imprese di interesse strategico nazionale".

Pagano (Pd): «Non può bastare»

Ubaldo Pagano

Critica la posizione del centrosinistra: “Se davvero il prossimo decreto per l’ex Ilva dovesse limitarsi ad ampliare l’accesso al fondo di garanzia, ci troveremmo di fronte all’ennesimo tentativo del Governo di gettare fumo negli occhi su una questione che è ben più complessa” dice Ubaldo Pagano, deputato pugliese del Partito Democratico. “Alle imprese dell’indotto va assicurato il saldo dei crediti che vantano nei confronti di Acciaierie d’Italia e  non di certo forme di finanziamento che, per quanto agevolate, contribuiscono solo a farle indebitare ulteriormente. Anche la norma sulla prededucibilità dei crediti rischia di essere completamente inutile, visto che parliamo di una azienda che non ha alcun patrimonio da liquidare. Insomma, ancora una volta si promette qualcosa e si garantisce l’opposto! Il Governo si svegli prima di mandare in bancarotta l’economia di un intero territorio. Noi saremo responsabili ed al fianco di chi dimostrerà di avere un’idea chiara di uscita dalla crisi.”

Confindustria scrive ad Urso

Salvatore Toma

Il decreto già approvato su “Disposizioni urgenti a tutela dell’indotto delle grandi imprese in stato di insolvenza ammesse alla procedura di amministrazione straordinaria” «oltre a costituire una “traduzione normativa” assai restrittiva delle misure già annunciate, risulta purtroppo del tutto insufficiente sul piano degli strumenti di sostegno di cui tutte le imprese dell’indotto potranno usufruire, una volta decretata l’amministrazione straordinaria». Così Confindustria Taranto in una lettera al ministro delle Imprese e Made in Italy, Adolfo Urso«E’ sulla base di questa evidenza che torniamo a chiederle con urgenza l’adozione di un intervento straordinario del Governo che vada a ristorare totalmente la platea delle imprese creditrici – piccole, medie e grandi - attraverso operazioni di cessione pro soluto del credito garantite dal Medio Credito Centrale o da  Sace prima che si avvii la procedura di amministrazione straordinaria. Riteniamo infatti che questa sia l’unica strada percorribile, sia per sottrarre le aziende ad un default praticamente inevitabile, sia perché parliamo di risorse che, una volta stanziate, andrebbero a evitare il ricorso a ulteriori interventi onerosi per le casse dello Stato».

Aigi "in contatto con l' esecutivo"

In una nota il presidente di Aigi Taranto, Fabio Greco, si è detto "in stretto contatto in queste ore con il Governo" e  "fiducioso che saranno accolte le osservazioni illustrate dall'associazione che raggruppa e tutela la maggior parte delle aziende dell'indotto siderurgico nel corso dell'audizione in Commissione Industria del Senato".

Cgil: "Decreto inadeguato"

“Il Decreto approvato oggi dal Consiglio dei ministri, lungi dal tutelare l’indotto dell’ex-Ilva, non garantisce né l’occupazione, né gli ammortizzatori sociali, né la continuità produttiva ed esclude dalle misure previste per la salvaguardia occupazionale le lavoratrici e i lavoratori occupati negli appalti di servizi”. Così il segretario confederale della Cgil Pino Gesmundo. "Consideriamo del tutto inadeguata la copertura prevista per i dipendenti dell'indotto e degli appalti”, dichiara il dirigente sindacale.

Intanto, come riportato da Teleborsa, è previsto per venerdì 2 febbraio l'inizio dell'ispezione dei commissari di Ilva in amministrazione straordinaria, nello stabilimento tarantino. Era stato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, a sollecitare un intervento di Invitalia e degli stessi commissari, al fine di garantire la continuità produttiva.
Di fronte al rischio di blocco totale e al rallentamento delle forniture e delle attività degli altiforni, secondo fonti interne "i commissari di Ilva hanno richiesto ad Acciaierie d’Italia aggiornamenti urgenti circa lo stato di funzionamento degli impianti degli stabilimenti, le iniziative in corso di svolgimento e la necessità di una loro visita ispettiva".

Emiliano non molla la decarbonizzazione

Michele Emiliano si è collegato in videoconferenza con l’audizione informale della Commissione Industria e Agricoltura del Senato, per l’esame del ddl n. 986 di conversione in legge del decreto-legge n. 4 del 18 gennaio 2024, recante “Disposizioni urgenti in materia di amministrazione straordinaria delle imprese di carattere strategico”. «L’iniziativa legislativa di cui si discute – le parole del governatore – non può prescindere dalla definizione di un Piano Industriale di Acciaierie d’Italia che contempli non solo l’operatività e la sostenibilità economico-finanziaria dell’azienda, ma anche il piano concreto di decarbonizzazione, con indicazione dei tempi e delle fonti finanziarie necessarie. Nonostante le richieste formulate da tutte le parti coinvolte, compresa la Regione Puglia mediante precedenti note e audizioni, questo Piano Industriale non è noto. Il tutto avrebbe dovuto far parte di un Accordo di programma più volte annunciato dal ministro Urso, ma di cui ad oggi non abbiamo notizia».

Michele Emiliano

«In secondo luogo, non è chiaro quale sarà il punto d’approdo dell’Amministrazione straordinaria. Si vuole costituire una Newco a maggioranza statale – e secondo noi sarebbe la strada migliore, che darebbe più garanzie anche rispetto al processo di decarbonizzazione – oppure si intende costituire una Newco con maggioranza nelle mani di soggetti privati?». Il presidente ha inoltre ribadito che «le risorse stanziate dal governo appaiono insufficienti e, pertanto, appare opportuno che l’azienda chiarisca, e quindi anche il socio pubblico, non solo a quanto ammonta esattamente l’attuale debitoria ma anche la situazione del conto economico/flussi di incassi relativi ai prossimi anni, con una integrazione di dati riferita alle imprese dell’indotto».

E replicando al senatore Bergesio in riferimento alle istanze ambientaliste che richiedono la chiusura dell’ex Ilva, il presidente della Regione Puglia ha osservato che «non solo gli ambientalisti, ma un enorme numero di cittadini, direi la quasi totalità dei cittadini, avrebbe preferito che l’Ilva non fosse mai esistita a Taranto. Taranto, da sessant’anni, sopporta per conto dell’intero paese un sacrificio che ha provocato centinaia e centinaia di morti per incidenti sul lavoro, ma anche a causa di malattie respiratorie, cardiocircolatorie, tumori e così via. Onestamente, la Regione Puglia non si pone in questa visione, che è una visione che deve essere nella coscienza del legislatore e del governo. La fabbrica ha carattere strategico, viene gestita direttamente dal governo della Repubblica Italiana e nel momento in cui il governo decide che la fabbrica deve funzionare, noi ci dobbiamo preoccupare, oltre che di dire la nostra sulla dannosità estrema di questa fabbrica nel corso degli anni, anche di fare tutto il possibile per attutire questa pericolosità. Resta il fatto che se il governo decidesse di chiudere la fabbrica, certamente noi non ci opporremmo».

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