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rubrica poetica
13 Novembre 2025 - 06:00
La rubrica settimanale "controVerso" è dedicata alla poesia. Nasce per dare spazio alla vostra fantasia e ai vostri versi ispirati dalla quotidianità o dai vostri stati d'animo. Si è deciso di raccogliere in questa pagina le più belle poesie che di volta in volta vorrete inviare.
Chi fosse interessato a vedere un proprio componimento poetico pubblicato sul quotidiano Buonasera in edizione cartacea, digitale e online nella apposita sezione, dovrà:
Ogni settimana tre poesie, tra quelle più significative, saranno scelte, recensite e pubblicate nella rubrica "controVerso" sull'edizione digitale del giovedì e visibili online dalle ore 8:00.
Altre, invece, verranno selezionate e pubblicate esclusivamente online come "Poesia del Giorno" sul sito web di Buonasera24.it e sui canali social.
Le tre poesie pubblicate giovedì 13 novembre 2025 sono:
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E la luna rideva impassibile
nel freddo che ha agito le foglie.
La nebbia arrivata dall'oltre
e la luna guardava ingestibile
il miracolo a compiersi vigile
nella danza di bombe già instabile.
E la luna a far tremare le smorfie
dei soldati vigilanti di morte.
Il trucco si è sciolto sul viso
e la luna piangeva le lacrime
per la maschera dal dipinto sorriso.
L'uomo sconvolto s'è rigirato
e la luna restava impossibile
sul palcoscenico in cima alla fronte.
Alle fronde son caduti i capelli
e la luna sognava insensibile
tutti i suoi fottuti ricordi.
Clown del brandello di sorte,
la luna diamante indicibile
nel gentile scandalo a parte
della notte insolvente regnante.
di HELEN ESTHER NEVOLA da Torino
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Recensione
La poesia di Helen Esther Nevola è un viaggio visionario e inquieto, dove la luna diventa spettatrice silenziosa e giudice impassibile dell’orrore umano. Il tono è duro, quasi teatrale, e trasforma il cielo in palcoscenico di una tragedia collettiva. Il verso “E la luna rideva impassibile nel freddo che ha agito le foglie” apre con una scena gelida e distaccata, in cui la natura osserva senza pietà la follia dell’uomo. Le immagini si susseguono con ritmo frammentato e incalzante – la nebbia, le bombe, i soldati, la maschera che si scioglie – creando un contrasto continuo tra la luce e la violenza della guerra. Il linguaggio, volutamente spigoloso e provocatorio, restituisce il caos di un mondo che ha perso il senso del proprio volto. La luna, qui, non consola: ride, piange, resta “impossibile”, figura ambigua che riflette la disumanità di chi guarda e non interviene. È una poesia forte e visiva, che racconta l’assurdità della guerra e la distanza emotiva del nostro tempo, lasciando nel lettore un senso di smarrimento e amara consapevolezza.
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Verrà la notte
e si fermerà la musica...
si cancelleranno i giorni vissuti
e tutto sarà stato inutile.
Vorrei andare
incontro alla notte
col tuo sapore
sulle mie labbra
con il tuo sguardo
sui miei occhi...
accompagnami
fin quando avrò respiro
poi tutto sarà un tacere
un sovrapporsi
di buio al buio...
troverai tracce di me ovunque,
ma non sarò io
io sarò altrove
lontanissima
perduta dimenticata
– per sempre –
di ILARIA COLANGELI da Carsoli (AQ)
Recensione
La poesia è un commiato sussurrato, un dialogo con la notte che diventa simbolo della fine e del ricordo. L’autrice affronta il tema del distacco con parole semplici e profonde, trasformando la paura in un gesto d’amore. Il verso “accompagnami fin quando avrò respiro” racchiude la richiesta più umana e universale: non essere soli davanti al silenzio dell’ultimo istante. L’atmosfera è intima, quasi sospesa, dove ogni immagine – la musica che si ferma, il buio che si sovrappone al buio – restituisce la delicatezza di un addio. Lo stile è essenziale ma carico di emozione, fatto di pause e sussurri che sembrano seguire il ritmo del respiro. Ilaria Colangeli costruisce un testo che parla di perdita senza disperazione, trovando nella dolcezza la forma più alta del congedo. La chiusa, “io sarò altrove, lontanissima, perduta, dimenticata – per sempre –”, lascia una scia di malinconia e pace, come una promessa che sopravvive al tempo. È una poesia che guarda la morte con occhi umani, affidando all’amore il compito di durare, silenzioso, oltre la fine.
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Occhi,
come finestre spalancate sul mondo
Guardo
L'olezzo della sporcizia che sale penetra dentro
Respiro contro corrente
Catene
Si sciolgono nella notte
L'oscurità dissolve i contrasti
La cella è vuota
Ma ritorno
Quattro ossa le mura
Paure, pregiudizi
In esilio dal nulla che mi circonda
Aspetto
di CHIARA COMELLI da Milano
Recensione
La poesia si muove tra buio e luce, prigionia e rinascita, restituendo la tensione di un’anima che cerca di liberarsi dai propri limiti. Il linguaggio è diretto, essenziale, fatto di immagini brevi e taglienti come fenditure nel silenzio. Chiara Comelli costruisce un testo che sembra scritto dal respiro, con pause che diventano parte integrante del senso. Il verso “Catene si sciolgono nella notte” segna il momento della trasformazione, quando l’ombra smette di essere solo assenza e diventa possibilità. Le “finestre spalancate sul mondo” e la “cella vuota” si rispondono come simboli opposti della stessa condizione: il desiderio di libertà e la consapevolezza della propria solitudine. Lo stile asciutto e sospeso dona al componimento una forza interiore che cresce verso la chiusa, “Aspetto”, parola che racchiude speranza, attesa e resistenza. È una poesia che parla con voce nuda, senza ornamenti, di chi attraversa il buio per ritrovare se stesso, accettando che solo nel contrasto tra luce e ombra si può davvero comprendere la propria essenza. In questa tensione si cela la verità più profonda del testo: la libertà non è assenza di catene, ma coraggio di guardare dentro la propria oscurità e restare in ascolto, accogliendo la fragilità come principio di rinascita.
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