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rubrica poetica
06 Novembre 2025 - 06:01
La rubrica settimanale "controVerso" è dedicata alla poesia. Nasce per dare spazio alla vostra fantasia e ai vostri versi ispirati dalla quotidianità o dai vostri stati d'animo. Si è deciso di raccogliere in questa pagina le più belle poesie che di volta in volta vorrete inviare.
Chi fosse interessato a vedere un proprio componimento poetico pubblicato sul quotidiano Buonasera in edizione cartacea, digitale e online nella apposita sezione, dovrà:
Ogni settimana tre poesie, tra quelle più significative, saranno scelte, recensite e pubblicate nella rubrica "controVerso" sull'edizione digitale del giovedì e visibili online dalle ore 8:00.
Altre, invece, verranno selezionate e pubblicate esclusivamente online come "Poesia del Giorno" sul sito web di Buonasera24.it e sui canali social.
Le tre poesie pubblicate giovedì 6 novembre 2025 sono:
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Intima necessità,
attenzione empatica,
la gentilezza fa bene all’anima:
riscalda la solitudine.
Si accoccola in un angolo,
germoglia...
il silenzio si fa musica.
Come nel cuore gentile
si annida l’amore
che scioglie le lacrime,
così un gesto gentile
è il primo passo del cammino.
Come il papavero
si apre stropicciato,
gioisce nel sole, diviene onda,
così la cura dell’anima.
di CECILIA BOLZANI da Ferrara
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Recensione
La poesia è un delicato invito alla gentilezza e alla calma interiore. Nei suoi versi, la voce di Cecilia Bolzani racconta come anche un piccolo gesto possa scaldare la solitudine e trasformare il silenzio in qualcosa di vivo. Nel passo “si accoccola in un angolo, germoglia... il silenzio si fa musica” il silenzio diventa segno di rinascita, una forza che cresce piano e porta serenità. Le immagini sono chiare e dolci: il cuore gentile, il papavero che si apre, la luce che scioglie le lacrime. Tutto nel testo parla di delicatezza e di ascolto, di un modo di vivere più attento e umano. Lo stile è semplice e scorrevole, fatto di parole quotidiane ma piene di calore. L’emozione che rimane è quella di una pace leggera, di un silenzio che non fa paura perché sa trasformarsi in musica e in tenerezza. In Il silenzio si fa musica la poesia diventa un gesto gentile, una carezza che ricorda quanto la bontà e l’ascolto possano ancora dare senso alla vita di tutti i giorni, restituendo fiducia nella bellezza delle cose semplici e nel potere dei piccoli gesti che sanno far fiorire il cuore.
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La prospettiva è cambiata,
ti guardo dal basso degli anni
che ancora mancano,
mentre tu mi affianchi come simulacro
della potenza e della vita che fluiscono.
Ci incontriamo guardandoci dritti negli occhi
per divergere in punti opposti:
Non più il padre e suo figlio,
ma il figlio e suo padre,
quindici e cinquantadue,
due numeri che si incontrano
e contano il tempo che ci rimane.
Prima che io vada non lasciarmi,
ho interi silenzi che vorrei raccontarti.
di SALVO PAZ da Bitonto (BA)
Recensione
La poesia è un dialogo tenero e struggente tra padre e figlio, un incontro di sguardi che diventa riflessione sul tempo e sull’amore che unisce le generazioni. Nei versi di Salvo Paz la distanza tra i due si misura non solo negli anni, ma nella consapevolezza che la vita scorre in direzioni opposte, eppure parallele. Il verso “Non più il padre e suo figlio, ma il figlio e suo padre” segna il cuore del testo, ribaltando i ruoli e restituendo con semplicità la verità del crescere e del lasciarsi andare. Lo stile è limpido, sincero, costruito su frasi brevi che contengono un mondo di emozioni taciute. La poesia alterna dolcezza e malinconia, cercando un punto d’incontro tra ciò che è stato e ciò che resta. L’immagine dei “quindici e cinquantadue” anni diventa simbolo perfetto di questa distanza affettiva che non separa, ma unisce nella memoria e nella cura. Il tono è intimo, familiare, ma mai patetico: la voce poetica si affida al silenzio, a quei pensieri che non riescono a farsi parola. La chiusa, “ho interi silenzi che vorrei raccontarti”, è un colpo lieve e profondo, il desiderio di comunicare oltre i limiti del linguaggio, dove solo l’amore può farsi ascolto. In Vorrei raccontarti la poesia diventa un abbraccio tra passato e futuro, una preghiera laica che ricorda quanto il legame tra un padre e un figlio non conosca davvero fine, ma si rinnovi nel desiderio di capirsi ancora, anche nel silenzio.
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A te, alle cose belle
ai sorrisi stupidi
che sanno di vita.
A me, all’angoscia
diventata un tumulto
seduto sulla gola.
Alla mano che trema,
all’essere morti
mentre si respira.
Ad oggi che non è più ieri,
agli attacchi di poesia acuti,
ai settenari morsi.
A te che sei anche quando
credi di non essere più.
A chi si è sentito escluso,
deluso, maltrattato.
Oltre il varco di tutti noi
la luna esplode e tace,
i pensieri svegliano
i misteri della notte
e il vento si addormenta.
di CARINA SPURIO da Teramo
Recensione
La poesia è una dedica intensa e affettuosa, un dialogo con la Luna ma anche con se stessi e con chi porta dentro ferite e speranze. Nei versi di Carina Spurio si alternano momenti di luce e ombra, dolore e tenerezza, in un linguaggio semplice e diretto. Il verso “A te che sei anche quando credi di non essere più” racchiude il cuore del testo, un messaggio di presenza e resistenza che parla a chi si sente smarrito. Le immagini, come “la luna che esplode e tace” o “il vento che si addormenta”, donano al componimento un tono sognante e malinconico. Lo stile, libero e spontaneo, fa pensare a un pensiero che si scrive da solo, guidato dall’emozione e dalla sincerità. L’atmosfera finale è di quieta accettazione: la luna diventa simbolo di vita che continua, di silenzio che consola e di speranza che si rinnova. Alla Luna è una poesia che abbraccia chi legge, come un gesto di comprensione e tenerezza per chi, pur ferito, trova ancora la forza di credere nella bellezza e nel domani, lasciando un senso di pace che resta anche dopo l’ultima parola.
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