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CONTROVERSO

Poesia del Giorno

"I fantasmi di Cutro" di Gianluca Rubino

Poesia del Giorno

"Poesia del Giorno" è un'estensione della rubrica settimanale "controVerso" dedicata alla poesia. Nasce per dare spazio alla vostra fantasia e ai vostri versi ispirati dalla quotidianità o dai vostri stati d'animo. Si è quindi deciso di pubblicare, in questo appuntamento giornaliero, le più belle poesie che vorrete inviare.

Chi fosse interessato a vedere un proprio componimento poetico pubblicato nella apposita sezione sul sito web Buonasera24.it e sui canali social della testata, dovrà:

  1. Seguire le pagine dei profili social di Buonasera: su Facebook e Instagram;
  2. Inviare una mail a controverso2019@gmail.com con il proprio nome, cognome, luogo di residenza e dichiarando nel testo della mail la paternità dell'opera. La poesia non dovrà superare i 30 versi.

Ogni giorno alle ore 9.00 una poesia, tra quelle più significative, sarà scelta, pubblicata e recensita, esclusivamente online, in questa rubrica. 

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La Poesia del Giorno, di martedì 4 novembre 2025, è:

    I FANTASMI DI CUTRO

    di GIANLUCA RUBINO da Vibo Valentia

    un Crocifisso
    fa da Sentinella
    a un rosario piegato
    su un bagnasciuga isolato

    tra i resti di un Barcone
    che amaro Consola
    anime già affaticate
    Nomi senza confine

    Storie di terre lontane
    portate dal mare
    al Soffio del vento
    di antichi Dolori

    Liberi dai tempi passati
    si fanno Cuore vicini
    tra chi cerca silente la Pace
    ma arriva Sottile alla morte

       

    Recensione


    È una poesia che si fa preghiera, memoria e denuncia. I fantasmi di Cutro nasce dall’urgenza di dare voce a chi non può più parlare: le vittime del mare, i migranti che hanno cercato una vita migliore e hanno trovato la morte tra le onde. Gianluca Rubino affronta il tema con delicatezza e rispetto, evitando il patetico e scegliendo invece un tono sobrio, quasi liturgico, dove ogni parola pesa come una pietra di silenzio.


    I versi si aprono con un’immagine potente – “un Crocifisso / fa da Sentinella / a un rosario piegato / su un bagnasciuga isolato” – che fonde sacro e terreno, fede e tragedia. Il crocifisso e il rosario diventano simboli di pietà universale, presenze che vegliano su resti di vite spezzate. È una scena che parla senza alzare la voce, lasciando che il dolore emerga da sé, nel ritmo lento e misurato dei versi.


    Il linguaggio è essenziale, fatto di parole brevi, di pause, di maiuscole che trasformano i concetti in figure: “Barcone”, “Consola”, “Dolori”, “Cuore”, “Pace”. Ogni lettera maiuscola sembra una fiammella accesa in mezzo al buio, un modo per restituire dignità e riconoscimento a chi è stato dimenticato. “Nomi senza confine” – scrive il poeta – e in quell’espressione c’è l’intera tragedia contemporanea: identità cancellate, esistenze ridotte a numeri, ma ancora vive nel ricordo di chi resta.


    La seconda parte si muove come una preghiera collettiva: “Liberi dai tempi passati / si fanno Cuore vicini / tra chi cerca silente la Pace”. È la riconciliazione possibile, quella che unisce i vivi ai morti, il dolore alla compassione.


    Il finale – “ma arriva Sottile alla morte” – chiude la poesia con una lama dolce e spietata insieme. La morte non è gridata, ma sussurrata: arriva “sottile”, come una carezza gelida, come il soffio del vento che attraversa il mare e continua a raccontare ciò che l’uomo dovrebbe ricordare.


    Una poesia civile e umana, dove la pietà diventa forma e la memoria si fa preghiera. Un testo che non giudica, ma accompagna: nel silenzio, nella luce tremante di un crocifisso sulla sabbia, là dove il mare ha custodito il dolore del mondo.

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