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rubrica poetica

Controverso

Le poesie scelte sono di Silvano Ciccotelli, Rosa Costantino e Ivan Tudisco

controVerso

La rubrica settimanale "controVerso" è dedicata alla poesia. Nasce per dare spazio alla vostra fantasia e ai vostri versi ispirati dalla quotidianità o dai vostri stati d'animo. Si è deciso di raccogliere in questa pagina le più belle poesie che di volta in volta vorrete inviare. 

Chi fosse interessato a vedere un proprio componimento poetico pubblicato sul quotidiano Buonasera in edizione cartacea, digitale e online nella apposita sezione, dovrà:

  1. Seguire le pagine dei profili social di Buonasera24: su Facebook e Instagram;
  2. Inviare una mail a controverso2019@gmail.com con il proprio nome, cognome, luogo di residenza e dichiarando nel testo della mail la paternità dell'opera. La poesia non dovrà superare i 20 versi.

Ogni settimana tre poesie, tra quelle più significative, saranno scelte, recensite e pubblicate nella rubrica "controVerso" sull'edizione digitale del giovedì e visibili online dalle ore 8:00.

Altre, invece, verranno selezionate e pubblicate esclusivamente online come "Poesia del Giorno" sul sito web di Buonasera24.it e sui canali social. 

Le tre poesie pubblicate giovedì 30 ottobre 2025 sono:

  • Un regalo di Silvano Ciccotelli da Biassono (MB);
  • Scarabocchio strofe di Rosa Costantino da Bari;
  • Tra le parole che non ho mai scritto di Ivan Tudisco da Napoli.

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UN REGALO

Saranno solo gocce di profumo
disperse in mari di sensualità
ove annega nostalgica l'età
e naufragano i sogni ch'allumo.
Anche con solo un modesto consumo,
sublima pura femminilità
e senza vedere nella realtà
d'un angelo la presenza desumo.
Stringi tra le dita sottili l'ampolla,
vaporizza nell'aria particelle
fragranti essenze di muschi e licheni.
Mentr'io invidio quell'ignara stilla
baciare dolcemente la tua pelle
e scorrere maliziosa tra i seni.

di SILVANO CICCOTELLI da Biassono (MB)

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Recensione



La poesia si muove con grazia nel territorio dell’eros raffinato, dove il desiderio si intreccia alla sensualità del profumo e della memoria. Silvano Ciccotelli sceglie un linguaggio classico, musicale, costruito su rime eleganti e un ritmo controllato che richiama la poesia d’amore della tradizione italiana. Il verso “saranno solo gocce di profumo disperse in mari di sensualità” apre un immaginario sensuale ma mai esplicito, in cui l’olfatto diventa ponte tra corpo e sentimento. Le immagini sono nitide e armoniose: l’ampolla tra le dita, le particelle fragranti nell’aria, la stilla che sfiora la pelle. Ogni dettaglio contribuisce a creare un’atmosfera intima e sognante, dove l’amore è contemplazione più che possesso. Lo stile, misurato e curato, restituisce il piacere della forma e della parola, conferendo alla scena un tono di eleganza antica e di raffinata malinconia. L’emozione che attraversa i versi è quella di un desiderio dolce, rispettoso, che si esprime nella distanza e nell’attesa. La chiusa, “baciare dolcemente la tua pelle e scorrere maliziosa tra i seni”, sigilla il testo con una sensualità lieve e malinconica, che non scandalizza ma commuove. È una poesia che parla del corpo attraverso il linguaggio del profumo, trasformando l’amore in gesto, immagine e respiro, in un piccolo rituale di bellezza e nostalgia che unisce purezza e passione.


   

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SCARABOCCHIO STROFE

Scarabocchio di notte
strofe di vita,
scivola sul foglio la mia penna.
Tra le pagine dell’anima
cerco pensieri sepolti
nella polvere del tempo.
Germogliano versi dal silenzio.
Scarabocchio nell’ombra
pensieri in fuga,
emozioni mute
su pagine cieche.
Solo il silenzio
interpreta parole stracciate
che non hanno il coraggio
di ricomporsi nell’ombra.

di ROSA COSTANTINO da BARI

Recensione


In questi versi Rosa Costantino racconta la scrittura come un atto fragile e necessario, un dialogo silenzioso con se stessa e con il tempo. L’immagine iniziale, “Scarabocchio di notte strofe di vita”, rivela subito la dimensione intima del testo, dove la penna diventa strumento di ricerca e di liberazione. La poesia si muove tra luce e ombra, tra il desiderio di esprimere e la difficoltà di farlo: i “pensieri sepolti nella polvere del tempo” sono le tracce di un passato che ancora cerca voce. Lo stile è semplice e diretto, ma carico di sfumature emotive. Il ritmo, fatto di pause e riprese, segue il respiro interiore di chi scrive per sopravvivere alle proprie ombre. L’autrice trasforma la parola in gesto, il foglio in luogo di resistenza e verità. L’emozione dominante è la malinconia quieta, quella che nasce dal bisogno di scrivere anche quando non si trovano le parole giuste. Nella chiusa, “Solo il silenzio interpreta parole stracciate che non hanno il coraggio di ricomporsi nell’ombra”, il silenzio diventa protagonista: è lui a dare senso a ciò che resta sospeso, a ciò che non può essere detto ma continua a vivere. È una poesia che parla di scrittura, ma in fondo racconta la condizione umana: il tentativo di ricomporre se stessi, anche quando si ha paura di guardarsi interamente.


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TRA LE PAROLE CHE NON HO MAI SCRITTO

Tra le parole che non ho mai scritto,
addio amore;
si piegano nel vento d’alga che bussava alla mia porta,
coi tuoi capelli raccolti sul capo sudato,
e il sesso fiorito,
che ondeggiava,
addio,
come un colpo d’aria sulla bassa marea,
amore,
e dibattevi le mani che lasciavi cadere,
raccolte, erano mie più che tue,
e andavi dove più non ti vedevo,
coi tuoi capelli raccolti sul capo sudato
e il sesso fiorito,
addio,
ripetevo cercandoti di bocca in bocca
amore,
nel vento di passione c’ora più non ti tocca.

di IVAN TUDISCO da Napoli

Recensione


La poesia è un addio sospeso tra corpo e memoria, dove l’amore perduto continua a vivere nel ritmo delle parole non dette. Il tono è intenso, carnale, ma attraversato da una dolcezza struggente che rende la perdita quasi sacra. Il verso “Tra le parole che non ho mai scritto, addio amore” apre un mondo di intimità e rimpianto, dove ogni immagine è un frammento di ricordo che il tempo non ha cancellato. Ivan Tudisco costruisce un linguaggio fluido, sensuale, che scorre come un flusso di coscienza in cui la lingua si fa corpo, e il corpo diventa parola. La ripetizione dei gesti e delle immagini – i capelli raccolti, la pelle sudata, il sesso fiorito – diventa un modo per trattenere l’assenza e riscrivere ciò che non si può più vivere. L’emozione dominante è la nostalgia viva, pulsante, che cerca ancora il contatto attraverso la memoria dei sensi. La chiusa, “nel vento di passione c’ora più non ti tocca”, suggella la distanza con la delicatezza di un soffio. È una poesia che parla della fine come di un atto di fedeltà, dove le parole mai scritte diventano l’unico modo possibile per continuare ad amare.

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