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La legge 104 si rinnova dopo 33 anni, arriva la legge 106

Nuove tutele per chi assiste persone con disabilità: ampliati i benefici, coinvolti anche gli autonomi e previsto un fondo da 207 milioni

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Una riforma che guarda al futuro dell’inclusione: più tutele per famiglie, lavoratori e persone con disabilità

La legge 104 si rinnova dopo 33 anni, il Parlamento infatti dà il via libera alla legge 106 del 2025 che amplia le tutele per i familiari che assistono persone affette da disabilità. Il pilastro normativo della 104 del 1992 non scompare ma viene ampliato dall’introduzione di nuove agevolazioni che riflettono in particolare il cambiamento della società italiana e del mondo del lavoro.

Le novità riguardano permessi retribuiti aggiuntivi, congedi straordinari non retribuiti e l’estensione delle tutele anche ai lavoratori autonomi, storicamente esclusi da ogni forma di sostegno. Parallelamente la Legge di Bilancio 2025 ha introdotto modifiche sostanziali alle detrazioni fiscali per i figli affetti da disabilità, abolendo i limiti di età, e la Manovra prevede l’istituzione di un fondo dedicato ai caregiver da oltre 207 milioni di euro l’anno a partire dal 2027.

Il Governo, incentivato dai dati ISTAT, ha deciso di dare impulso a una riforma tanto attesa, considerando che in Italia ci sono oltre 7 milioni di caregiver familiari, in prevalenza donne, e che la soglia di occupazione delle persone diversamente abili è pari al 32,5%.

La prima delle novità riguarda l’ampliamento dei permessi retribuiti per le cure mediche. A partire dal 1° gennaio 2026, i lavoratori dipendenti affetti da patologie oncologiche, invalidanti o croniche, potranno godere di 10 ore aggiuntive l’anno di permesso oltre ai tre giorni mensili già previsti dalla normativa vigente. La disposizione si applica anche ai genitori di figli minorenni con invalidità certificata pari o superiore al 74%. Le ore supplementari, destinate a visite mediche, esami diagnostici, trattamenti terapeutici e medici, si sommano ai benefici già esistenti e operano sia per il settore pubblico che per quello privato, garantendo copertura contributiva piena. Un aiuto concreto che tende a favorire la conciliazione tra lavoro e assistenza familiare.

La seconda novità riguarda l’introduzione del congedo straordinario fino a 24 mesi per i lavoratori con disabilità grave o malattie invalidanti. La misura consente la conservazione del posto di lavoro ma non prevede una retribuzione accessoria o di base. La norma è prevista nel caso di disabilità o malattia personale e si affianca a quella esistente che riguarda i genitori di figli disabili.

Il congedo è fruibile continuativamente o in modo frazionato e decorre dopo l’esaurimento di altri periodi di assenza già eventualmente riconosciuti dai contratti collettivi di lavoro. Al termine dei 24 mesi, chi ha fruito dell’agevolazione sarà privilegiato nell’accesso alle forme di lavoro agile per un rientro graduale. Sul tema l’INPS ha precisato che durante il congedo non maturano ferie, tredicesime o ratei di TFR. Sono conservati solo i periodi di anzianità contributiva. L’assenza di un sostegno economico tuttavia rappresenta una soglia critica a vantaggio sostanzialmente di nuclei familiari meglio strutturati economicamente. Per gli altri, fruire dell’agevolazione sarà complesso.

Terzo elemento di riforma, sostanziale, riguarda i lavoratori autonomi ed i soggetti in possesso di partita IVA. Queste categorie, storicamente fuori dai benefici della legge 104, rientreranno nel sistema di tutele, sebbene in forma ridotta. I professionisti infatti, se affetti da malattie oncologiche o invalidanti, potranno sospendere la propria attività per un massimo di 300 giorni, conservando la posizione previdenziale e contributiva. È paradossalmente un passo importante per coloro i quali erano costretti a chiudere una posizione fiscale in caso di malattia grave. In questa maniera potranno sospendere, per circa un anno, la propria attività, con benefici fiscali, conservando la copertura contributiva presso i propri enti di riferimento. Non è previsto un sostegno economico, che invece è regolato autonomamente dalle casse di previdenza. Quindi le casse di previdenza privatistica che ne prevedono uno, provvederanno ad aiutare i propri iscritti. Negli altri casi ciò non è previsto. Resta aperto il tema di coloro i quali sono iscritti alla Gestione Separata INPS, per i quali l’assistenza è fornita dallo Stato secondo le regole proprie dell’INPS.

Tema importantissimo e finale riguarda la condizione dei caregiver e delle detrazioni fiscali per i familiari a carico.
Dal primo gennaio 2025 la detrazione per i figli a carico di età superiore ai 21 anni ma inferiore ai 30, ammonterà a 950 euro. Per i figli con disabilità accertata ai sensi dell’articolo 3 della legge 104 del 1992, la detrazione sarà di 950 euro senza limiti di età. Secondo la circolare dell’Agenzia delle Entrate 4/E del 2025, la detrazione compete anche ai figli affiliati e ai figli del coniuge deceduto, conviventi con il contribuente. Una misura che costituisce un piccolo sostegno.

Di portata maggiore è invece l’istituzione del fondo specifico per i caregiver familiari, destinato al finanziamento di iniziative di legge a sostegno del ruolo di cura e assistenza. Il fondo parte con una dotazione minima nel 2026 di 1,15 milioni di euro e sarà completamente finanziato nel 2027 con 207 milioni di euro.
Sarà il ministero competente a introdurre interventi legislativi precisi per l’utilizzo delle risorse. Il 2026 sarà inoltre l’anno in cui si introdurrà anche la normativa per l’assistenza domiciliare organizzata
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*Dottore Commercialista - Revisore Legale

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