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CONTROVERSO

Poesia del Giorno

"Senza te" di Raffaele Liguoro

Poesia del Giorno

"Poesia del Giorno" è un'estensione della rubrica settimanale "controVerso" dedicata alla poesia. Nasce per dare spazio alla vostra fantasia e ai vostri versi ispirati dalla quotidianità o dai vostri stati d'animo. Si è quindi deciso di pubblicare, in questo appuntamento giornaliero, le più belle poesie che vorrete inviare.

Chi fosse interessato a vedere un proprio componimento poetico pubblicato nella apposita sezione sul sito web Buonasera24.it e sui canali social della testata, dovrà:

  1. Seguire le pagine dei profili social di Buonasera: su Facebook e Instagram;
  2. Inviare una mail a controverso2019@gmail.com con il proprio nome, cognome, luogo di residenza e dichiarando nel testo della mail la paternità dell'opera. La poesia non dovrà superare i 30 versi.

Ogni giorno alle ore 9.00 una poesia, tra quelle più significative, sarà scelta, pubblicata e recensita, esclusivamente online, in questa rubrica. 

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La Poesia del Giorno, di mercoledì 29 ottobre 2025, è:

    SENZA TE

    di RAFFAELE LIGUORO da Napoli

    Silenzio, astuto paradosso,
    fratello dell’eterno,
    coetaneo dell’infinito,
    tu che ami gli animali e i cosiddetti umani
    e proteggi soprattutto i ladri,
    tu che sei un’arpa d’argento accordata da Dio
    che risvegli l’orecchio del Profeta,
    tu che eri vivo ancor prima che si accendesse
    l’idea della creazione.
    Silenzio d’ombra,
    che copri abissi di luce,
    che sei nei fondali, nei luoghi che furono e mai più,
    saranno,
    negli spazi dell’Universo fecondi,
    nel microcosmo che affonda in noi;
    in te si aggrappa l’esistenza,
    più di una lumaca sulla pietra,
    e lascia madreperla che illumina il nulla.
    Tu che dichiari guerra a te stesso,
    Cicerone di cobalto che scagli invettive contro l’anima,
    Cicerone delle aurore primordiali che trovi al conflitto il senso,
    Mida della parola, Beethoven del suono spento,
    essere in continua evoluzione:
    dimmi perché,
    quando più amo,
    quando più soffro,
    tanto più non riesco
    a dire ciò che sento
    senza te.

       

    Recensione


    “Senza te” è una meditazione poetica sul silenzio, inteso come soglia fra umano e divino, presenza e assenza, parola e ineffabilità. Raffaele Liguoro costruisce un testo di grande forza visionaria, in cui il silenzio diventa figura viva, compagna e antagonista, principio originario che precede ogni suono.


    Fin dai primi versi – “Silenzio, astuto paradosso, / fratello dell’eterno, / coetaneo dell’infinito” – il tono si fa alto e solenne. Il poeta si rivolge al silenzio come a un’entità cosmica, depositaria di verità antiche e misteriose. La lingua è limpida ma densa, e le immagini, potenti e imprevedibili, trasportano il lettore in una dimensione sospesa, dove il tempo sembra immobile e lo spazio si riempie di attesa.


    Il silenzio diventa strumento di conoscenza, luogo dove l’esistenza si misura con il limite. “In te si aggrappa l’esistenza / più di una lumaca sulla pietra” – scrive l'autore – e in questo verso si concentra la tensione vitale dell’intero testo: l’essere umano che resiste, fragile ma tenace, pur immerso nell’abisso dell’incomprensibile.


    Il linguaggio alterna la gravità del simbolo alla delicatezza del suono. Le metafore di “Cicerone di cobalto”, “Mida della parola”, “Beethoven del suono spento” restituiscono un’immagine del silenzio non come vuoto, ma come energia creativa, forza che trasforma e plasma. Il ritmo, incalzante e circolare, richiama la forma di una preghiera laica, fatta di invocazioni e pause meditative.


    Nel finale, la voce si fa confessione: “dimmi perché / quando più amo, / quando più soffro, / tanto più non riesco / a dire ciò che sento / senza te.” È qui che la poesia tocca la sua verità più profonda – la parola nasce dal dolore, ma il dolore stesso la rende impossibile.


    Con "Senza te", Raffaele Liguoro firma una poesia alta, consapevole e dolente, dove il silenzio non è negazione ma strumento di rivelazione: ciò che resta quando ogni parola si arrende, e l’anima, finalmente nuda, trova la propria voce nel tacere.

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