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rubrica poetica
23 Ottobre 2025 - 06:00
La rubrica settimanale "controVerso" è dedicata alla poesia. Nasce per dare spazio alla vostra fantasia e ai vostri versi ispirati dalla quotidianità o dai vostri stati d'animo. Si è deciso di raccogliere in questa pagina le più belle poesie che di volta in volta vorrete inviare.
Chi fosse interessato a vedere un proprio componimento poetico pubblicato sul quotidiano Buonasera in edizione cartacea, digitale e online nella apposita sezione, dovrà:
Ogni settimana tre poesie, tra quelle più significative, saranno scelte, recensite e pubblicate nella rubrica "controVerso" sull'edizione digitale del giovedì e visibili online dalle ore 8:00.
Altre, invece, verranno selezionate e pubblicate esclusivamente online come "Poesia del Giorno" sul sito web di Buonasera24.it e sui canali social.
Le tre poesie pubblicate giovedì 16 ottobre 2025 sono:
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Manca il tempo a tutti,
persino ai sogni
che ci hanno giurato fedeltà da ragazzi.
I propositi dormono quieti
in stanze che non apriamo più,
tra fogli ingialliti
e parole rimaste a metà.
Non sia il rimpianto
a darci memoria,
ma la gratitudine,
per quell’unico gesto
che ha saputo compiersi intero,
come un fiore
nato per caso tra le pietre.
E se tanto è sfuggito,
lasciamolo andare con dolcezza:
la vita non chiede
di mantenere ogni promessa,
ma di ricordare, almeno una volta,
perché l’abbiamo fatta.
di MAURIZIO CORTESE da Verona
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Recensione
La poesia di Maurizio Cortese è una riflessione pacata e profonda sul tempo e sul senso del compimento. Con uno stile limpido e misurato, l’autore racconta la distanza tra ciò che avevamo promesso a noi stessi e ciò che siamo riusciti a realizzare. Il verso “Manca il tempo a tutti, persino ai sogni che ci hanno giurato fedeltà da ragazzi” introduce con dolce malinconia il tema del tempo che fugge e dei desideri rimasti in sospeso. L’immagine delle “stanze che non apriamo più” diventa simbolo della memoria e delle occasioni dimenticate, ma senza alcuna nota di amarezza. L’emozione dominante è la gratitudine, che si oppone al rimpianto e illumina ciò che resta, anche quando gran parte della vita sembra essere sfuggita. La chiusa, “la vita non chiede di mantenere ogni promessa, ma di ricordare, almeno una volta, perché l’abbiamo fatta”, regala al testo una saggezza mite, una verità che consola senza illudere. È una poesia che non piange il tempo perduto ma lo accoglie, trasformandolo in consapevolezza e in invito a vivere con semplicità e gratitudine.
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Ho sognato il dolore
degli ultimi
salire la montagna
Una processione di tristezza sporca
a cercare lavoro in alta quota
Ma gliel'hanno detto che lassù
c'è solo roccia e ghiaccio sciolto?
e come si fa ad andar su vestiti così?
Nei bar illuminati i bianchi
seduti coi loro cappuccini tiepidi
leggono giornali senza pagine
Maria Pia Latorre da Bari
di MARIA PIA LATORRE da BARI
Recensione
La poesia di Maria Pia Latorre colpisce per la sua immediatezza e per la forza delle immagini che raccontano un dolore collettivo, attuale e concreto. In pochi versi l’autrice costruisce una scena di grande impatto visivo: “una processione di tristezza sporca” che sale verso una vetta irraggiungibile, simbolo di chi cerca lavoro, speranza e dignità in un mondo che non guarda. Il tono è asciutto, quasi cronachistico, ma attraversato da una pietà profonda che si fa sguardo partecipe. Il verso “Ma gliel’hanno detto che lassù c’è solo roccia e ghiaccio sciolto?” racchiude tutta l’amarezza di un sogno spezzato e la consapevolezza di una realtà senza risposte. L’opposizione tra gli “ultimi” che arrancano e i “bianchi” seduti nei bar illuminati è potente e amara: due mondi separati che si sfiorano senza mai incontrarsi. Lo stile, diretto e privo di orpelli, restituisce la verità di una voce che non cerca compassione, ma giustizia. L’emozione dominante è una malinconia indignata, fatta di sguardi e di silenzi, che mette a nudo le disuguaglianze e il vuoto morale della società. La chiusa, con “i bianchi che leggono giornali senza pagine”, è un’immagine folgorante: descrive un’umanità distratta, prigioniera della propria indifferenza. È una poesia civile e necessaria, che invita a non voltarsi dall’altra parte, ricordando che i sogni degli ultimi parlano anche di noi e del mondo che lasciamo andare.
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Spogliarmi
delle scorie del passato
delle ombre
del ricordo che brucia
dei dolori
causati e subiti
dell'alone di mestizia
delle ansie
delle paure.
del buio interiore
delle false certezze
delle bugie
dei silenzi
che gridano
delle attese
disattese...
e vestirmi di te
in un abbraccio
di vita!
di ROSARIO NAPOLI da Anzio (RM)
Recensione
La poesia di Rosario Napoli è un atto di liberazione e rinascita, un invito a lasciare andare ciò che pesa per ritrovare la luce attraverso l’amore. I versi, brevi e scanditi, costruiscono una sorta di confessione intima in cui il poeta elenca tutto ciò che desidera lasciarsi alle spalle: paure, dolori, bugie, silenzi che gridano. L’anafora di “Spogliarmi” dà ritmo e forza al testo, trasformando la fragilità in coraggio. L’autore non cerca la perfezione, ma la verità che nasce dal togliere, dal liberarsi di ciò che soffoca l’anima. Il linguaggio è semplice, diretto, ma denso di emozione: ogni parola pesa, ogni pausa diventa respiro. Il verso “e vestirmi di te in un abbraccio di vita” segna il punto di svolta, dove la nudità interiore si fa apertura all’altro e alla speranza. L’amore, qui, non è fuga ma guarigione: un modo per ritrovare sé stessi attraverso la presenza di chi sa accogliere. L’emozione dominante è la fiducia, quella che nasce dopo aver attraversato il dolore e aver deciso di non restarvi prigionieri. È una poesia che parla di perdita ma anche di rinascita, di come spogliarsi delle ombre possa diventare un gesto di vita e un ritorno alla semplicità dell’amore che salva.
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