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29 Agosto 2024 - 06:15
Le incognite sulla siderurgia
"Sull'acciaio mondiale si sta scatenando una tempesta perfetta: l’onda lunga della crisi immobiliare cinese»" A scriverlo, nei giorni scorsi, è stato Il Giornale, anche nell’edizione disponibile online.
"Se l’economia globale è appesa alle prossime mosse della Fed, la siderurgia vive - dagli Stati Uniti al Vecchio Continente - una fase molto difficile. Negli Usa la domanda di acciaio depressa dalla crisi immobiliare del Dragone ha schiacciato i prezzi del minerale di ferro al livello più basso degli ultimi due anni, crollando di oltre un terzo da gennaio. Questo ha cancellato complessivamente circa 100 miliardi di dollari di capitalizzazione per i 4 grandi gruppi minerari quotati: Bhp, Rio Tinto, Vale e Fortescue. Secondo i dati di Argus, il minerale di ferro destinato alla consegna a Qingdao (Cina) è sceso a 92,2 dollari per tonnellata, il livello più basso da novembre 2022, peraltro sotto la soglia chiave di 100 dollari oltre la quale la produzione ad alto costo inizia a diventare non redditizia".
Il mercato siderurgico teme una nuova crisi
Così il quotidiano diretto da Alessandro Sallusti, che riporta anche una dichiarazione rilasciata al Financial Times da Vivek Dhar, direttore della ricerca mineraria ed energetica presso la Commonwealth Bank: «I mercati sono giustamente preoccupati che i prezzi del minerale di ferro possano mantenersi al di sotto dei 100 dollari per tonnellata nel breve termine». Hu Wangming, presidente di Baowu Steel, il più grande produttore di acciaio al mondo, ha inoltre avvertito che il settore è in crisi, scrive ancora Il Giornale, e vivrà un inverno «più lungo e più difficile» rispetto alle recessioni del 2008 e del 2015. “A farne le spese è anche il Vecchio Continente usato da Pechino come valvola di sfogo” si legge nell’articolo di Sofia Fraschini.
“Nella prima metà del 2024, i produttori di acciaio cinesi hanno aumentato significativamente le esportazioni (+24% rispetto ai 53,4 milioni di tonnellate del periodo gennaio-giugno 2023) per trovare uno sbocco ai prodotti rimasti invenduti per la bassa domanda interna. Secondo l’analisi di Gmk Center, è solo l’inizio: le spedizioni cinesi di acciaio all’estero cresceranno almeno di un altro 27%, superando il record di 110 milioni di tonnellate registrato nel 2015. Un problema per i prezzi che, di conseguenza, sono in calo. Nel frattempo i prodotti cinesi stanno entrando nel mercato dell’Unione in grandi volumi, aggirando le quote e le restrizioni esistenti attraverso Egitto, India, Giappone e Vietnam. E le indagini antidumping, pur in aumento, potrebbero non bastare: nel 2024 sono state finora 14 contro le cinque dell’anno prima. Ma questo numero è ancora basso rispetto ai 39 casi del 2015 e del 2016, periodo in cui fu istituito il Forum globale sulla capacità in eccesso dell’acciaio (Gfsec) in un contesto di forte aumento delle esportazioni cinesi. Lo scorso agosto la Commissione europea ha poi annunciato l’avvio di un’indagine antidumping sulle importazioni di alcuni tipi di prodotti siderurgici laminati a caldo provenienti da Egitto, India, Giappone e Vietnam. Ma il tempo - scrive ancora Fraschini - stringe e il mercato europeo dell’acciaio è già zavorrato dall’inflazione persistente, dalle tensioni geopolitiche e dalla crisi manifatturiera. Secondo l’ultimo Economic and Steel Market Outlook di Eurofer, l’associazione europea dell’industria dell’acciaio, dopo un crollo (-3,1%) nel primo trimestre del 2024, il rimbalzo inizialmente previsto per l’intero anno è stato rivisto al ribasso (a +1,4% da +3,2%)”.
A Taranto, intanto, si aspetta di capire quale sarà il futuro dell'ex Ilva.
«Al rientro dal periodo feriale l'auspicio è quello di riprendere al più presto l'interlocuzione con il governo e con l'azienda per quella che sarà la cessione sul bando di vendita del gruppo ex Ilva, oggi Acciaierie d'Italia. L'ultima interlocuzione ha dato importantissimi risultati dal punto di vista della tutela dei lavoratori in cassa integrazione con un ottimo accordo, che ne tutela il salario e le condizioni dello stare nell'ammortizzatore sociale. E' il momento di discutere, però, di come dovrà essere ceduto il gruppo»: A parlare è il segretario nazionale della Fim Cisl, Valerio D'Alò.
Valerio D'Alò
«Per noi» spiega il leader dei metalmeccanici della Cisl «resta prioritario che si parli di un "unico blocco", che non si proceda cioè a una "vendita-spezzatino", e che quindi si possa garantire la piena occupabilità di tutto il gruppo in tutti i siti ma anche soprattutto quali saranno, da parte dei nuovi investitori, i progetti industriali per il rilancio degli impianti, il rientro dei lavoratori della cassa integrazione, e quali sono gli obiettivi dal punto di vista ambientale e del ciclo produttivo».
Questo mentre oltre ai trecentoventi milioni di euro dell’ormai famoso prestito ponte, disponibili dopo il disco verde ricevuto dall’Unione Europea, nelle casse di Acciaierie d’Italia potrebbe arrivare un’altra iniezione di liquidità, soldi freschi di cui l’azienda ora in amministrazione straordinaria ha bisogno per provare a dare attuazione al piano di rilancio annunciato nelle scorse settimane dai commissari. Le indiscrezioni riportate dalla stampa nazionale parlano di ulteriori 250 milioni di euro in arrivo dagli Stati Uniti, per la precisione dalle banche americane Morgan Stanley e Bank of America.
«La gestione commissariale è vicinissima a chiudere con un pool di istituti internazionali un accordo per aprire una nuova linea di credito, come detto, da 250 milioni» scrive Il Messaggero. «L’intesa dovrebbe essere annunciata tra settembre e ottobre. Nei mesi scorsi era circolata la notizia che la richiesta arrivata da Taranto fosse intorno ai 200 milioni. L’ampliamento del prestito - fanno notare gli esperti del settore - dimostrerebbe soprattutto che cresce la fiducia intorno al piano di rilancio lanciato dai tre commissari. A guidare il pool di banche, come detto, ci dovrebbero essere i colossi americani Morgan Stanley e Bank of America. Non è esclusa la presenza di istituti italiani, a quanto pare cauti sul dossier dopo i costosi interventi con le gestioni precedenti di Ilva. Il prestito avrebbe come sottostante la garanzia del magazzino dell’acciaieria».
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