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La crisi del Siderurgico
18 Gennaio 2024 - 06:10
Lavoratori Ilva - foto di repertorio
«Sull’ex Ilva di Taranto noi ci stiamo impegnando al massimo per fare chiarezza perchè per fare l’acciaio green servono tanti investimenti. Quindi, abbiamo bisogno di partner che insieme a noi facciano investimenti importanti: è il momento della chiarezza». Sono le parole del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, in merito al delicatissimo momento vissuto dallo stabilimento siderurgico ionico. Il titolare del Mef ha spiegato che «in questo momento c’è un partner che ancora non ha chiarito la sua posizione», vale a dire ArcelorMittal, ma «ci sono molti interessati a produrre a Taranto, che è il più grande insediamento produttivo di acciaio europeo. Noi vogliamo partner che condividano questa grande ambizione di produrre acciaio in Italia, però in modo ambientalmente compatibile».
Il nome che gira, non è un mistero, è quello di Arvedi.
Giancarlo Giorgetti
Ad ogni buon conto, la strada imboccata dall’esecutivo pare condurre ad una nuova procedura di amministrazione straordinaria, quindi ad un commissariamento-bis dopo quanto già vissuto nel 2015. Un passaggio tutt’altro che facile, e visto in maniera assolutamente negativa dalle imprese dell’indotto, come spiegato anche dal deputato del Partito Democratico ed ex ministro del Lavoro, Andrea Orlando, conversando con i giornalisti alla Camera: «La soluzione scelta dal Governo per rimediare al troppo tempo perso sull’ex Ilva, oltre a non dare certezze sulla continuità produttiva, apre una serie di interrogativi sul futuro dell’azienda e colpisce le aziende dell’indotto. Il primo effetto dell’amministrazione straordinaria sarà una stretta creditizia che puo’ soffocare, infatti, l’indotto determinando ulteriori problemi per le imprese e i lavoratori di quelle realtà, con l’impoverimento produttivo di alcune aree del Paese. A questo punto occorre uno strumento di salvaguardia per l’indotto che non puo’ essere lasciato al proprio destino. Da subito va costituito uno strumento per contenere gli effetti negativi di questa scelta e offrire le necessarie garanzie creditizie». Solidarietà all'indotto è stata espressa anche dal deputato pugliese dei dem, Ubaldo Pagano.
Intanto, l’esecutivo ha confermato la convocazione dei sindacati per oggi, giovedì 18 gennaio alle ore 15 a Palazzo Chigi. Come scrive Teleborsa, citando un’intervista del ministro del Lavoro Marina Calderone a La Stampa, «l’obiettivo del governo coincide con quello dei lavoratori e guarda all’interesse generale dell’economia, regionale e nazionale. Stiamo affrontando tutti gli aspetti, nessuno escluso. Sulla cassa integrazione siamo già intervenuti per assicurare la prosecuzione degli ammortizzatori sociali». Ma non si possono nascondere le difficoltà di questo frangente: «Lo scenario attuale impone nuove azioni a salvaguardia del bacino occupazionale. Dobbiamo tutelare tutti i lavoratori dell’Ilva in senso ampio, dallo stabilimento di Taranto fino alle altre unità produttive, non disperdendo il loro patrimonio di competenze. Come già annunciato, apriremo un tavolo con le associazioni sindacali e datoriali e presteremo attenzione a chi rappresenta l’indotto. Sono fiduciosa che si possano individuare le migliori soluzioni possibili, in un contesto oggettivamente estremamente delicato».
Dal sindacato, non nasconde le proprie preoccupazioni l’Ugl. «Lo strappo inevitabile tra Governo e Acciaierie d’Italia continua a mietere vittime, dovendo registrare che sono molteplici le aziende dell’indotto dell’ex Ilva alle quali non sono state prorogate le commesse oppure le stesse non hanno la cosiddetta “capienza”, ossia pur avendo ricevuto la proroga degli ordini, gli stessi non contengono disponibilità di liquidità con l’intento di indicare alle aziende di continuare a lavorare ma a costo zero» si legge in una nota congiunta di Ugl Chimici e Ugl Metalmeccanici di Taranto, per il tramite dei rispettivi segretari, Alessandro Calabrese ed Alessandro Dipino. «A ciò va aggiunto che la rottura della trattativa ha determinato la revoca, da parte di moltissime banche, delle linee di credito nei confronti dei fornitori di AdI, i quali non hanno più neanche la possibilità di utilizzare lo sconto delle fatture emesse ed ancora non onorate da parte di Acciaierie d’Italia» aggiungono Calabrese e Dipino, che proseguono: «Sono molteplici le aziende dell’indotto che hanno avviato ed avvieranno il ricorso alla Cassa Integrazione Straordinaria, nonostante un tentativo effettuato da parte della Direzione aziendale, nel cercare di rassicurare gli autotrasportatori che oramai da settimane bloccano il varco di ingresso dei mezzi pesanti, con la promessa del pagamento del credito scaduto allo scorso mese di agosto ma sul cui esito riteniamo dover essere estremamente prudenti».
Alessandro Calabrese ed Alessandro Dipino
«Inoltre», dichiara Calabrese, «nelle centrali termoelettriche site all’interno dello stabilimento, che ricordiamo essere strategiche, in quanto producono energia elettrica e vapore per soddisfare le richieste energetiche delle aree, non vi è personale sociale e le attività di manutenzione ordinaria sono terzializzate, con le conseguenze, in caso di mancata assegnazione di ordini, del maggior rischio derivante dalle fermate delle suddette centrali e l’inevitabile fermata degli Altoforni, con ripercussioni sull’ambiente e la sicurezza dell’intero sito». «Pertanto», dichiarano i segretari, «risulta necessario che nelle intenzioni del Governo vi sia una iniezione rapida di liquidità che salvaguardi tali aziende, con l’estensione degli ammortizzatori sociali sia alle aziende la cui forza lavoro sia inferiore alle 15 unità, sia emendando il Decreto Legge approvato nel Consiglio dei Ministri del 16 gennaio con l’estensione delle tutele anche per le grandi aziende, oltre che le piccole e medie, molte delle quali svolgono attività per la salvaguardia, la sicurezza e la manutenzione degli impianti, i cui mancati adempimenti avrebbero pesanti ripercussioni sugli aspetti legati alla tutela della salute e dell’ambiente», concludono i sindacalisti.
Da Usb, Francesco Rizzo e Sasha Colautti dell'Esecutivo Confederale chiedono «continuità rispetto a quanto detto nel vertice della scorsa settimana: allontanamento definitivo di Arcelormittal e garanzie per tutti i lavoratori, diretti, appalto e in Amministrazione Straordinaria. Sarebbe grave se le tutele previste non si rivolgessero anche alla totalità delle aziende in appalto ed il rischio è decretare una crisi irreversibile di tutto l’indotto. Il Governo risponda su questo e, più in generale, su cosa intende fare complessivamente, e se è previsto che venga sviluppato, in parallelo rispetto al piano industriale che riguarda anche la fabbrica tarantina, un progetto che guardi “oltre la fabbrica” capace di rivolgersi a Taranto, al suo territorio, e alla possibilità di siglare, dopo un confronto serio che metta insieme tutti gli attori principali del territorio, un credibile e lungimirante accordo di programma. Obiettivo: la messa in sicurezza di tutti i lavoratori, nessuno escluso, la soluzione al drammatico capitolo dell'impatto industriale sulla salute di lavoratori, primi esposti, e cittadini, ed un programma di ripresa economica per il territorio».
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Testata: Buonasera
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