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Il Siderurgico

«Sicurezza a rischio con tre altiforni»

La Fim Cisl scrive ad Acciaierie d'Italia

L'ex Ilva

L'ex Ilva

«Da mesi assistiamo a continue fermate improvvise, che mettono a serio rischio la salute e la sicurezza dei lavoratori e degli impianti. La gestione a tre altiforni risulta inadeguata poiché i materiali per sopperire alle esigenze di marcia degli impianti scarseggiano, o vengono adattati simili non conformi come le aste a forare che vengono tagliate e risaldate per recuperare i pezzi integri facendo perdere la conformità delle stesse aste; la massa a tappare che spesso risulta non idonea e quindi non conforme alle caratteristiche del materiale che dovrebbe essere utilizzato; la mancanza dei provini loppa e ghisa, le rigole vengono riparate in estrema esigenza poiché il materiale refrattario risulta insufficiente. Oltre a tali problematiche si aggiungono i locomotori che risultano insufficienti e alcuni di loro inefficienti. Inoltre, il continuo variare di materie prime non fa altro che destabilizzare i valori e i trend di marcia, facendo così scaturire eventi pericolosi da gestire come l’evento emissivo dell’Altoforno 4 verificatosi il 18 luglio 2023, ed altri in precedenza».

E’ quanto segnalato nella mattinata di ieri, 19 luglio, ad Acciaierie d’Italia da parte delle rsu della Fim Cisl, Ciro Matichecchia e Michele Bitella. I sindacalisti stigmatizzano «le continue fermate e ripartenze degli altiforni», perchè ad essere «a serio rischio» è «l’incolumità dei lavoratori, che sono costretti ad effettuare ripetute attività straordinarie a temperature insostenibili su impianti classificati ad alto rischio. Ad aggravare la situazione, ci sono seri problemi agli impianti di climatizzazione dei punti di refrigerio in Afo/1 ed Afo/2 nonostante il decreto legislativo 81/08 imponga al datore di lavoro di evitare situazioni di stress termico e garantire il benessere dei lavoratori». Per i rappresentanti della Fim Cisl «tale condizione, oramai insostenibile, viene esasperata dalla mancanza dei bus interni, che puntualmente abbandona i lavoratori alle fermate dopo aver espletato il loro turno di lavoro, facendoli cosi, rimanere altro tempo all’interno dello stabilimento e, addirittura, perdere i bus esterni per il loro rientro alle proprie abitazioni».

Il coordinatore di fabbrica della Usb, Enzo Mercurio, da parte sua evidenzia come «nello stabilimento ex Ilva di Taranto, si denunciano le difficoltà dei lavoratori, che man mano si sommano in un quadro di assoluta disperazione ormai noto a tutti. Basti pensare che, nonostante ci siano ritmi lentissimi a causa della marcia ridotta degli impianti ed un uso massiccio di cassa integrazione, i  pochi fortunati  chiamati in servizio non possono richiedere un giorno di ferie al di fuori della prenotazione di quelle estive, senza che venga trasformato in ore di cassa integrazione. Dunque, nonostante il diritto alle ferie, l’interesse aziendale nell’usare lo strumento dell’ammortizzatore sociale come bancomat prevale su tutto».

Per Mercurio «questo è il clima che si respira all’interno della fabbrica, una fabbrica che, ormai al tracollo, esige un vero piano industriale basato non solo sul rilancio di una produttività ecocompatibile, ma che non trascuri le esigenze immediate di manutenzioni ordinarie e straordinarie nel tempo transitorio. Solo nelle ultime ore l’Usb ha denunciato agli enti preposti, per l’ennesima volta, la mancanza di mezzi interni sia per il trasporto del personale come per i mezzi in dotazione, utili allo svolgimento delle attività lavorative e la mancata prevenzione sul microclima al Mof, Movimento ferroviario, delle spedizioni».

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