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Lavoro e ambiente

Ordinanza anti-benzene, il sindacato storce il naso

Ex Ilva, la richiesta a Urso: convocare le parti sociali

Lo stabilimento siderurgico

Lo stabilimento siderurgico

La maggioranza al Comune che si ricompatta, il sindacato che storce il naso. Se si vuole usare la sintesi, sono queste le reazioni all’ordinanza sui picchi di benzene firmata dal sindaco Rinaldo Melucci. Come è noto, la prima prescrizione dell’ordinanza “contingibile e urgente” voluta dal sindaco prevede che «Acciaierie d’Italia e Ilva in amministrazione straordinaria, ognuna per le proprie competenze e responsabilità, hanno 30 giorni di tempo per individuare gli impianti responsabili dell’aumento della concentrazione di benzene registrata dalle centraline atmosferiche». AdI e Ilva in as devono «individuare una soluzione tempestiva al problema» altrimenti «entro 60 giorni dall’ordinanza bisognerà procedere allo spegnimento degli impianti dell’area a caldo».

In un video, Melucci ha voluto ribadire il punto: «È importante intervenire per far rispettare la vita e gli interessi di questa comunità, ad opera di chi nella grande industria continua a non avere alcun riguardo per le regole. Asl Taranto e Arpa Puglia mandano dati puntuali che hanno fatto chiarezza sui picchi di benzene, che sono un problema per la salute delle persone, e noi vogliamo che questo problema sia risolto. Bisogna preservare soprattutto i più piccoli e le persone più fragili di questa città».

All’ordinanza, che ricalca l’analogo provvedimento del 2020, non sembra guardare con favore la Fiom Cgil. Per Roberto D’Andrea, coordinatore nazionale siderurgia, e Francesco Brigati, segretario generale Fiom Cgil di Taranto, «la vertenza ex Ilva assume maggiori criticità a seguito dell’ordinanza del sindaco Rinaldo Melucci», e dall’ordinanza stessa «si evince come in questi mesi ci siano state delle ricorrenti comunicazioni tra il sindaco, il ministero dell’Ambiente, l’Istituto superiore di sanità, gli assessorati alla Salute e all’Ambiente della Regione Puglia, l’Aress Puglia, l’Arpa e l’Asl Taranto che, di fatto, hanno escluso un confronto con gli Rls di stabilimento e con le Rsu negando agli stessi la possibilità di essere messi a conoscenza di quanto avveniva all’interno dello stabilimento siderurgico e di intervenire per la salvaguardia della salute dei lavoratori, che sono i primi esposti».

«Chiederemo l’accesso agli atti per valutare in modo più dettagliato quanto riportato nell’ordinanza sindacale e un incontro ai ministeri competenti» sottolineano D’Andrea e Brigati, per i quali «la vertenza ex Ilva rischia il collasso se non dovessero arrivare risposte immediate dai Ministeri competenti sul futuro ambientale e industriale, che necessitano di approfondimenti sulle prospettive future, ma soprattutto sulla attuale gestione dello stabilimento siderurgico di Taranto e del gruppo AdI».

Per la Fiom «la fase transitoria, in attesa dell’ingresso in maggioranza da parte di Invitalia nel capitale sociale di Acciaierie d’Italia, sta creando criticità soprattutto nella gestione degli impianti che, a causa dell’assenza di programmazione delle attività di manutenzione ordinaria e straordinaria, non garantiscono adeguati livelli produttivi né idonei standard ambientale. Inoltre, negli ultimi giorni stiamo riscontrando un aumento inspiegabile dei lavoratori collocati in cassa integrazione, molti dei quali afferenti alla manutenzione centrale e di produzione, che potrebbe mettere seriamente a rischio la sicurezza dei lavoratori e la salvaguardia degli impianti attualmente in marcia». La richiesta è al ministro Adolfo Urso affinchè «convochi le parti sociali».

Dal versante ambientalista, il presidente di Peacelink Alessandro Marescotti rileva come «L’ordinanza del sindaco di Taranto sul benzene giunge dopo una lunga e costante serie di segnalazioni di Peacelink sui picchi di benzene e sul trend in aumento nel quartiere Tamburi. Il lavoro di costante documentazione svolto da Peacelink sui social network è stato un esperimento unico in Italia di “citizen science” basato su tecnologie digitali. Ogni volta che aumentava il benzene partiva in automatico dal software Omniscope un tweet su Twitter per avvisare l’opinione pubblica e le autorità». Ora l’ordinanza «segna un punto di svolta che deve riportare al centro il tema della Valutazione del danno sanitario» e, dice Marescotti, occorre «renderne permanente l’effetto portando le evidenze tecnico-scientifiche di Asl e Arpa all’interno della nuova procedura di Aia, l’Autorizzazione integrata ambientale».

E la politica? Il primo effetto dell’ordinanza sembra quello di un “serrare le fila” della maggioranza. Stefania Fornaro, capogruppo di Con, arriva a definirla «un atto di amore del Sindaco nei confronti della nostra città». Il consigliere comunale di Europa Verde, Antonio Lenti, dice che la stessa ordinanza «porta anche la nostra firma» aggiungendo che «si contrappone e va in direzione opposta alla nuova richiesta di Aia da parte di Acciaierie d’Italia, che non prevede alcuna decarbonizzazione ma la continuità dell’attività produttiva a carbone ed il raddoppio della produzione grazie al riavvio dell’altoforno 5». Il Pd, tramite l’on. Ubaldo Pagano, il consigliere regionale Di Gregorio, l’assessore Mattia Giorno e la segretaria provinciale Filippetti si schiera al fianco del sindaco, che incassa pure l’ok dell’europarlamentare dei Verdi, Rosa D’Amato, che definisce il provvedimento «un segnale forte». Per il Movimento 5 Stelle «restano prioritari i temi della transizione ecologica e della tutela ambientale e sanitaria della nostra città».

Ma ad essere particolarmente significativa, alla luce di quanto registrato negli ultimi giorni dalle cronache politica, è la dichiarazione del consigliere regionale di Italia Viva, Massimiliano Stellato. «L’ordinanza sulle emissioni di benzene firmata dal sindaco di Taranto e le proposte  sull’Accordo di  Programma per l’ex Ilva, sono due iniziative apprezzabili». Sostiene Stellato: «L’ho detto in passato: Italia Viva sostiene il percorso dell’accordo di programma sull’ex Ilva e si augura possa andare avanti speditamente, sia per disegnare un modello di fabbrica più rispettoso dell’ambiente e tecnologicamente avanzato, sia per ripristinare un più corretto rapporto tra stabilimento siderurgico e territorio. Il ministro delle Imprese, nelle sue dichiarazioni, ha manifestato sostanziale apertura sull’accordo di programma».

Continua Stellato: «Lo schema di massima c’è, le idee e le finalità ci sono, le priorità sono state individuate, adesso si tratta di riempire l’accordo di contenuti, specificando, al tempo stesso, i livelli istituzionali che dovranno occuparsene, le loro responsabilità, il ruolo e il convolgimento delle parti sociali, le fasi transitorie e gli strumenti finanziari necessari.  Inserito in un più complessivo contesto che vede l’area di Taranto destinataria di importanti risorse come il Pnrr, il Contratto istituzionale di sviluppo e il Just Transition Fund, l’accordo di programma può e deve essere il passaggio per giungere ad una nuova, moderna e diversificata economia della città, alla tutela del lavoro ed alla creazione di nuove opportunità. L’accordo di programma deve servire a trasformare l’ex Ilva, non a chiuderla. Può traghettarla sulla strada del rilancio».

Per Stellato, «l’accordo deve allineare l’acciaieria di Taranto alle più avanzate e moderne siderurgie, ma anche tutelare meglio ambiente e salute. Che restano priorità, come dimostra l’ordinanza del sindaco di Taranto delle ultime ore sulle emissioni di benzene. A tal proposito ci auguriamo che le società interessate dall’ordinanza non prendano la solita strada dell’impugnazione al Tar, ma si aprano ad un confronto con le istituzioni della città e si attivino nell’individuare le fonti di tali emissioni in modo da intervenire adeguatamente». Per essere chiari: «Su questi punti, Italia Viva ed il sottoscritto non faranno mancare il loro sostegno».

La Fim Cisl: «Si acuiscono le frizioni»

«La decarbonizzazione e l’accordo di programma, a cui non siamo contrari a prescindere, per noi sono sullo sfondo. Li raggiungeremo se oggi aumentiamo la produzione e procediamo al rifacimento di Afo/5». Così Roberto Benaglia, segretario generale Fim Cisl, parlando nell’ambito del Consiglio generale della Fim Cisl Taranto-Brindisi, nella città adratica, in riferimento alla crisi dell’ex Ilva. «La madre di tutte le crisi» l’ha definita Benaglia, «il governo ha messo soldi ma non è cambiato nulla, non è bastato l’ultimo buon accordo che abbiamo sottoscritto, perchè l’azienda ha aumentato la cassa integrazione. Allora è necessario che da subito si cambi la gestione dello stabilimento».

«Invece di continuare a perseguire un percorso che dovrebbe portare a un piano industriale e ambientale continuiamo a inseguire queste ordinanze. Non intendiamo ovviamente sindacare sull’ordinanza, ma sicuramente questo non può che acuire sempre di più le frizioni di questo territorio» sono le parole del segretario generale della Cisl Taranto-Brindisi, Gianfranco Solazzo. Per Solazzo «c’è bisogno di dialogo, c’è bisogno di mettere serenità su una realtà come questa. Il nostro pensiero va in questo momento ai lavoratori di quello stabilimento, di Acciaierie d’Italia, di Ilva in amministrazione straordinaria, e alla città».

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