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L'ex Ilva
30 Settembre 2025 - 09:40
Riflettori sui due fondi di investimento americani che hanno manifestato interesse per la fabbrica tarantina
Flacks si presenta in cordata con gli slovacchi di Steel Business Europe, "società specializzata in fornitura di materie prime strategiche e lamiere d’acciaio per le acciaierie dell’Europa centro-orientale, ma anche servizi di logistica e distribuzione. È il braccio tecnico della loro alleanza, a supporto della quale il fondo americano Flacks Group porta la propria esperienza finanziaria, focalizzata sull’acquisizione e sul risanamento di aziende di medie e grandi dimensioni in situazioni critiche", spiega Carlino. Detto che Flacks guarda ad aziende «non amate e indesiderate», "nel suo portafogli da 4 miliardi di dollari si trovano aziende specializzate nell’estrazione mineraria, produttrici di pompe per il settore Oil & Gas. Vorrebbero inserirci anche l’ex Ilva al prezzo simbolico di un euro".
Bedrock, fondo nato nel 2015 con sede in Florida, ha come strategia «investire dove altri hanno dovuto abbandonare il mercato» oltre a presentare un precedente significativo, anche in questo caso ricordato da Il Foglio. "L’anno successivo alla fondazione, Bedrock ha acquistato Stelco Holdings, azienda siderurgica canadese finita in bancarotta nel 2007. Il processo di ristrutturazione avviato dal fondo americano ha portato, nel 2017, alla quotazione in borsa della società, e nel giro di qualche anno a una nuova acquisizione del valore di 2,5 miliardi di dollari da parte del produttore d’acciaio statunitense Cleveland Kliffsestenbaum. Kestenbaum oggi siede ancora come Ceo del colosso siderurgico canadese, con l’obiettivo però di ripetere lo stesso schema in Italia", dice Carlino. Di un interesse di Stelco per Taranto si era parlato nei mesi scorsi, ma Kestenbaum evidentemente preferisce la via finanziaria a quella industriale, sul fronte pugliese.
«U.S.A. è una fetta di continente. U.S.A. è un gruppo di finanziarie, un’unione di sindacati, un corpo di leggi rilegate in pelle, una rete radiofonica, una catena di cinema itineranti, una colonna di quotazioni azionarie cancellata e riscritta su una lavagna da un ragazzo della Western Union, una biblioteca pubblica piena di vecchi quotidiani e libri di storia con l’orecchia per tenere il segno e frasi di protesta scribacchiate sui margini a matita. U.S.A. è la più grande valle costeggiata da montagne e colline, U.S.A. è un gruppo di agenti chiacchieroni con troppi conti in banca. U.S.A. è molti uomini sepolti in divisa al cimitero di Arlington. U.S.A. sono le lettere alla fine di un indirizzo quando si è lontani da casa. Ma soprattutto U.S.A. è la voce del popolo», scrive nel suo capolavoro degli Anni Trenta del Novecento, "U.S.A.", lo scrittore e giornalista John Dos Passos. E' passato quasi un secolo.
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