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Taranto
29 Settembre 2025 - 10:00
Ex Ilva
TARANTO - L’epopea dell’Ex Ilva a Taranto si arricchisce in queste ore di un nuovo capitolo. Dopo la scadenza per la presentazione delle offerte d’acquisto degli asset industriali, la comunità attende la riconvocazione del Tavolo istituzionale, con l’obiettivo di riassumere la conduzione politica di una vertenza che rischia ancora di sfuggire al controllo.
La crisi del siderurgico tarantino affonda le sue radici nella successione di gestioni private, sfociata in una lunga serie di commissariamenti e tentativi di rilancio, sempre bloccati dalla difficile conciliazione tra produzione, occupazione e tutela della salute e dell’ambiente.
L’ultima fase è stata segnata dalla riapertura del bando di vendita a un soggetto privato. E il temporaneo ritorno alla gestione pubblica è stato caratterizzato dalla continua ricerca di finanziamenti e dalla necessità di affrontare una onerosa “continuità operativa”, specie sul fronte della sicurezza degli impianti. L’Altoforno 2, ad esempio, ha subito un incendio e una fermata; mentre l’Altoforno 1 rimane sotto blocco giudiziale, riducendo drasticamente la capacità produttiva. Attualmente, l’unico altoforno operativo nello stabilimento è l’AFO 4, anche se ha subito fermate temporanee per guasti o manutenzioni.
In questo quadro, non certo confortante, i Tavoli istituzionali a Palazzo Chigi si sono susseguiti, spesso producendo esiti interlocutori o mere dilazioni, con la conseguenza di lasciare sindacati e lavoratori – il cui numero in cassa integrazione è salito a oltre 4.000 unità – in uno stato di costante allerta.
Le istituzioni locali, la Regione Puglia, il Comune e la Provincia di Taranto, hanno più volte tentato di far valere la propria voce, insistendo sulla necessità di un Accordo di Programma che vincolasse il futuro dell’impianto alla piena decarbonizzazione e al rispetto dei diritti del territorio. La cronaca più recente è invece dominata dalle dinamiche relative al bando di vendita degli asset industriali, aggiornato rispetto agli obblighi ecologici. Allo scadere del termine ultimo per la presentazione delle offerte, il quadro è apparso ancora incerto e, per molti, insoddisfacente.
Ai Commissari Straordinari sono giunte dieci offerte totali. Di queste, solo due riguardano l’intero complesso aziendale – le cordate americane Bedrock e Flacks Group – mentre le altre otto offerte si concentrano sull’acquisizione di singoli asset. Questo scenario ha sollevato forti preoccupazioni. Le manifestazioni di interesse frammentate prefigurano il rischio di uno “spezzatino”. Il Sindacato ha parlato di “fallimento totale” per descrivere l’esito della gara d’appalto, ribadendo la necessità di un soggetto aggregatore unico, perfino la nazionalizzazione, e di un piano industriale strutturato. Il Ministro delle Imprese e del Made in Italy ha più volte sottolineato come la situazione sia resa complessa anche dalle vicende giudiziarie pendenti, che di fatto limitano la capacità produttiva e rendono arduo il rilancio.
Di fronte a un bando che sembra non aver attratto le risposte sperate per un rilancio operativo di lungo termine e con il rischio di una gestione commissariale prolungata senza un chiaro piano industriale, l’appello a riconvocare il Tavolo istituzionale si fa dunque urgente.
L’obiettivo è chiaro, il territorio, attraverso i suoi enti e i suoi rappresentanti, deve riacquisire la conduzione politica della vertenza. Non basta che il bando contenga l’obbligo di decarbonizzazione; è necessario un confronto serrato e trasparente tra Governo, Istituzioni locali e Sindacati, volto a verificare la reale solidità e la coerenza dei piani industriali presentati con l’obbligo di transizione ecologica. È indispensabile affrontare la questione della cassa integrazione e della clausola di salvaguardia occupazionale che riguarda i lavoratori in organico e l’indotto, prevista da accordi precedenti. Tutto questo serve a stabilire in modo inequivocabile la strategia che il Governo intende perseguire, evitando palliativi a breve termine che non risolvono le criticità strutturali.
Taranto, che da anni attende una svolta in grado di armonizzare il diritto alla salute, all’ambiente e al lavoro, non può permettersi ulteriori dilazioni. La necessità di un piano industriale “compatto” e di una “squadra Italia unita e coesa” – come auspicato dal Ministero – deve tradursi in fatti concreti, a partire appunto dal Tavolo di confronto che rimetta al centro il futuro del polo siderurgico e della comunità tarantina.
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