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Lo scenario

L'ammiraglio Credendino: «Così cambierà la Marina Militare»

Le parole del Capo di Stato Maggiore: necessari altri novemila tra uomini e donne in divisa

Marina Militare

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Un “piano di sicurezza nazionale”, da sottoporre necessariamente al voto del Parlamento e al quale sta lavorando lo Stato Maggiore su input del ministro della Difesa, Guido Crosetto. A rivelare quella che potrebbe essere la mossa del Governo nel mutato scenario internazionale è un articolo de La Repubblica. Lorenzo De Cicco scrive di "un modello che prevede l’aumento di 30-40.000 militari. Ordinari, non riservisti. Scenario impegnativo, anche come tempi: sarebbero pronti in un lasso di tempo fino a 8 anni".

Una parte importante del nuovo assetto della Difesa passerà inevitabilmente da Taranto, sede di asset strategici fondamentali, e da Brindisi, in particolare per quanto concerne la Marina Militare.

Sempre su Repubblica, nei giorni scorsi, il Capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio Enrico Credendino, intervistato da Gianluca Di Feo, ha tracciato la rotta che aspetta la Forza Armata in questo mondo nuovo. «Lo sforzo della Marina è iniziato con invasione dell’Ucraina che ha visto l’aumento della flotta russa nel Mediterraneo: ci sono stati fino a tre sottomarini, di cui uno a propulsione nucleare con missili balistici, in azione contemporaneamente e abbiamo dovuto seguirli. Poi quando gli Houti nell’autunno 2023 hanno cominciato a colpire il traffico mercantile, si è aggiunto l’impegno sotto bandiera dell'Unione Europea nel Mar Rosso: è stata la prima missione combat dalla fine della seconda guerra mondiale. Gli ultimi attacchi sono avvenuti quattro settimane fa: uno sciame formato da droni e da un missile cruise è stato respinto dal cacciatorpediniere Duilio con i suoi missili e da una squadriglia di velivoli americani diretti dalla nostra nave».

«Questo sforzo - ha continuato Credendino - può durare per tre-quattro anni, non oltre. Le marine francesi e britannica, simili a noi come numero di navi, hanno 10.000 persone in più. Noi siamo fermi a 30.000 e questo ha un impatto sulla resilienza degli equipaggi che restano in mare per mesi e sulla vita delle loro famiglie, anche se tutti tornano entusiasti dalle missioni. Credo che sarebbe opportuno aumentare l’organico a 39.000 e so che il ministro Guido Crosetto ci sta lavorando perché è molto sensibile alle esigenze del personale». Insomma, servono novemila unità in più tra uomini e donne.

Sul fronte dei mezzi invece l'Italia è all'avanguardia, assicura il Capo di Stato Maggiore. «Non vedo problemi. È appena entrato in servizio il "Trieste", che aumenta sensibilmente le nostre capacità di intervento anfibio. Può trasportare più mezzi, più truppe da sbarco e pure gli aerei F35B: può andare ovunque nel mondo e gestire per sei mesi un’operazione ad alta intensità. Dal 2029-30 arriveranno pure le navi anfibie più piccole che sostituiranno la classe Santi. Ed è stata decisa la costruzione delle altre fregate Fremm Evo, dei pattugliatori e dei cacciatorpediniere Ddx. Stiamo già lavorando ai progetti della generazione successiva: potrebbe essere dotata di propulsori nucleari, grazie alla tecnologia dei nuovi reattori, sia per i caccia che per i sottomarini».

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