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Il Siderurgico
11 Gennaio 2025 - 09:41
Acciaierie d'Italia, passa lo straniero: ecco chi prenderà Taranto
Non sarà più italiana la bandiera sullo stabilimento tarantino di Acciaierie d'Italia. Secondo quanto trapela in queste ore, una volta scaduti i termini per presentare le offerte vincolanti per l'acquisizione degli impianti siderurgici dell'ex Ilva, a puntare alla fabbrica di Taranto sarebbero Baku Steel Company, Vulcan Green Steel e Bedrock Industies.
Si tratta rispettivamente di un produttore di acciaio con base in Azerbaijan, di un gruppo di proprietà indiana con impianti in Oman e di un fondo di investimento americano specializzato in acquisizione e rilancio di industrie pesanti. Il termine per presentare le offerte nell'ambito della complessa procedura di gara elaborata dal Ministero per le Imprese e Made in Italy è scaduto a mezzanotte; in giornata l'apertura delle buste arrivate ai commissari straordinari di AdI.
Defilata a quanto si è appreso la posizione dei canadesi di Stelco, che proprio il fondo Bedrock guidato da Alan Kestenbaum ha portato tra le braccia degli statunitensi di Cleveland-Cliffs. Non sarebbero della partita gli ucraini di Metinvest (con il "giallo" di una partecipazione poi smentita) e neppure i giapponesi di Nippon Steel, impegnati in un braccio di ferro con il governo americano per l'operazione U.S. Steel bloccata da Joe Biden.
Gli acciaieri italiani? Sono interessati - in testa Marcegaglia - agli altri asset del gruppo AdI, ma non a Taranto: il cosiddetto "spezzatino", osteggiato dai sindacati.
Taranto potrebbe vedere sventolare allora la bandiera della ex repubblica sovietica azera, tramite Baku Steel, o quella dell'India, con Vulcan Green Steel di Naveen Jindal, fratello minore di Sajjan Jindal, sconfitto dai Mittal nel primo bando per l'ex Ilva. Vulcan non ha legami aziendali con Jsw, che è attiva a Piombino in partnership con Metinvest.
Proprio l'intrigo internazionale relativo alle acciaierie di Taranto è tra gli argomenti del primo numero del nuovo settimanale di Buonasera, in distribuzione da venerdì 10 gennaio. Avvolta in una crisi che si avvita su se stessa da oltre un decennio, la Grande Fabbrica che incombe alle porte della città resta comunque strategica, per diversi motivi.
Quindi, come riporta AdnKronos, una volta aperte le buste, i Commissari dovranno valutare la congruità tecnica delle proposte. Un lavoro abbastanza articolato, che non esclude la possibilità, per i player in corsa, di intervenire sulle stesse proposte: rilanciare, migliorare i piani presentati, fare una cordata tra soggetti interessati. Insomma, una trattativa. Individuata la soluzione migliore tra quelle prospettate, gli stessi Commissari invieranno gli incartamenti al ministero delle imprese e del Made in Italy, perché il governo possa fare la sua valutazione e prendere le proprie decisioni, anche ricorrendo – come affermato dallo stesso ministro, Adolfo Urso – al golden power, per blindare il destino industriale del gruppo con una serie di paletti su investimenti, occupazione e obiettivi di decarbonizzazione, che il compratore dovrà rispettare.
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