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CONTROVERSO
15 Novembre 2025 - 06:00
"Poesia del Giorno" è un'estensione della rubrica settimanale "controVerso" dedicata alla poesia. Nasce per dare spazio alla vostra fantasia e ai vostri versi ispirati dalla quotidianità o dai vostri stati d'animo. Si è quindi deciso di pubblicare, in questo appuntamento giornaliero, le più belle poesie che vorrete inviare.
Chi fosse interessato a vedere un proprio componimento poetico pubblicato nella apposita sezione sul sito web Buonasera24.it e sui canali social della testata, dovrà:
Ogni giorno alle ore 9.00 una poesia, tra quelle più significative, sarà scelta, pubblicata e recensita, esclusivamente online, in questa rubrica.
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La Poesia del Giorno, di sabato 15 novembre 2025, è:
ABBIAMO SMARRITO LA SEMPLICITÀ
di STEFANO BARINA da Venezia
Abbiamo smarrito la semplicità
perso i gesti di cortesia
lasciato i sorrisi per strada
a ridere sguaiatamente
Abbiamo perso la capacità d’ascoltare
per restare solo a sentire
la nostra voce che comincia a parlare
un io che si replica, un bla bla bla
Abbiamo finito i tramonti
non ci stupiamo più della pioggia
abbiamo accettato la banalità
persone senza personalità
Abbiamo smesso di rischiare
in nome del vivere bene
ma non c’è vita in un bicchiere
non c’è vita a mangiar bene
Abbiamo accettato la complicazione,
per semplificare cose semplici
come incontrarsi, parlare, amarsi,
respirare assorti il petricore
Abbiamo costruito un altro io nascosto
dietro uno schermo e un falso nome
parliamo di ciò che ormai non sappiamo
vediamo ciò che noi non siamo
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Recensione
È una poesia che riflette con lucidità sulla perdita della semplicità nel mondo moderno. Stefano Barina sceglie parole dirette, quasi colloquiali, per denunciare un modo di vivere che ha smarrito il contatto con la realtà e con gli altri.
La ripetizione di “Abbiamo” all’inizio di ogni strofa diventa una sorta di coro, una confessione collettiva che coinvolge tutti. Ogni verso mette in luce un aspetto della nostra quotidianità: l’indifferenza, la superficialità, la mancanza di ascolto. “Abbiamo perso la capacità d’ascoltare / per restare solo a sentire / la nostra voce che comincia a parlare” riassume perfettamente il senso di isolamento e autoreferenzialità che attraversa la poesia.
Il linguaggio è semplice, chiaro, ma mai banale. La struttura in strofe brevi e incisive dà ritmo al testo e ne rafforza il tono riflessivo. Non c’è ricerca di immagini complesse: la forza sta nella verità delle parole, nella loro immediatezza.
La seconda parte assume toni quasi malinconici, ma sempre lucidi: “Abbiamo finito i tramonti / non ci stupiamo più della pioggia”. Qui l’autore sembra suggerire che la perdita della meraviglia è la più grande povertà dell’uomo moderno.
Il finale, con il riferimento allo “schermo e a un falso nome”, chiude il cerchio. La poesia ci restituisce l’immagine di una società che ha sostituito la presenza con la connessione, l’essere con l’apparire. Abbiamo smarrito la semplicità è un testo che colpisce proprio per la sua sincerità. È un richiamo gentile ma fermo a ritrovare l’essenziale: l’ascolto, la meraviglia, la vita vera.
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