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Taranto

Ex Ilva, il piano del Governo: 6.000 in cassa integrazione e decarbonizzazione in 4 anni. Tutti i dettagli

I punti principali del documento illustrato ai sindacati a Palazzo Chigi: un piano “a ciclo corto” con fermata delle cokerie dal 1° gennaio e un impianto DRI previsto entro il 2029

Adolfo Urso

Adolfo Urso

TARANTO - In anteprima i dettagli del piano di decarbonizzazione e rilancio industriale dell’ex Ilva presentato dal Governo nel vertice di ieri a Palazzo Chigi.

Il documento, di 8 pagine, di cui Buonasera24.it ha visionato ampi stralci, traccia una strategia in quattro anni per completare la transizione ecologica del sito siderurgico tarantino, con l’obiettivo dichiarato di “consentire all’Italia di diventare il primo Paese europeo a produrre solo acciaio green”.

Tra i passaggi più significativi, il piano illustra l’avvio del “Piano operativo a ciclo corto”, che comporterà una rimodulazione complessiva dell’assetto produttivo.

Dal 15 novembre 2025 partiranno gli interventi di manutenzione su AFO2, AFO4, Acciaieria 2, Treno Nastri 2, rete gas coke e impianti marittimi, oltre agli adeguamenti ambientali e alle prescrizioni normative.

Il documento specifica che dal 1° gennaio 2026 è prevista la fermata delle batterie di cokefazione, con l’utilizzo temporaneo di coke acquistato da terzi e il mantenimento di un solo altoforno in esercizio per circa 20 giorni.

Nel capitolo dedicato all’occupazione, il piano prevede un incremento della cassa integrazione: “Dal 15 novembre fino a fine dicembre – si legge – sarà necessario l’aumento del ricorso alla CIG, che passerà da 4.550 a circa 5.700 unità, con integrazione del reddito”.

Dal 1° gennaio, con la fermata delle batterie, “si arriverà a 6.000 unità”. Il Governo, si legge ancora, “presenterà una norma legislativa per garantire la copertura finanziaria dell’integrazione del reddito”.

Il documento contiene inoltre l’impegno per la costruzione dell’impianto DRI (Direct Reduced Iron) a Taranto entro 4 anni, con il supporto della Regione Puglia. “Il Governo garantirà l’immediata disponibilità di risorse finanziarie necessarie alla realizzazione dell’investimento”, si legge nel testo.

È prevista anche la fornitura di gas a prezzi competitivi, assicurata tramite condotte terrestri, per alimentare il DRI e la centrale termoelettrica.

Il piano delinea poi la mappa dei siti da destinare alla reindustrializzazione: “Il tavolo Taranto, insediato al MIMIT lo scorso 19 maggio, ha individuato aree interne ed esterne all’ex Ilva, comprese porzioni del demanio portuale e militare per oltre 380 ettari, e più di 300 ettari nelle zone industriali limitrofe”.

In queste aree, il Governo sta valutando progetti di investimento di oltre 15 aziende italiane ed estere, attive nei settori della meccanica, energie rinnovabili, automotive, logistica, idrogeno, eolico offshore e intelligenza artificiale.

Nella parte finale, il piano evidenzia anche l’impegno dell’Italia in Europa sul fronte della siderurgia. “Grazie al lavoro svolto dal Governo – si legge – la Commissione europea il 3 dicembre adotterà il nuovo pacchetto per la Sicurezza Economica, con misure importanti per il settore siderurgico”.

Tra queste, “una nuova misura di salvaguardia dell’acciaio, il contenimento delle importazioni entro 18,3 milioni di tonnellate annue (riduzione del 47% rispetto al 2024) e l’aumento del dazio fuori quota al 50%”.

Si tratta, conclude il piano, di un percorso che punta a “garantire la continuità produttiva, tutelare la sicurezza dei lavoratori e mantenere le quote di mercato”, mentre il confronto con i sindacati si sposterà nelle prossime settimane sul piano operativo e sulle tempistiche di attuazione delle misure.

Di tenore opposto le valutazioni dei Sindacati che all'unisono parlano di piano irricevibile, di prechiusura del siderurgico e di voler addossare il costo del piano sulle spalle dei lavoratori e delle loro famiglie. Insomma, la battaglia è solo all'inizio.

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