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CONTROVERSO
07 Novembre 2025 - 06:00
"Poesia del Giorno" è un'estensione della rubrica settimanale "controVerso" dedicata alla poesia. Nasce per dare spazio alla vostra fantasia e ai vostri versi ispirati dalla quotidianità o dai vostri stati d'animo. Si è quindi deciso di pubblicare, in questo appuntamento giornaliero, le più belle poesie che vorrete inviare.
Chi fosse interessato a vedere un proprio componimento poetico pubblicato nella apposita sezione sul sito web Buonasera24.it e sui canali social della testata, dovrà:
Ogni giorno alle ore 9.00 una poesia, tra quelle più significative, sarà scelta, pubblicata e recensita, esclusivamente online, in questa rubrica.
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La Poesia del Giorno, di venerdì 7 novembre 2025, è:
ALTRIMENTI
di DOMENICO GUIDA da Roma
Altrimenti attratto, da cosa sarei?
Se non fossi stato prima immerso
Sfiorato, se non fuso o attraversato
Per poi scoprirmi ormai fuori tratto
In una notte allineai tutte le lancette
Scandite dalla stessa melodica perfetta logica
Passarono mille ore
Finché al mattino il sole venne a stupirmi ancora
Un raggio dopo l’altro
Un colore dopo quello più in alto
Il calore piano in ogni cosa
Si accorciò l’ombra, si allungò il foglio con la lista
Altrimenti stupito, come potrei?
Se non fossi così fortunato
Dal dimenticarmi spesso l’immagine
D’ogni apparenza, o del sapore d’ogni presenza
D’ogni essenza scoprirmi innamorato, succede così:
D’improvviso, sento come il gemito del primo respiro
Come l’affannarsi del suo sul mio sospiro
Mentre la pelle d’una mano brilla
Fra le rughe e la vena di una vita stracca
Una vita ostinata
Da guerriero, che non si arrende
Vince e vive, e poi si riposa
Perché la guerra stanca
Non mi attrae più:
Il rischio di cascare nell’offuscata certezza del passato
Per la vana coscienza, dei ricordi,
Di una certificazione d’essere stati vivi
Per l’inopportuna scoperta di essersi solo lasciati vivere
E non essersi vissuti
Le vestigia vuote danno il senso del pieno
Di una presenza non tangibile
Ma è pronto il passo avanti a tendere avidamente
Verso un mondo tutto da prendere
Sì! Far finta che non ci sia vertigine
Per non aver paura dell’abisso
Di quel che ancora non si è vissuto
Per il desiderio che accada ciò che si è già voluto
Per filtrare, migliorarsi, lasciarsi fare,
Lasciarsi amare e prodursi nuovamente
Per liberarmi finalmente
All’immagine migliore di me stesso
Non vedo a scatti, scruto tutto più velocemente
Non son caduto, nella vertigine io mi sono seduto.
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Recensione
È una poesia che riflette sull’identità e sul coraggio di vivere fino in fondo, accettando la trasformazione come parte naturale dell’esistenza. La voce poetica si interroga con lucidità e tenerezza, intrecciando ricordo, tempo e desiderio in un dialogo continuo con se stessa. Ogni verso è una tappa di un viaggio interiore, un passo nel tentativo di conciliare la memoria con il presente, l’inquietudine con la serenità.
“Altrimenti attratto, da cosa sarei? / Se non fossi stato prima immerso…” apre con un tono meditativo che percorre tutto il testo. Il pensiero si fa ritmo, il ragionamento si trasforma in emozione, e la vita appare come un percorso fatto di immersioni, cadute e risalite. L’autore cerca il senso nell’esperienza e non nella certezza, nella scoperta e non nel possesso.
Le immagini della luce e del tempo – “allineai tutte le lancette”, “un raggio dopo l’altro” – accompagnano il passaggio dal buio alla consapevolezza. È un cammino di risveglio, dove l’anima si misura con le proprie fragilità ma anche con la forza di rialzarsi. Il tempo non è più solo misura, ma materia viva, strumento di crescita e di perdono.
“Una vita ostinata / da guerriero, che non si arrende” segna il punto di svolta: l’accettazione della stanchezza diventa segno di vittoria, la resa si fa pace. Nei versi successivi, la riflessione si amplia, toccando il tema del tempo vissuto e di quello sprecato, ma sempre con una lingua limpida, sincera, che non cerca effetti ma verità. La poesia trova equilibrio tra la ragione e l’emozione, tra la tensione filosofica e la dolcezza del quotidiano.
Il finale – “Non son caduto, nella vertigine io mi sono seduto” – chiude il testo con una calma nuova: la vita non è più un precipizio, ma un luogo abitabile. Una poesia di rinascita, scritta da Domenico Guida con lucidità e dolcezza, che ci ricorda come il vivere autentico non consista nel fuggire la vertigine, ma nel riconoscerla e restarci dentro senza paura. È una confessione serena, un inno sommesso alla maturità, al coraggio di accogliere se stessi nel continuo movimento dell’essere.
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