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rubrica poetica

Controverso

Le poesie scelte sono di Maria Teresa Coppola, Daniela Dante e Martina Di Pardo

controVerso

La rubrica settimanale "controVerso" è dedicata alla poesia. Nasce per dare spazio alla vostra fantasia e ai vostri versi ispirati dalla quotidianità o dai vostri stati d'animo. Si è deciso di raccogliere in questa pagina le più belle poesie che di volta in volta vorrete inviare. 

Chi fosse interessato a vedere un proprio componimento poetico pubblicato sul quotidiano Buonasera in edizione cartacea, digitale e online nella apposita sezione, dovrà:

  1. Seguire le pagine dei profili social di Buonasera24: su Facebook e Instagram;
  2. Inviare una mail a controverso2019@gmail.com con il proprio nome, cognome, luogo di residenza e dichiarando nel testo della mail la paternità dell'opera. La poesia non dovrà superare i 20 versi.

Ogni settimana tre poesie, tra quelle più significative, saranno scelte, recensite e pubblicate nella rubrica "controVerso" sull'edizione digitale del giovedì e visibili online dalle ore 8:00.

Altre, invece, verranno selezionate e pubblicate esclusivamente online come "Poesia del Giorno" sul sito web di Buonasera24.it e sui canali social. 

Le tre poesie pubblicate giovedì 9 ottobre 2025 sono:

  • Le cose che non dico di Maria Teresa Coppola da Pisa;
  • Quella notte di Daniela Dante da Brescia;
  • Labirinto di Martina Di Pardo da Santa Croce di Magliano (CB)

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LE COSE CHE NON DICO

Le cose che non dico
da sole
a te si raccontano.

Il cuore decide
e mi scavalca.

Da roventi distanze
saliva d’altre labbra
ti raggiunge
attraverso meridiani percorsi

a lavare la cenere dei sogni,
a guidarti,
dentro me tenerti,
con me in istanti
dove credere ancora.

di MARIA TERESA COPPOLA da Pisa

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Recensione



La poesia si muove su un registro intimo e delicato, in cui il non detto diventa forma di comunicazione. Maria Teresa Coppola costruisce un testo in cui le parole taciute assumono valore, perché “le cose che non dico da sole a te si raccontano”. L’amore si manifesta così nella sua dimensione più silenziosa e autentica, fatta di intuizioni e presenze invisibili. Lo stile è sobrio ma capace di grande intensità: frammenti di voce compongono un ritmo che sembra seguire i battiti del cuore. Le immagini – la cenere dei sogni, la saliva d’altre labbra, le distanze roventi – fondono sensualità e malinconia, restituendo la complessità di un legame che vive oltre la parola. Il sentimento che attraversa il testo è quello di un desiderio che non si spegne, di una connessione che resiste anche nella lontananza. La chiusa, “dentro me tenerti, con me in istanti dove credere ancora”, apre a una speranza fragile ma luminosa, che dà senso al silenzio e lo trasforma in atto d’amore. È una poesia che tocca corde universali, capace di raccontare con dolcezza e verità la parte più segreta del sentire umano, quella che non ha bisogno di essere detta per essere compresa.


   

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QUELLA NOTTE

Quella notte, o forse quasi l’alba
mi sono vista
tornare orfana

uno dopo l’altro li ho sentiti passare
silenziosi, composti
niente fiori o vento di sorta
solo allungava la fila.

Un cielo viola li ha accolti
nella piaga aperta, dentro
la via celeste.

Restava un’ultima stella
a scavarmi di luce
e l’anima rimasta
seduta davanti a me.

di DANIELA DANTE da Brescia

Recensione


C’è una quiete sospesa che attraversa l’intero testo, un silenzio che si fa spazio di commiato e insieme di rivelazione. Daniela Dante racconta la perdita non con clamore, ma con un linguaggio essenziale, composto, in cui ogni parola pesa e risuona. Il verso “uno dopo l’altro li ho sentiti passare silenziosi, composti” restituisce con straordinaria misura il dolore dell’assenza, trasformandolo in una processione interiore di ricordi e anime. Il ritmo è lento, quasi ipnotico, e segue il respiro di chi osserva senza più poter toccare. Le immagini – il cielo viola, la piaga aperta, la stella che scava di luce – fondono insieme sacro e terreno, dolore e contemplazione, fino a creare un’atmosfera sospesa tra sogno e realtà. Nella chiusa, “e l’anima rimasta seduta davanti a me”, il lutto si trasforma in presenza: ciò che è perduto continua a esistere, in una dimensione intima e luminosa. La poesia racchiude una forza emotiva profonda: parla del vuoto e della possibilità di sentirsi ancora accompagnati da chi non c’è. È un testo che lascia nel lettore una traccia di dolce malinconia e una struggente sensazione di quiete, come dopo un lungo addio.

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LABIRINTO



Vorrei conoscermi ogni tanto.
Trovarmi.
Essere.
Diventare.
Diventare consapevole delle gocce
di questa pioggia che cadono su di me e
dell'acqua del mio corpo.
Ritrovarmi.
Sentirmi.
Odorare la mia pelle.
Voglio vibrare.
Lo sto facendo.
Ogni secondo.
Per sempre.
Sono vita.
Libera.

di MARTINA DI PARDO da Santa Croce di Magliano (CB)

Recensione

La poesia è un viaggio verso se stessi, un percorso di ricerca e riconciliazione interiore. Martina Di Pardo affida alle parole brevi e incisive la forza di una voce che vuole ritrovarsi dopo essersi smarrita. L’incipit, “Vorrei conoscermi ogni tanto. Trovarmi. Essere. Diventare”, racchiude il desiderio universale di consapevolezza, espresso con la spontaneità di chi non teme di mostrarsi fragile. Lo stile è diretto, quasi parlato, e la struttura frammentata accompagna il lettore dentro un ritmo pulsante, fatto di pause e riprese, come un respiro che si fa sempre più profondo. Le immagini della pioggia e dell’acqua, simboli di purificazione e rinascita, si legano al corpo, alla pelle, alla materia viva, restituendo una sensualità naturale e autentica. L’emozione che attraversa il testo è quella di una liberazione progressiva: il bisogno di riconoscersi nella propria vita, di sentirla fino in fondo. La chiusa, “Sono vita. Libera”, suona come una dichiarazione definitiva, un punto d’arrivo che è anche un nuovo inizio. In pochi versi l’autrice riesce a trasformare il labirinto dell’io in un canto semplice e luminoso, che celebra la vita nella sua essenza più vera e immediata.

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