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CONTROVERSO

Poesia del Giorno

"Chissà l'amore" di Vito Romita

Poesia del Giorno

"Poesia del Giorno" è un'estensione della rubrica settimanale "controVerso" dedicata alla poesia. Nasce per dare spazio alla vostra fantasia e ai vostri versi ispirati dalla quotidianità o dai vostri stati d'animo. Si è quindi deciso di pubblicare, in questo appuntamento giornaliero, le più belle poesie che vorrete inviare.

Chi fosse interessato a vedere un proprio componimento poetico pubblicato nella apposita sezione sul sito web Buonasera24.it e sui canali social della testata, dovrà:

  1. Seguire le pagine dei profili social di Buonasera: su Facebook e Instagram;
  2. Inviare una mail a controverso2019@gmail.com con il proprio nome, cognome, luogo di residenza e dichiarando nel testo della mail la paternità dell'opera. La poesia non dovrà superare i 30 versi.

Ogni giorno alle ore 9.00 una poesia, tra quelle più significative, sarà scelta, pubblicata e recensita, esclusivamente online, in questa rubrica. 

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La Poesia del Giorno, di venerdì 17 luglio 2025, è:

    CHISSÀ L'AMORE

    di VITO ROMITA di Modugno (BA)

    La barba del silenzio
    sporca dei lunedì
    ha raccolto stelle e pane.

    Il coraggio suggerisce poesie.
    Colano giorni e luna
    e vangano il cuore.

    Dissodata l'anima
    da pietre del tempo
    piove i sorrisi.

    Muore il grigiore.
    Il vento è lento.
    Urlano le distanze.

    Distese di infinito
    asciugate al sole
    le lacrime cadute.

    Forse la notte
    avrà ancora
    i suoi pensieri?

       

    Recensione

    L’incanto si cela tra immagini brevi e taglienti, in un linguaggio che non urla ma vibra a ogni verso. La poesia procede per frammenti netti, come scatti di una pellicola poetica che attraversa i gesti minimi del dolore e della rinascita. I lunedì, simbolo dell’abitudine e del peso, diventano scenario in cui persino il silenzio ha una barba, qualcosa di umano e trascurato che si carica di stelle e pane, ovvero di desideri e sopravvivenza.


    Il testo si muove sul filo di una fragilità consapevole, dove il cuore viene vangato, l’anima dissodata, come se il terreno della vita fosse sempre da rimettere in sesto, da aprire alla pioggia o ai sorrisi. L’effetto è quello di una tenerezza spigolosa, che non fa concessioni alla retorica ma affida tutto al potere delle immagini. Ogni parola sembra scelta con la cura di chi conosce il peso del silenzio e sa quanto sia faticoso trasformarlo in linguaggio.


    Il grigiore che muore e le distanze che urlano non sono solo visioni liriche, ma realtà interiori che parlano del vuoto che talvolta si apre tra noi e ciò che amiamo. Eppure, anche in questa tensione si insinua una grazia discreta, una fede timida nella possibilità che qualcosa fiorisca. Vito Romita non cerca certezze ma spazi in cui l’anima possa respirare.


    Costruisce uno spazio emotivo dove il tempo ha consistenza e le lacrime si fanno materia da asciugare, raccolte sotto un sole che non consola, ma osserva. Nella lentezza del vento e nel grido delle distanze si avverte la misura di una solitudine condivisa, espressa senza disperazione, ma come parte necessaria del vivere. E in chiusura, la domanda finale — così semplice e aperta — lascia sospesa ogni risposta, consegnando il lettore a un dubbio che è già poesia. Un interrogativo senza risposta, ma pieno di attesa.

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