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CONTROVERSO
15 Luglio 2025 - 06:00
"Poesia del Giorno" è un'estensione della rubrica settimanale "controVerso" dedicata alla poesia. Nasce per dare spazio alla vostra fantasia e ai vostri versi ispirati dalla quotidianità o dai vostri stati d'animo. Si è quindi deciso di pubblicare, in questo appuntamento giornaliero, le più belle poesie che vorrete inviare.
Chi fosse interessato a vedere un proprio componimento poetico pubblicato nella apposita sezione sul sito web Buonasera24.it e sui canali social della testata, dovrà:
Ogni giorno alle ore 9.00 una poesia, tra quelle più significative, sarà scelta, pubblicata e recensita, esclusivamente online, in questa rubrica.
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La Poesia del Giorno, di martedì 15 luglio 2025, è:
SARÀ IL VENTO
di NICOLA EBOLI di Alberobello (BA)
Ed era il vento
ed io che cercavo il fiato fra le pozze quotidiane.
Le paludi del sud est.
Mi assento, conoscendo a malapena gli incroci
chiedo informazioni ai dannati di passaggio.
Si dice che se ne stiano lì fuori, a latrare
perché una volta in una palude, a sud, a sud…
a sud…
uno di loro intonò un canto potente
ed un esercito di rane gonfie, tronfie.
Rane in fuga.
Rane ubriache.
Scappate da banchetti notturni, impazzite
lo colpirono al cuore togliendogli il fiato rimasto.
Le luci salgono inesorabili e inizia la mattanza.
Un rantolo, rauco e umido come una palude.
Una palude del sud… del sud del sud acchitato alla men peggio.
Tamburi e violini. Latrati e colpi al cuore, precisi, fatali.
Alla fine, restano solo i cani a leccare il sangue nei campi.
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Recensione
Ci si ritrova subito in un paesaggio torbido, intriso di paludi e sudore, dove l’aria è densa e sembra mancare persino il fiato. Il testo di Nicola Eboli trascina in un Sud est viscerale, sporco, quasi deformato, fatto di pozze quotidiane che inghiottono la normalità. È un luogo di confine, popolato da dannati e cani che latrano, un regno dove le coordinate saltano e persino gli incroci si fanno incerti.
La forza dei versi sta nella capacità di costruire una scena cruda, in cui la natura partecipa alla follia dell’uomo. Le rane non sono solo rane: diventano creature grottesche, tronfie, ubriache, che fuggono da banchetti sinistri e finiscono per togliere l’ultimo respiro a chi aveva osato ascoltare. Il ritmo del testo cresce, si gonfia, fino a trasformarsi in una mattanza, con luci che salgono come fari giudicanti e tamburi che scandiscono un destino segnato.
Colpisce quel “sud del sud acchitato alla men peggio”, espressione che restituisce tutto lo scarto tra la miseria e la teatralità di un luogo che si mostra disfatto. Alla fine restano solo i cani a leccare il sangue nei campi, mentre la musica si confonde con i rantoli di una terra che sembra non trovare pace.
Il poeta riesce a tenere sospeso il lettore su un filo di disagio e fascinazione. Non offre consolazioni, semmai amplifica il senso di smarrimento, costringendo a guardare da vicino ciò che normalmente si preferirebbe ignorare. In queste righe si respira un senso di condanna inevitabile, un teatro oscuro dove l’uomo è spettatore e vittima, e dove anche il vento, alla fine, sembra solo un complice silenzioso.
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Testata: Buonasera
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