Cerca

Cerca

Sanità

Nuove terapie per l’idrosadenite suppurativa: la svolta arriva dagli ospedali di Bari e Brindisi

Il farmaco biologico secukinumab, da poco rimborsabile dal Servizio sanitario nazionale, rappresenta un progresso decisivo nella cura della malattia cronica che colpisce circa 10 mila pugliesi

Antonio Carpentieri, dirigente medico dell’ospedale Perrino di Brindisi

BARI – È una malattia dolorosa, invalidante e spesso sottovalutata, che in Puglia interessa circa 10 mila persone, molti dei quali giovani. L’idrosadenite suppurativa, conosciuta anche come “acne inversa”, è un’infiammazione cronica della pelle che provoca noduli, ascessi e cicatrici, compromettendo profondamente la qualità della vita e l’equilibrio psicologico di chi ne soffre.

Dagli ospedali pugliesi arriva ora una notizia importante: la disponibilità del secukinumab, un anticorpo monoclonale in grado di bloccare l’interleuchina 17A, proteina chiave nello sviluppo della malattia. Il farmaco, recentemente inserito nel Prontuario terapeutico regionale e rimborsato dal Servizio sanitario nazionale, offre finalmente una nuova opzione terapeutica per i pazienti affetti da questa patologia.

Le conseguenze emotive sono notevoli, perché le lesioni esitano in strutture fibro-cicatriziali dolorose che, oltre a rendere difficile la deambulazione, il sedersi e sdraiarsi e i movimenti in generale a livello delle pieghe cutanee interessate dalle lesioni, trovano una soluzione parziale solo con la terapia chirurgica”, spiega Antonio Carpentieri, dirigente medico del Centro Psoriasi – Ambulatorio Idrosadenite Suppurativa dell’ospedale Perrino di Brindisi. “I pazienti provano pertanto vergogna per queste lesioni, e di conseguenza hanno difficoltà a rapportarsi con le altre persone e tendono a isolarsi dalla società, andando spesso incontro ad ansia e a depressione.

L’idrosadenite suppurativa, spesso diagnosticata in ritardo, può avere cause genetiche ma è aggravata da fattori come fumo, obesità e cattive abitudini alimentari. Fino a poco tempo fa, l’unico trattamento biologico disponibile apparteneva alla classe dei farmaci anti-TNF alfa. Ora l’introduzione del nuovo anticorpo anti-IL17A apre una prospettiva completamente diversa.

La terapia topica è un sicuro ausilio, ma è spesso insufficiente a tenere sotto controllo la malattia. Occorre pertanto ricorrere a cure sistemiche, tra cui gli antibiotici ad azione antinfiammatoria e soprattutto i farmaci biologici. Se finora l’unico principio attivo biologico disponibile apparteneva alla classe dei farmaci anti-TNF alfa, da poche settimane è prescrivibile e rimborsabile un anticorpo monoclonale inibitore selettivo dell’interleuchina 17A, che dagli studi effettuati si è dimostrato efficace nel migliorare i sintomi e i segni dell’idrosadenite suppurativa”, spiega Paolo Romita, professore associato di Dermatologia e Venereologia al Policlinico universitario di Bari. “È, tuttavia, importante intercettare le forme lievi e moderate che sono quelle meglio rispondenti a queste terapie, al fine di bloccarne la progressione agendo con i trattamenti indicati dalle Linee guida.

Gli specialisti sottolineano come la diagnosi precoce e la presa in carico multidisciplinare restino fondamentali per contrastare la malattia. Solo un approccio integrato che coinvolga nutrizionisti, psicologi, chirurghi, terapisti del dolore e infermieri può assicurare un percorso di cura efficace e sostenibile nel tempo.

La Puglia, con i centri di riferimento di Bari e Brindisi, si conferma così all’avanguardia nella gestione di una patologia che unisce sofferenza fisica e disagio psicologico, ma che oggi, grazie ai progressi della ricerca e alla collaborazione tra strutture cliniche, offre nuove speranze di guarigione e una migliore qualità di vita ai pazienti.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Buonasera24

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Termini e condizioni

Termini e condizioni

×
Privacy Policy

Privacy Policy

×
Logo Federazione Italiana Liberi Editori