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rubrica poetica

Controverso

Le poesie scelte sono di Marco Mezzetti, Gina Scanzani e Andrea Giolito

controVerso

La rubrica settimanale "controVerso" è dedicata alla poesia. Nasce per dare spazio alla vostra fantasia e ai vostri versi ispirati dalla quotidianità o dai vostri stati d'animo. Si è deciso di raccogliere in questa pagina le più belle poesie che di volta in volta vorrete inviare. 

Chi fosse interessato a vedere un proprio componimento poetico pubblicato sul quotidiano Buonasera in edizione cartacea, digitale e online nella apposita sezione, dovrà:

  1. Seguire le pagine dei profili social di Buonasera24: su Facebook e Instagram;
  2. Inviare una mail a controverso2019@gmail.com con il proprio nome, cognome, luogo di residenza e dichiarando nel testo della mail la paternità dell'opera. La poesia non dovrà superare i 20 versi.

Ogni settimana tre poesie, tra quelle più significative, saranno scelte, recensite e pubblicate nella rubrica "controVerso" sull'edizione digitale del giovedì e visibili online dalle ore 8:00.

Altre, invece, verranno selezionate e pubblicate esclusivamente online come "Poesia del Giorno" sul sito web di Buonasera24.it e sui canali social. 

Le tre poesie pubblicate giovedì 29 maggio 2025 sono:

  • Resti da ricomporre di Marco Mezzetti di Bologna;
  • Onestà di Gina Scanzani di Ladispoli (RM);
  • Forza autentica di Andrea Giolito di Pavia.

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RESTI DA RICOMPORRE

In fondo a tutto,
restano solo briciole,
polvere di speranze interrotte,
brividi di sensi inappagati
che palpitano a vuoto
come lettere
prive di destinatario.
Hai preferito annullarti,
spegnerti all’ombra
di desideri urlati,
inascoltati,
recisi dalla parte di cielo
che volevi per te.
Ti spero in risalita,
l’ancora da gettare
in porti più sicuri,
il tempo, quando è pessimo,
cambia sempre e solo in meglio.

di MARCO MEZZETTI di Bologna

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Recensione



Ci sono momenti in cui l’assenza diventa più concreta della presenza, e sono proprio questi istanti che Marco Mezzetti riesce a catturare nei suoi versi, con precisione affettiva e limpidezza emotiva. La sua scrittura ha il coraggio della sottrazione: ogni parola è scelta per trattenere ciò che resta quando tutto sembra essersi disperso. Si avverte un dolore quieto, non gridato, che prende forma in immagini essenziali – “briciole”, “polvere”, “lettere prive di destinatario” – a suggerire ciò che sopravvive alla frattura, ciò che pulsa nel vuoto. L’autore non cerca riparo nella malinconia, ma nemmeno rifugio nella consolazione: si limita a osservare il lento scivolare dell’altro verso il silenzio, accettandone la deriva. Tuttavia, in questo quadro nitido e disilluso, l’autore lascia aperta una fessura luminosa: il tempo, per quanto ostile, resta una variabile aperta al cambiamento. La speranza non è gridata, ma insinuata nella possibilità di gettare un’ancora, trovare un porto, ricomporre i resti. La poesia non chiede redenzione, ma una nuova postura dello sguardo: meno ingenua, più consapevole, eppure ancora capace di affidarsi.

   

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ONESTÀ

In te stesso trova la tua pace,
e il mondo intero fiorirà.
Con gesti buoni nutri la tua vita,
e gioisci di ciò che hai, anche se è poco.
Così leggera sarai,
come una piuma nel suo volo libero.
Lasciati andare, ritrova te stesso,
se puoi, per aver aiutato
chi non aveva la tua forza.
Condividi la tua pazienza
e il tuo bagaglio di conoscenza.
Come una piuma, assorbi il buono,
e la pace interiore troverai.

di GINA SCANZANI di Ladispoli (RM)

Recensione


La poesia si sviluppa come un cammino silenzioso verso un centro interiore, dove la semplicità dei gesti diventa fondamento per una vita autentica. Gina Scanzani disegna un percorso che si muove tra introspezione e apertura all’altro, suggerendo che la forza personale non è mai separata dalla cura per chi ci è accanto. La parola poetica è chiara, essenziale, senza orpelli: punta dritta al cuore del senso, in una lingua fatta di quiete e verità. La leggerezza che la poetessa descrive non è superficialità, ma una conquista: deriva dall’aver accettato la misura del proprio esistere, dalle azioni compiute in ascolto, dal dono offerto in silenzio. La consapevolezza, qui, si nutre della capacità di osservare, assorbire, trasmettere. È un invito alla coerenza interiore, alla responsabilità mite, al valore delle piccole cose che, quando vissute con pienezza, restituiscono una serenità stabile. Un testo che si fa sussurro di gentilezza, e che lascia nel lettore il senso di una presenza umile ma decisiva nel mondo. Il messaggio non impone, non alza la voce: si affida alla tenerezza di immagini leggere ma stabili, come piume che si posano con precisione. Un insegnamento che scaturisce dal vivere quotidiano, senza pretese, ma con una chiara tensione all’armonia interiore e al bene condiviso.

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FORZA AUTENTICA

non so dove né come né perché
prima fragile più del cristallo
poi forza autentica, nasce dentro me
linfa nuova in circolazione
ispirata da frasi o qualche canzone
dal centro alle periferie
energia che muove

non so dove né come e perché
devo correre fuori da me
seguo un flusso invisibile
di fili che uniscono nuove tessere
di parole che riempiono nuove pagine
impenetrabili alla ragione
vogliono solo esister

di ANDREA GIOLITO di Pavia

Recensione

La poesia esplora le zone di confine dell’identità, lì dove la fragilità si trasforma in forza, senza passaggi logici o prevedibili. L’autore ci accompagna in un viaggio interiore che si nutre di domande sospese, di direzioni incerte, di impulsi vitali che non sempre trovano spiegazione. “Non so dove né come né perché”: questo incipit, ripreso più volte, non è una rinuncia alla comprensione, ma la consapevolezza che non tutto ciò che ci anima può essere contenuto nella ragione. È una forza che nasce dal vissuto, da una parola ascoltata, da una canzone, da un dettaglio apparentemente insignificante che improvvisamente muove il nostro sentire. La scrittura si articola come una tessitura di fili invisibili, frammenti di esperienza e visioni che si uniscono per formare un senso nuovo. La “forza autentica” non è ostentata, non è eroica: è silenziosa, interiore, necessaria. Il testo procede per accumulo, come un respiro che cresce a ogni verso, fino a suggerire che ogni trasformazione è anche una forma di libertà. Andrea Giolito sembra affermare che possiamo lasciarci attraversare da un flusso che ci riconnette al presente e alla scrittura. In questa dinamica, vivere diventa un atto di fiducia: accettare ciò che siamo, anche quando non lo comprendiamo, è la condizione per poter esistere in modo pieno.

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