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rubrica poetica
10 Aprile 2025 - 06:00
La rubrica settimanale "controVerso" è dedicata alla poesia. Nasce per dare spazio alla vostra fantasia e ai vostri versi ispirati dalla quotidianità o dai vostri stati d'animo. Si è deciso di raccogliere in questa pagina le più belle poesie che di volta in volta vorrete inviare.
Chi fosse interessato a vedere un proprio componimento poetico pubblicato sul quotidiano Buonasera in edizione cartacea, digitale e online nella apposita sezione, dovrà:
Ogni settimana tre poesie, tra quelle più significative, saranno scelte, recensite e pubblicate nella rubrica "controVerso" sull'edizione digitale del giovedì e visibili online dalle ore 8:00.
Altre, invece, verranno selezionate e pubblicate esclusivamente online come "Poesia del Giorno" sul sito web di Buonasera24.it e sui canali social.
Le tre poesie pubblicate giovedì 3 aprile 2025 sono:
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Io credo in voi
ed è merito vostro
amici miei
se mi sento umano.
Da solo
non saprei chi sono
senza lo specchio
dei vostri occhi
nei quali mi ritrovo
e dei vostri volti
nei quali mi riconosco.
Io sono a vostra
immagine e somiglianza.
Sento battere i vostri cuori
nel mio petto ed è per questo
che sono una creatura
umana e completa.
di MARIO GRAVINA di Roma
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Recensione
Una dichiarazione intensa e limpida sul valore dell’amicizia come fondamento dell’identità personale. Il testo si muove con naturalezza all’interno di un’intimità condivisa, dove il soggetto non si afferma in solitudine, ma attraverso la relazione con gli altri. L’io poetico riconosce nei compagni di vita lo strumento principale della propria umanità. I versi sono essenziali, privi di orpelli, e costruiti attorno a un principio chiaro: l’essere umano si definisce attraverso il legame, attraverso la presenza dell’altro. L’uso dello “specchio” come metafora degli occhi degli amici è semplice ma potente; non serve altro per suggerire che l’identità è un fatto collettivo, mai isolato. L’immagine e la somiglianza, che richiamano in lontananza il lessico delle origini, si spostano qui in un contesto laico e quotidiano, dove la sacralità non è divina, ma umanissima. Il tono è sincero, privo di retorica, quasi una confessione. Non c’è eroismo nell’autodefinizione, ma un senso profondo di gratitudine e interdipendenza. Ogni battito del cuore non è mai del tutto singolo: è l’eco di altri battiti, di altre presenze, che completano il senso stesso dell’esistenza. Mario Gravina ci ricorda che essere completi non è un traguardo individuale, ma il frutto di una rete affettiva che ci sostiene, ci definisce, ci accompagna.
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Sono rumore di vita, fiato
Annodato alle ossa.
Cicatrice senza principio.
di GISELLA CANZIAN di Belluno
Recensione
In soli tre versi la poesia ha il respiro corto di un sussurro e il peso grave di un’esistenza intera. La brevità è qui scelta stilistica da parte di Gisella Canzian, non limite. Ogni parola si carica di tensione, ogni immagine trattiene un universo di silenzi e di esperienze taciute. Il primo verso introduce una presenza che si fa suono, respiro, manifestazione concreta e fragile della vita stessa. Non è solo un corpo, ma qualcosa che vibra, che si fa sentire. Il rumore di vita si contrappone al silenzio della morte, ma anche a quello dell’indifferenza. Il fiato è ciò che resta quando tutto si riduce all’essenziale: una traccia, una prova dell’essere, il segno minimo e insieme più eloquente del passaggio umano. Nel secondo verso l’immagine si fa fisica, tangibile. Il fiato – impalpabile per definizione – si lega alla struttura più solida e interna del corpo. Questo annodarsi suggerisce un’aderenza profonda tra anima e materia, tra ciò che scorre e ciò che resiste. È un verso che parla di tensione, ma anche di appartenenza: ogni respiro porta con sé il peso di una memoria incorporata, il corpo non è mai solo involucro, ma deposito di ciò che siamo stati. Il terzo verso chiude il componimento con una ferita: "Cicatrice senza principio." È una frase che disorienta e apre domande. Una cicatrice, per sua natura, indica una guarigione seguita a un trauma, ma qui manca l’origine, manca il tempo dell’inizio. Sembra un dolore antico, atemporale, quasi inscritto nell’essere stesso della persona. Una ferita che non si può spiegare, non si può ridurre a un evento preciso. Potrebbe essere la somma di tutte le ferite, o quella condizione esistenziale che accompagna chi sente il mondo più in profondità.
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II tempo è arrivato, nonostante i tuoi passi
le tue corse e il tuo nasconderti.
Spazzoli ritualmente i lunghi capelli e gli occhi
tuoi chiusi non guardan lo specchio.
Lo sguardo che cerchi non trova più spazio
è solo dentro, non ha lacrime e
inutili rimpianti, non ti ha mai seguito.
Sorridi all'inganno dei giorni che lenti
e implacabili come gocce che scavan
la roccia han rubato la tua eterea bellezza.
Nessuno mai potrà impedire all'animo tuo
di brillare in eterno, nemmeno il vento che
improvviso e impetuoso sbatte il cancello
del tuo segnato cammino.
di MASSIMO POLLASTRI di PARMA
Recensione
La poesia è un atto di consapevolezza che attraversa il tempo senza farsi sopraffare. Il titolo stesso suggerisce una forza interiore che non dipende dalle circostanze esterne. La poesia si sviluppa in un dialogo silenzioso con il tempo, che giunge implacabile e inesorabile, ma non altera l’essenza della donna. La figura femminile non reagisce a questo flusso, ma si distacca dal giudizio esterno, simbolizzato dallo specchio, e si rivolge a uno spazio interiore dove non c’è spazio per il rimpianto. La bellezza che il tempo ha scalfito non è più quella fisica, ma quella di un'anima che persiste, che sfida ogni condizione. Il movimento dei giorni, lento e incessante come gocce che scavano nella roccia, diventa il simbolo della ciclicità della vita e della sua inevitabilità. Ma in questa ciclicità, nulla può arrestare ciò che è radicato in profondità: l’animo. Il vento che sbatte il cancello rappresenta le forze esterne, ma la forza interiore rimane intatta, non scalfita da nulla. Massimo Pollastri riesce a trasformare la sofferenza e l’inevitabilità in qualcosa di quasi mistico, facendo della donna un simbolo di luce interiore che sfida la disillusione del tempo. Con uno stile asciutto e deciso, l’autore esprime il trionfo di una dignità che non ha bisogno di apparire, ma di essere.
Testata: Buonasera
ISSN: 2531-4661 (Sito web)
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