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CONTROVERSO
09 Aprile 2025 - 06:00
"Poesia del Giorno" è un'estensione della rubrica settimanale "controVerso" dedicata alla poesia. Nasce per dare spazio alla vostra fantasia e ai vostri versi ispirati dalla quotidianità o dai vostri stati d'animo. Si è quindi deciso di pubblicare, in questo appuntamento giornaliero, le più belle poesie che vorrete inviare.
Chi fosse interessato a vedere un proprio componimento poetico pubblicato nella apposita sezione sul sito web Buonasera24.it e sui canali social della testata, dovrà:
Ogni giorno alle ore 9.00 una poesia, tra quelle più significative, sarà scelta, pubblicata e recensita, esclusivamente online, in questa rubrica.
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La Poesia del Giorno, di mercoledì 9 aprile 2025, è:
VIVO MORENDO
di MANUEL VISANI di Parma
Vivo morendo
in ogni sfatto anfratto di tempo
disperso tra i flutti di folli folle
disperdo ogni essenza di ciò che ero.
Sono una derelitta reliquia
dai lunghi sogni senza requie
lividi di morte.
Erro costante nella coscienza
con la colpa d'esser sopravvissuto
alla mia vita
per un altro giorno.
E voi che in me vi imbattete, uomo o donna,
fate finta di non vedere ciò che sono
Ma sono!
Sono a ogni respiro, a ogni alba, a ogni afflato,
a ogni passo, a ogni sguardo.
Nella mia miseria sono gioia per i vostri pianti
poiché avevo la luna e il sole assieme
ma ora giunge la notte e sono solo:
la morte ha preso tutto, anche le stelle.
Cesserò d'essere e voi sarete ciò che sono
e i miei occhi diverranno praterie
per i giusti e i sicari,
e diverrò fugaci nuvole
che si tingono al tramonto per gli amanti,
e diverrò esile petalo
nelle mani di una bambina.
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Recensione
I versi conducono in un viaggio attraverso la frattura dell’identità, un itinerario interiore in cui la parola si fa peso e rivelazione. La poesia si apre in uno spazio slabbrato, "sfatto anfratto di tempo", un luogo non solo fisico ma mentale, in cui il poeta si disperde, si disgrega, e nel farlo, scava nella propria essenza fino a renderla polvere di memoria. Il verso, lungo e spezzato, rispecchia un’inquietudine che non trova pace né redenzione.
L'autore si presenta come “derelitta reliquia”, una figura liminare sospesa tra ciò che è stato e ciò che resta, macchiata da "lividi di morte" che non sono ferite fisiche, ma il marchio di un'esistenza sopportata più che vissuta. Manuel Visani non cerca pietà, ma lancia una denuncia silenziosa contro l’indifferenza del mondo: “fate finta di non vedere ciò che sono / Ma sono!”. In questo grido si concentra tutto il bisogno di esistere nonostante l’annientamento, di affermarsi anche nella disfatta.
La poesia si muove tra opposti che collidono: vita e morte, luce e oscurità, presenza e dissolvenza. Eppure, in questa apparente contraddizione, trova spazio una bellezza fragile e assoluta. Quando scrive “avevo la luna e il sole assieme”, l’autore descrive un passato assoluto, forse idealizzato, che si è dissolto nella notte definitiva. Eppure, nel finale, la morte non è solo fine, ma anche trasfigurazione. Il poeta diventa “praterie”, “nuvole”, “esile petalo”: immagini leggere, quasi eteree, che aprono uno spiraglio inatteso nella materia densa e buia dei versi precedenti.
Vivo morendo è un componimento che lascia addosso una vertigine, come un respiro trattenuto troppo a lungo. L’autore non ci chiede di consolarlo né di comprenderlo fino in fondo. Ci chiede, piuttosto, di ascoltare senza filtri, di accettare la vertigine del sentire, anche quando essa graffia. Una poesia intensa, dolorosa e piena di verità non dette.
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