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rubrica poetica

Controverso

Le poesie scelte sono di Giuseppe Maimone, Nancy Calabrò e Giulio Dicati

Poesia del giorno

La rubrica settimanale "controVerso" è dedicata alla poesia. Nasce per dare spazio alla vostra fantasia e ai vostri versi ispirati dalla quotidianità o dai vostri stati d'animo. Si è deciso di raccogliere in questa pagina le più belle poesie che di volta in volta vorrete inviare. 

Chi fosse interessato a vedere un proprio componimento poetico pubblicato sul quotidiano Buonasera in edizione cartacea, digitale e online nella apposita sezione, dovrà:

  1. Seguire le pagine dei profili social di Buonasera24: su Facebook e Instagram;
  2. Inviare una mail a controverso2019@gmail.com con il proprio nome, cognome, luogo di residenza e dichiarando nel testo della mail la paternità dell'opera. La poesia non dovrà superare i 20 versi.

Ogni settimana tre poesie, tra quelle più significative, saranno scelte, recensite e pubblicate nella rubrica "controVerso" sull'edizione digitale del giovedì e visibili online dalle ore 8:00.

Altre, invece, verranno selezionate e pubblicate esclusivamente online come "Poesia del Giorno" sul sito web di Buonasera24.it e sui canali social. 

Le tre poesie pubblicate giovedì 22 gennaio 2025 sono:

  • Lo specchio deforme di Giuseppe Maimone di Torino;
  • Sentieri di luce di Nancy Calabrò di Reggio Calabria;
  • Sottovoce di Giulio Dicati di Vigevano (PV).

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LO SPECCHIO DEFORME

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C'è uno specchio particolare,
dove la tua immagine mostrata
incarna i tuoi difetti nascosti,
i tuoi dolorosi fallimenti
e i tuoi odiati limiti.
Il tuo essere "grandioso";
contrapposto inesorabilmente
a ciò che non accetti
ma che in te vive.
Solo abbracciando,
solo amando,
solo prendendo per mano
la tua immagine mostrata
dallo specchio deforme,
potrai camminare
con gioia ineffabile
per una vita piena
in un tutt'uno armonioso!

di GIUSEPPE MAIMONE di Torino

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Recensione


Esiste uno specchio che non restituisce un’immagine levigata e rassicurante, ma riflette difetti, fallimenti e limiti, mostrando ciò che spesso si cerca di ignorare. I versi di Giuseppe Maimone si addentrano nel complesso rapporto tra l’essere e l’apparire, tra ciò che si vuole mostrare e ciò che si è realmente. Il componimento si muove tra opposti: grandezza e fragilità, rifiuto e accoglienza, sofferenza e pienezza. La riflessione iniziale conduce gradualmente a una rivelazione: solo accettando con coraggio la propria immagine distorta si può raggiungere un’armonia profonda. Il percorso suggerito non è di rassegnazione, ma di integrazione, un cammino in cui il riconoscimento delle proprie ombre diventa il primo passo verso una felicità autentica. Lo stile diretto ed essenziale amplifica l’impatto emotivo del messaggio. La ripetizione del “solo” rafforza l’idea di un atto imprescindibile: amare sé stessi nella propria totalità è la chiave per una vita vissuta senza più fratture interiori. Una riflessione sul valore dell’accettazione, suggerendo che la vera crescita non consiste nel cancellare le proprie imperfezioni, ma nel saperle trasformare in un punto di forza.


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SENTIERI DI LUCE

Su montagne innevate
scorrono fiumi.
Sono i pensieri
delle idee perdute
che si sciolgono al sole.
Come amazzoni cavalcano
su sentieri di luce.
E come tasselli di un mosaico
compongono un quadro
di mille colori.
Piano piano
i pensieri prendono forma
e danzano al ritmo di una musica
che tu solo puoi sentire ma anche
chi c'è intorno.
Così è nella vita quando
il buio ti sorprende,
così è nella vita quando
rinasce il giorno e
ricominci a vedere.

di NANCY CALABRÒ di Reggio Calabria

Recensione

La poesia costruisce un’immagine intensa e dinamica del pensiero umano, paragonandolo a un fiume che scorre tra montagne innevate, capace di sciogliersi al sole e trasformarsi. Le idee perdute non svaniscono nel nulla, ma si fondono con la luce, riacquistando forma e vigore. Il richiamo alle amazzoni che cavalcano su sentieri luminosi aggiunge un senso di forza e determinazione, suggerendo la potenza creativa del pensiero che si riorganizza, trovando nuovi percorsi. La metafora del mosaico, con i suoi tasselli multicolori, richiama la complessità dell’esistenza, dove ogni frammento contribuisce a un quadro più grande, dando un significato più ampio alle esperienze vissute. La danza dei pensieri si fa musica, un ritmo segreto che risuona dentro chi lo ascolta ma che può coinvolgere anche gli altri, mostrando così come ogni rinascita personale abbia il potere di irradiarsi nel mondo circostante. Nella chiusa, il contrasto tra il buio e il giorno rafforza il senso di trasformazione e di speranza: nei momenti di difficoltà, la luce può sempre tornare a illuminare il cammino.

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SOTTOVOCE

Senti?
È calato il silenzio.
Mai
un silenzio come questo,
e ciò che è rumore
prende il posto del dolore,
anche un addio
da una quiete simile,
siamo esposti
al silenzio delle coscienze
il meglio o il peggio
delle “umanescenze” acute,
e in silenzio sottovoce
se n'è andato un altro anno
beffato
dal suo stesso destino,
lasciando inerte
ogni sospiro d'amore presunto.

di GIULIO DICATI di Vigevano (PV)

Recensione

C’è un silenzio che non è semplice assenza di suoni, ma una dimensione densa, capace di sovrastare perfino il dolore. La poesia esplora questa condizione sospesa, in cui il tempo scorre silenziosamente, lasciando dietro di sé addii e interrogativi irrisolti. L’anno che si chiude non ha il trionfo delle celebrazioni né la leggerezza della speranza, ma appare quasi beffato dal proprio destino, spettatore impotente della fragilità umana. Il silenzio delle coscienze diventa il vero protagonista: un vuoto che assorbe il meglio e il peggio di un’umanità. I versi di Giulio Dicati, brevi e frammentati, restituiscono un senso di sospensione, mentre l’uso di termini come “umanescenze” suggerisce un’analisi sottile sulla condizione umana, tra sensibilità e indifferenza. L’ultimo verso, con la sua immagine di un “sospiro d’amore presunto” lasciato inerte, chiude il componimento con un senso di smarrimento, quasi a voler sottolineare che, tra i rumori del mondo, ciò che conta davvero rischia di restare inascoltato. Una poesia che si insinua delicatamente nel pensiero, invitando a interrogarsi su cosa resti del tempo che passa e su quanto spazio lasciamo all’autenticità dei sentimenti.

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