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rubrica poetica

Controverso

Le poesie scelte sono di Corrado Leo, Mariacristina Ostorero e Matteo Molino

Poesia del giorno

La rubrica settimanale "controVerso" è dedicata alla poesia. Nasce per dare spazio alla vostra fantasia e ai vostri versi ispirati dalla quotidianità o dai vostri stati d'animo. Si è deciso di raccogliere in questa pagina le più belle poesie che di volta in volta vorrete inviare. 

Chi fosse interessato a vedere un proprio componimento poetico pubblicato sul quotidiano Buonasera in edizione cartacea, digitale e online nella apposita sezione, dovrà:

  1. Seguire le pagine dei profili social di Buonasera24: su Facebook e Instagram;
  2. Inviare una mail a controverso2019@gmail.com con il proprio nome, cognome, luogo di residenza e dichiarando nel testo della mail la paternità dell'opera. La poesia non dovrà superare i 20 versi.

Ogni settimana tre poesie, tra quelle più significative, saranno scelte, recensite e pubblicate nella rubrica "controVerso" sull'edizione cartacea e digitale del sabato e visibili online la domenica mattina dalle ore 9:00.

Altre, invece, verranno selezionate e pubblicate esclusivamente online come "Poesia del Giorno" sul sito web di Buonasera24.it e sui canali social. 

Le tre poesie pubblicate sabato 28 dicembre sono:

  • Nel borgo tranquillo di Corrado Leo di Leporano (TA);
  • Disincanto del Natale di Mariacristina Ostorero di Napoli;
  • Accarezzandoti di Matteo Molino di Milano.

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NEL BORGO TRANQUILLO

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Nel borgo ove vita
scorre senza scosse
orrore sconvolge
l'intera comunità.
Donna, madre uccisa,
lì, nella sua villetta
nei pressi dell'azzurro mar.
Parole di gente
che si interroga.
Poi l'orrenda verità: il proprio figlio
colui che avrebbe dovuto amarla
più di ogni altro...
Nessuna belva avrebbe fatto ciò!
Non vi è parola per questo,
forse "crudele ferocia"?
Poveri noi...
Abbiamo superato ogni limite!
L'umana gente
non ha più speranze,
Anche lei, l'ultima, è morta.

di Corrado Leo di Leporano (TA)

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Recensione


La poesia esplora il tema della violenza familiare, un crimine che sconvolge la quiete di una comunità. La scena si svolge in un borgo tranquillo, in cui la vita scorre senza scosse, fino a quando un orrore imprevisto travolge l’intera comunità: l’omicidio di una madre da parte del proprio figlio. Questo crimine scuote le coscienze, mettendo in luce la fragilità umana e la perdita di valori. L’autore mette a nudo la disillusione e il dolore di un mondo che sembra aver perso ogni speranza. L’uso di parole forti come "crudele ferocia" riflette il tentativo di dare un nome all’indicibile, a un atto che va oltre ogni comprensione. La comunità, sconvolta e impotente, non riesce a trovare una giustificazione per tale crudeltà, subendo un trauma che segna la fine di ogni fiducia nei legami familiari e nell’umanità stessa. Il finale è un grido di disperazione che invita alla riflessione sul futuro dell’individuo e della collettività. La poesia di Corrado Leo riesce a comunicare una potente critica sociale e morale, facendoci interrogare sulla natura umana e sui suoi limiti. 

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DISINCANTO DEL NATALE

Senti,
si attutiscono i rumori,
scivolano su strade bianche
che nascondono
il grigiore del selciato
No, non ci appartiene il candore
Più non appartiene a nessuno
L’innocenza è nel cuore dei bambini
Nei loro occhi
ancora brilla lo stupore
I nostri, piangono vergogna
Vedi?
Giriamo lo sguardo altrove.
Accendiamo luci fasulle.

di Mariacristina Ostorero di Napoli

Recensione

I versi rappresentano una riflessione profonda sulla perdita dell’autenticità e dell’innocenza che tradizionalmente caratterizzano il Natale. In un’atmosfera che sembra sospesa e malinconica, Mariacristina Ostorero dipinge un paesaggio freddo e silenzioso in cui "si attutiscono i rumori" e "strade bianche" celano il grigiore sottostante, simbolo di una realtà che non è più capace di nascondere le sue ferite. L’assenza del "candore" è il primo segno del disincanto che permea la società contemporanea. Il contrasto tra l’innocenza dei bambini, i cui occhi "brillano di stupore", e gli adulti, che "piangono vergogna", accentua il senso di alienazione e perdita che caratterizza gli esseri umani. Gli adulti si rifugiano in "luci fasulle", tentando di ricreare l’illusione di un Natale che non è più quello di un tempo. L’immagine delle luci artificiali è emblematica: esse rappresentano la ricerca di un senso che però non riesce a colmare il vuoto interiore. La poetessa mette in evidenza come il Natale, una volta simbolo di speranza, amore e purezza, si trasformi in un evento consumistico e superficiale, privo di un vero significato. La poesia non solo denuncia la falsità del momento festivo, ma invita anche a una riflessione più profonda sulla nostra disconnessione dalle emozioni genuine, ormai sostituite da uno spettacolo di luci e apparenze. L’autrice riesce a catturare l’essenza della disillusione e a sollevare una domanda universale sul senso di ciò che festeggiamo. 

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ACCAREZZANDOTI.

Rimani ferma, anima mia,
mentre col mio tocco sondo
al pari di un ardito esploratore
la tua pelle, ignoto territorio
traboccante di mirabili paesaggi
e di incantevoli tesori,
più del cuore selvaggio
dell’Africa nera e delle pacifiche isole
doni verdi ed oro
emersi dall’oceano immenso.
Rimani ferma quando la mia mano
Percorrerà le armoniose tue curve
Con la lentezza saggia della tartaruga
La delicatezza venerante dell’artista
La voglia di studiar dello scienziato
E la meraviglia del bambino.
Tu, anima mia, sei per me prodigio
Che ogni giorno al mondo si svela
E sei per me come divino dito
Che del cosmo addita le infinità.

di Matteo Molino di Milano

Recensione

La poesia è un delicato e intenso inno all’amore e alla scoperta, in cui il tocco fisico diventa simbolo di esplorazione e venerazione. Il poeta si presenta come un "ardito esploratore" che, attraverso il contatto con la persona amata, cerca di penetrare un "ignoto territorio" ricco di bellezza e mistero. Le immagini evocative, come il "cuore selvaggio dell’Africa" o le "isole pacifiche" emerse dall’oceano, riflettono la sacralità del corpo umano e la sua infinita ricchezza. La mano che percorre le curve della persona amata è descritta con la lentezza di una tartaruga e la delicatezza di un artista, sottolineando l'attenzione e il rispetto verso ciò che è oggetto di meraviglia. Matteo Molino trasforma l'amata in un "prodigio" che racchiude l’essenza stessa dell’universo. La poesia è un’esplorazione di sensazioni profonde, un inno alla bellezza e alla sacralità del corpo e dell'anima. Il linguaggio amplifica l’intensità dell’emozione, rendendo ogni verso una dichiarazione di amore e ammirazione che trascende il fisico per abbracciare l’essenza stessa della vita.

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