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L'ex Ilva

"Dico no ad un Accordo di Programma già vecchio. E voglio tutelare la salute dei cittadini". Parla il sindaco di Statte Fabio Spada

Le parole del primo cittadino stattese pronunciate nel corso dell'incontro di martedì scorso in Regione. L'idea: ripartire anche dall'energia rinnovabile

Fabio Spada in Regione

Fabio Spada - foto di repertorio

Bari, sede della Regione Puglia. Martedì scorso, 24 giugno. Al tavolo si parla dell'ex Ilva, lo stabilimento siderurgico oggi sotto le insegne di Acciaierie d'Italia, alle prese con il riacutizzarsi di una crisi che si trascina da oltre un decennio.

Insieme al governatore pugliese Michele Emiliano, al sindaco di Taranto Piero Bitetti, al presidente della Provincia Gianfranco Palmisano ed al nuovo commissario dell'Autorità Portuale, Giovanni Gugliotti, c'è anche il sindaco di quel piccolo Comune che al gigantesco stabilimento è adiacente: Fabio Spada, primo cittadino di Statte. C'è da decidere come rispondere al ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che chiede agli Enti Locali di firmare un Accordo di Programma propedeutico a quella Autorizzazione integrata ambientale a sua volta necessaria per provare a schivare una sentenza del Tribunale di Milano che potrebbe imporre lo stop agli impianti.

E allora parla, Fabio Spada. Parla chiaro, in quel consesso molto politico, lui che - poliziotto innamorato della divisa - politico di professione non è. I toni sono garbati, ma i contenuti sono pesanti. "Vorrei porre all'attenzione di tutti un dubbio: il rischio che questo Accordo di Programma sia già vecchio. Io qui non vedo parlare di fonti rinnovabili.  In quale direzione si vuole andare? Qual è l'interesse che si vuole perseguire veramente? Potremmo dire tutto e il contrario di tutto, però io sono il sindaco di Statte, di una comunità di 12.900 abitanti. Un paese praticamente adiacente allo stabilimento e che insieme ai cittadini di Taranto, della zona Tamburi soffrono maggiormente la presenza di questo stabilimento. E allora io sono chiamato a decidere, e voglio essere parte attiva di questo Accordo".

No alle imposizioni

"Io non sono per le imposizioni dall'alto, non accetto i diktat, credo molto nel lavoro di squadra, nel lavoro che ognuno di noi in base alle sue competenze potrà portare per il bene di Statte e Taranto e la Provincia e la Regione" chiarisce Spada e spiega che "occorre coinvolgere la cittadinanza, le Istituzioni a livello regionale piuttosto che nazionale, e la stessa Magistratura. Però io non me la sento di firmare e sottoscrivere un Accordo di Programma così, quando mi é stato presentato due giorni fa. Ci sono delle cose che non mi quadrano. Per esempio non si parla di effettiva tutela della salute e dell'ambiente".

"In che termini si parla di tutela della salute?" è la domanda che Spada mette sul tavolo barese. "A fronte del 2039, dal punto di vista sanitario per la tutela della salute dei miei cittadini cosa è previsto? Nulla. Non si parla di energia green. Allora qual è il futuro di Taranto? Lo stabilimento, o il Porto, o l'Arsenale, o il turismo? Io in questo accordo di programma non vedo sviluppo per Taranto. Ci si sta focalizzando sull'Ilva ma noi abbiamo altre possibilità imprenditoriali? Probabilmente sì. Qualcuno mi dirà "non c'entra niente quello che stai dicendo questo è un accordo di programma che riguarda llva"; ma se devo essere parte attiva di questo Accordo di Programma voglio che contenga una serie di risultanze che portino benessere a tutta la comunità tarantina e stattese, della Provincia e della Regione".

Una questione nazionale

A Emiliano, Bitetti, Palmisano e Gugliotti che lo ascoltano, Spada ricorda che il caso Taranto è una questione nazionale. "A livello centrale c'è bisogno di incontro tra parti sociali e istituzioni affinché si decida, tutti, per mettere le basi per salvaguardare il territorio, la salute e poi il lavoro. Sono importanti sia la salute che il lavoro: ma non posso morire per lavorare. Se poi mi ammalo non posso lavorare e la mia famiglia non vivrà bene. Occorre che questo Accordo di Programma preveda delle soluzioni diverse che introduca per la prima volta le fonti rinnovabili green. Perché altrimenti approviamo un accordo già vecchio. Per esempio a Statte c'è la possibilità che si insedino alcune comunità che producano idrogeno verde: perché non prevederne l'uso? Un'altra necessità che ho come sindaco di Statte è che, nelle zone confinanti con l'Ilva, che sono agricole, non si può fare niente: perché sono contaminate. Allora intervenga una legge che mi permetta di mettere per esempio impianti fotovoltaici. Almeno sfruttiamo questi terreni che sulla carta sono agricoli ma di fatto non possono essere coltivati, e poi vengono abbandonati". Quindi, guardando i suoi interlocutori, il sindaco di Statte scandisce. "A Taranto si muore. Voi mi direte "ma si muore dappertutto"; sì, ma a Taranto si muore anche e soprattutto per l'inquinamento. Io da primo cittadino di Statte se dovrò prendere una decisione non mi tirerò mai indietro, e la prenderò. Però devo essere in coscienza sereno di aver preso la decisione migliore per la mia comunità e così non mi sento di poterlo fare".

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