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L'ex Ilva
28 Giugno 2025 - 11:48
Toma e Gozzi
"La situazione attuale riguardante l’ex Ilva è delicatissima e in quanto tale necessita di scelte ponderate, frutto di adeguate riflessioni e soprattutto dettate dal buon senso: tutto quello che si deciderà oggi inciderà nella vita presente e futura del nostro territorio, nella sua interezza, della fabbrica e del Sistema Paese".
Questa la dichiarazione del presidente di Confindustria Taranto Salvatore Toma a margine dell’incontro, tenuto stamani nella sede dell’associazione, con il presidente di Federacciai Antonio Gozzi, a Taranto per partecipare ad un convegno tenuto in via Dario Lupo. Forte è infatti la preoccupazione del vertice degli industriali rispetto alle scelte che saranno operate dagli stakeholders, sia che si parli delle istituzioni locali sia che si tratti delle decisioni assunte a livello governativo. "I nostri auspici – dichiara ancora il presidente degli industriali tarantini - vanno essenzialmente in due direzioni: che tutti gli attori, territoriali e non, si assumano piena responsabilità delle loro scelte ma che lo facciano anche con cognizione di causa rispetto alle ricadute che tali scelte produrranno sul territorio da qui ai prossimi anni, in considerazione dell’importanza strategica che lo stabilimento investe a livello nazionale ed europeo; allo stesso tempo - prosegue Toma - auspichiamo che l’acciaieria, nel suo prossimo assetto, possa contare sulla presenza maggioritaria dello Stato, sia pure transitoria, per garantire solidità e continuità alla fabbrica, al di là di quello che sarà il soggetto acquirente, capitalizzando l’ottimo lavoro svolto dal management commissariale in questi ultimi mesi di transizione della fabbrica. Mesi difficilissimi che hanno gestito nella maniera migliore possibile".
Un concetto più volte ribadito anche dal presidente Gozzi – presente a Taranto anche in virtù del ruolo di Special Advisor per l’Autonomia Strategica Europea, Piano Mattei e Competitività di Confindustria – il quale ha sottolineato, entrando nel merito più tecnico del dibattito in corso "che occorre evitare di confondere il concetto di ambientalizzazione, cioè di eliminazione di tutte le emissioni nocive per la salute umana, con i processi di decarbonizzazione. Per quanto riguarda il primo aspetto, sono stati effettuati interventi specifici fondamentali per ambientalizzare gli impianti – ha dichiarato al proposito il presidente di Federacciai – tali da portare l’impianto di Taranto ad essere uno dei più ambientalizzati del mondo e ad incidere sempre meno sulla salute. Il secondo concetto riguarda l’eliminazione del CO2 dai processi industriali, in particolare dagli altiforni. Questa distinzione non viene mai fatta, ma la decarbonizzazione è la lotta al cambiamento climatico che poco ha a che fare con le note problematiche del territorio jonico. Ora, sappiamo che per realizzare gli impianti di DRI con i forni elettrici, quindi la decarbonizzazione della produzione, ci vorrà ancora qualche anno. Impossibile pensare che si possano fare in tempi brevi. Poi, occorre che l’autorizzazione integrata ambientale consenta l’esercizio di almeno due altiforni fino a quando non saranno realizzati i forni elettrici Dri, e che si rifaccia alle regole europee senza le attuali eccessive prescrizioni; inoltre - ha aggiunto Gozzi - occorre che il Governo italiano si batta affinché in Europa ci sia una proroga delle quote gratuite di CO2 perché altrimenti i forni di Taranto che dovranno lavorare per i prossimi cinque anni produrranno costi dell’acciaio altissimi. Bisogna, infine risolvere il problema della percentuale di idrogeno da mettere negli impianti DRI, perché le indicazioni europee sono di un utilizzo massivo di idrogeno - si parla del 70% al posto del gas dopo il quarto anno - e per questo aspetto è importante far notare che tutti i progetti europei di siderurgia ad idrogeno stanno fallendo, perché l’idrogeno costa troppo. In altre parole, la decarbonizzazione con l’idrogeno in queste percentuali non si può fare".
Intanto, sul versante politico, sull’annosa questione dello stabilimento ex Ilva di Taranto l'Udc rompe il silenzio e interviene per tramite del suo consigliere comunale Emiliano Messina, che critica apertamente la scelta del sindaco Piero Bitetti di affrontare da solo il confronto con il ministro Urso, senza un preventivo coinvolgimento delle altre forze politiche del territorio.
«Lo stabilimento ex Ilva di Taranto muove da sempre numerose polemiche tra chi guarda alla tutela ambientale, alla salute e chi alla salvaguardia dei posti di lavoro? E sino ad oggi nessun governo è stato in grado di conciliare questi due aspetti, trovando il giusto equilibrio», dichiara Messina.
«Il risultato - prosegue - è che i tarantini continuano a pagare in termini di malattie oncologiche a causa di uno stabilimento siderurgico ormai obsoleto. E anche dal punto di vista occupazionale le cose non vanno bene. Basti pensare che ci sono alcune migliaia di lavoratori in cassa di integrazione».
Il consigliere Udc evidenzia la complessità della situazione, riconoscendo che «immaginare di chiudere del tutto lo stabilimento non sia fattibile, perché Taranto, nonostante le sue potenzialità, non è in grado di offrire alternative occupazionali per tutti i dipendenti dello stabilimento». Tuttavia, sottolinea con forza che «allo stesso tempo è necessario invertire la rotta in termini di inquinamento».
«Insomma - afferma ancora Messina - sarebbe ora, dopo tante false partenze, stabilire un vero piano che porti a una concreta transizione ecologica, attuando finalmente il processo di decarbonizzazione».
Ma per realizzare tutto ciò, secondo il consigliere dell’Unione di Centro, serve compattezza politica: «per far questo però penso che tutta la classe politica locale debba necessariamente essere forte e compatta. Quindi apprendere che il sindaco Bitetti abbia affrontato da solo la discussione sul futuro dell'ex Ilva con il ministro Urso, senza prima aprire un confronto con tutte le altre forze politiche del territorio, non è stato un gesto responsabile nei confronti della città».
Un intervento, quello di Emiliano Messina, che pone l’accento sulla necessità di una governance condivisa e partecipata, per affrontare un nodo cruciale per il futuro della città di Taranto.
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