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rubrica poetica
27 Gennaio 2024 - 09:00
La rubrica settimanale "controVerso" è dedicata alla poesia. Nasce per dare spazio alla vostra fantasia e ai vostri versi ispirati dalla quotidianità o dai vostri stati d'animo. Si è deciso di raccogliere in questa pagina le più belle poesie che di volta in volta vorrete inviare.
Chi fosse interessato a vedere un proprio componimento poetico pubblicato sul quotidiano Buonasera in edizione cartacea, digitale e online nella apposita sezione, dovrà:
Ogni settimana tre poesie, tra quelle più significative, saranno scelte, recensite e pubblicate nella rubrica "controVerso" sull'edizione cartacea e digitale del sabato e visibili online la domenica mattina dalle ore 9:00.
Altre, invece, verranno selezionate e pubblicate esclusivamente online come "Poesia del Giorno" sul sito web di Buonasera e sui canali social.
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Le tre poesie pubblicate sabato 27 gennaio sono:
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Vorrei ballare
senza limite alcuno,
lasciare libere le gambe di fare
quello che vogliono,
girare vorticosamente
fino a perdere l’equilibrio e cadere.
Vorrei ascoltare la musica
che non ho mai ascoltato
e su quelle note lasciarmi andare.
Vorrei perdermi dentro il frastuono
lasciarmi trasportare
dove non ho mai osato e lì restare,
vorrei fermare i pensieri
dallo giostrarmi intorno
diramati in ogni dove. Vorrei...
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di Patrizia Masi di Palermo
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Recensione
La poetessa esprime il suo desiderio di ballare senza restrizioni, permettendo alle gambe di seguire liberamente il proprio istinto di girare vorticosamente fino a perdere l’equilibrio e cadere. Questo desiderio di libertà fisica si collega a una volontà di abbandonarsi completamente all’esperienza, senza paura delle conseguenze. Il desiderio di ascoltare una musica mai sentita prima sottolinea la voglia di esplorare nuovi orizzonti e di aprirsi a nuove esperienze. Le note della musica diventano il mezzo attraverso cui la poetessa desidera lasciarsi trasportare, suggerendo un desiderio di abbandonare le restrizioni e immergersi in qualcosa di sconosciuto. La metafora di perdersi dentro il frastuono e lasciarsi trasportare in luoghi mai esplorati indica la ricerca di avventure emotive e sensoriali. Il poema suggerisce un desiderio di allontanarsi dai confini familiari e di sperimentare l’ignoto, di abbandonarsi a un viaggio interiore che va al di là delle normali limitazioni. Patrizia Masi esprime anche il desiderio di fermare i pensieri che la circondano, di interrompere la costante attività mentale e di godersi il momento presente. Il termine “giostrarmi intorno” suggerisce una sorta di circolo di pensieri che la poetessa vorrebbe fermare per abbracciare il qui e ora. “Vorrei...” è una poesia che riflette sul desiderio di libertà, esplorazione e abbandono delle convenzioni.
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Popolo eletto, predestinato
così i profeti han declamato.
Disprezzato, poi, come il tuo Dio,
che poi sulla Croce ti ha amato.
Vilipeso in nome di una purezza,
vaneggiamento di un progetto folle
di un piccolo uomo.
Sterminato, oltraggiato,
illuso di una libertà,
falsamente decantata
sulle porte infernali dei campi di lavoro.
Ogni anno ne facciamo memoria,
tesoro inestimabile!
Ma ne onoriamo
e conosciamo davvero la storia?
Non perdere, o uomo, il tuo passato
o il tuo futuro resterà macchiato.
Impara, o uomo, dagli errori e dagli orrori,
e forse, i tuoi figli saranno migliori.
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di Marisa Lobosco di Altamura (BA)
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Recensione
L’autrice affronta con intensità e profondità il tema della Shoah, esortando il lettore a riflettere sulla tragedia e a trarne insegnamenti per il futuro. Il testo inizia richiamando l’antico concetto di popolo eletto e predestinato, una prospettiva ribaltata dalla crudezza della realtà storica in cui il popolo ebreo è stato disprezzato e vilipeso. L’uso di “profeti” e “Dio” suggerisce un’ironia amara nel constatare che proprio un popolo così martoriato è stato associato a una divinità che, secondo la tradizione cristiana, si è sacrificata per l’umanità. Marisa Lobosco fa emergere la tragica ironia della storia, con il popolo ebreo sottomesso a orrori in nome di una purezza distorta. La parola “sterminato” richiama il dramma degli ebrei, mentre l’illusione di libertà sulle porte dei campi di lavoro evoca la crudeltà della propaganda nazista. La poetessa solleva un interrogativo sottolineando che ogni anno facciamo memoria dell’Olocausto, ma mette in dubbio la nostra comprensione effettiva della storia. L’appello a onorare e conoscere davvero la storia sottolinea l’importanza di non dimenticare.
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D’argento la mia nuova
vecchia collina.
Seguo il colore ritrovo
i sentieri.
D’argento il monte
visto da qui
è il mio monte
ritrovo sempre qui
la mia voglia di
vivere e cantare
è il mio odoroso monte
dove posso sognare
senza timore di svegliarmi
dove posso guardare le mie mani
dopo aver fatto l’amore
e sentirmi
sempre
adeguata, forte, protetta.
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di Mariaelena Lazzaro di Napoli
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Recensione
I versi sono un delicato inno alla bellezza e al significato personale di un luogo, rappresentato qui dalla collina d’argento. Mariaelena Lazzaro trasmette un senso di rinnovamento e familiarità attraverso l’immagine dell’argento che avvolge la collina, conferendo un nuovo splendore a ciò che è antico. Il colore argento diventa il filo conduttore della poesia che simboleggia il riscatto e la vitalità della collina. L’autrice si muove attraverso i sentieri della sua terra, seguendo il colore argento come guida. Questa immagine propone un senso di relazione profonda con il territorio, indicando che la collina diventa una sorta di bussola nella vita dell’autrice. Il monte, visto attraverso la lente argentea, assume un significato particolare: diventa il “suo” monte. Qui, la poetessa ritrova la sua voglia di vivere e cantare, riscopre la forza interiore e la protezione che solo un luogo speciale può offrire. L’uso dell’aggettivo “odoroso” per descrivere il monte aggiunge una dimensione sensoriale, contribuendo a creare un’atmosfera intima e coinvolgente. Il luogo diventa uno spazio sacro in cui la poetessa può sognare senza timore di svegliarsi. La delicatezza con cui l’autrice dipinge questa visione personale rende la poesia un elogio affettuoso alla relazione tra l’individuo e il suo ambiente, sottolineando il valore emotivo di ritrovare significato e conforto nella propria terra.
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