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rubrica poetica
21 Gennaio 2024 - 12:00
La rubrica settimanale "controVerso" è dedicata alla poesia. Nasce per dare spazio alla vostra fantasia e ai vostri versi ispirati dalla quotidianità o dai vostri stati d'animo. Si è deciso di raccogliere in questa pagina le più belle poesie che di volta in volta vorrete inviare.
Chi fosse interessato a vedere un proprio componimento poetico pubblicato sul quotidiano Buonasera in edizione cartacea, digitale e online nella apposita sezione, dovrà:
Ogni settimana tre poesie, tra quelle più significative, saranno scelte, recensite e pubblicate nella rubrica "controVerso" sull'edizione cartacea e digitale del sabato e visibili online la domenica mattina dalle ore 12:00.
Altre, invece, verranno selezionate e pubblicate esclusivamente online come "Poesia del Giorno" sul sito web di Buonasera e sui canali social.
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Le tre poesie pubblicate sabato 20 gennaio 2024 sono:
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L’amore che tace, che soffre e piange
ingoia i nodi squaglia i sogni
non alza la testa piegata dai pugni
amore è questo? Non è amor.
L’amore che urla, che sbatte e scuote
perdute anime dal nascere in poi
spezzando le ali difenditi non puoi
Amore è questo? Non è amor.
L’amore che parla da solo, non tace
mulino a vento che macina l’ego
inquina il mondo non so se mi spiego
amore è questo? Non è amor.
L’amore che muore dal pianto e dolore
corone e fiori la coprono in terra
ucciso e solo ormai nella barra
amore è questo? Non è amor.
di Iuliana Baciu di Villa Santina (UD)
Recensione
Nelle prime due strofe, la poetessa dipinge un quadro di un amore silenzioso e sofferente, caratterizzato da nodi inghiottiti e sogni sciolti. L’immagine di una testa abbassata dai pugni suggerisce una condizione di sottomissione o di oppressione emotiva. Iuliana Baciu sottolinea l’interrogativo sulla natura di questo amore, suggerendo che forse non corrisponde all’idea autentica di relazione. Nelle strofe successive, l’attenzione si sposta su un amore più tumultuoso, caratterizzato da urla, scontri e scosse. La poetessa parla delle anime perdute e delle ali spezzate, suggerendo una relazione distruttiva e senza possibilità di difesa. L’uso di parole forti come “urla”, “sbatte” e “scuote” crea un’immagine di violenza emotiva. La terza strofa affronta un tipo di amore che parla in modo incessante, un “mulino a vento” che macina l’ego e inquina il mondo. Qui, l’autrice sembra criticare l’amore egocentrico, forse basato su una comunicazione distorta o su una preoccupazione esagerata per se stessi. La domanda retorica finale, “amore è questo? Non è amor”, ribadisce il dubbio sulla vera natura di queste manifestazioni di affetto.
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Voglio arance candite per te
voglio cristalli
e uccelli e vino e vesti colorate,
voglio abbandoni e voli,
albe dorate e tiepidi tramonti
e sere profumate,
voglio il mare che dorme in lontananza
e ulivi e timo e pietre insonnolite,
voglio tarante e noia
e luce chiara e sguardi levantini,
gelsomini e gelsi neri e bianchi
per le mie carezze
voglio cullarmi al miele della voce,
la tua voce di seta, amore mio.
di Maria Teresa Coppola di Pisa
Recensione
La poesia si apre con un desiderio tangibile e dolce, introducendo subito un’atmosfera di premura e attenzione nei confronti dell’amato. L’elenco successivo di elementi desiderati, come cristalli, uccelli, vino, vesti colorate, abbandoni e voli, crea un collage di immagini che trasmettono una ricchezza sensoriale e emotiva. Le descrizioni di albe dorate, tramonti tiepidi e sere profumate contribuiscono a creare un’atmosfera di bellezza e romanticismo. La poesia si nutre di elementi naturali, come il mare, gli ulivi, il timo e le pietre insonnolite, dando vita a un paesaggio ricco di suggestioni. L’uso di parole come “tarante” e “noia” aggiunge una dimensione più complessa alla poesia, suggerendo che l’amore desiderato comprende sia momenti di passione e vitalità che di calma e riflessione. La menzione di “luce chiara” e “sguardi levantini” contribuisce a creare un’immagine di chiarezza e intensità nelle emozioni condivise. L’immagine dei gelsomini, dei gelsi neri e bianchi evoca un senso di delicatezza e contrasto, simboleggiando la varietà di esperienze e sfumature che l’autrice desidera sperimentare nella sua relazione. La poesia raggiunge il culmine nell’ultima strofa, in cui Maria Teresa Coppola esprime il desiderio di cullarsi al “miele della voce”, sottolineando l’importanza della comunicazione e dell’ascolto nell’amore. La poesia si chiude con un’appassionata dichiarazione d’amore, “la tua voce di seta, amore mio”, evidenziando la delicatezza e l’intimità della relazione.
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È bello amare te, vita
anche quando il vento
ci dà degli schiaffi ritmici
sul nostro viso.
È bello amare te, vita
anche quando le stelle
si nascondono,
e non ci vengono incontro.
È bello amare te, vita
quando con il sole
ci prendi per mano
e dandoci tanti baci
ci porti lontano.
È bello amare te, vita
in ogni momento,
in ogni stagione,
dentro al nostro cuore.
Però, non preoccuparti vita...
La giornata non è ancora finita.
Abbiamo ancora tempo
per arrivare insieme
fino alla salita.
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di Valbona Gjoni di Udine
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Recensione
È una poesia che esprime un profondo amore per l'esistenza, abbracciando sia le gioie che le sfide che essa presenta. Valbona Gjoni dipinge un quadro ricco che celebra la bellezza della vita nonostante le avversità. I versi iniziano con un’affermazione positiva e diretta: “È bello amare te, vita” che suggerisce un atteggiamento aperto e grato verso l’esistenza stessa. L’immagine del vento che dà “schiaffi ritmici” al viso rappresenta le avversità che la vita può presentare, ma l’accettazione di questo fatto e l’amore persistente trasmettono una forza interiore. Nel secondo verso affronta il tema dell’oscurità quando le stelle si nascondono. Questo contrasto tra luce e oscurità aggiunge profondità alla visione positiva dell’autrice. La terza strofa esprime la bellezza di amare la vita quando il sole è presente, simboleggiato dal prendere per mano e dai baci che portano lontano. La quarta strofa riflette l’idea di amare la vita in ogni momento e stagione, sottolineando la costanza dell’amore nel cuore dell’autrice.
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