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Il caso

Il giallo degli ulivi abbattuti: ecco cosa non quadra

La strage di ulivi nel cantiere delle Brt: il balletto sugli esemplari «monumentali», le ambiguità sulla xylella, le contraddizioni negli atti ufficiali. E ora incombe anche un esposto alla Procura della Repubblica

ulivi abbattuti

L'area dove sono stati abbattuti numerosi alberi d'ulivo

Si infittisce il giallo degli ulivi abbattuti in via Acton, nell’area comunale dove sorgerà il deposito delle linee bus ultraveloci BrtCi sono aspetti della vicenda che destano diverse perplessità e non solo per la contraddizione in termini di realizzare linee di trasporto ecologiche abbattendo alberi secolari. Procediamo per ordine, riepilogando gli atti amministrativi che hanno segnato questa storia che tanto clamore ha suscitato in città, con reazioni indignate soprattutto sui social.

Il 26 aprile (la data finale è però il 10 luglio)  il comandante della Polizia Locale e dirigente del Patrimonio, Michele Matichecchia, comunica al Dipartimento Agricoltura della Regione Puglia che si intendono estirpare 84 alberi di ulivo, dei quali 31 «monumentali» e che i lavori saranno eseguiti dalla impresa Bitella Srl, che ha sede a Ginosa. Si tratta della stessa ditta che ha la gestione del verde urbano in città.

Va rilevato, come primo aspetto, che trattandosi di ulivi monumentali il riferimento normativo è la legge regionale 14/2007 che vieta tassativamente l’abbattimento di ulivi monumentali, pena sanzioni che possono toccare anche la cifra di 250mila euro per ogni pianta abbattuta.

Ma il dirigente Matichecchia non si ferma qui e chiede una relazione integrativa sulle caratteristiche dell’area all’agronomo Vito Filippo Milano, di Castellaneta, che già a gennaio aveva inoltrato una istanza al Dipartimento Agricoltura- Servizio Territoriale di Taranto per ottenere l’autorizzazione ad estirpare 84 piante di olivo «non monumentali».

C’è quindi una prima discrasia: nella richiesta di autorizzazione si parla di ulivi «non monumentali», che invece diventano «monumentali» nella comunicazione di Matichecchia. A riconoscere che tra gli 84 alberi da estirpare ci sono 32 ulivi «monumentali» è in seguito lo stesso agronomo Milano nella relazione integrativa datata 10 luglio 2024 (coincidenza: stessa data della comunicazione di Matichecchia), mentre nella precedente relazione di gennaio era stato affermato che non erano presenti specie assoggettate a «vincoli ambientale/naturalistico e quindi protette dalla normativa vigente». Di più: si afferma che l’età degli alberi è di “appena” 40-50 anni e non si fa alcun riferimento alla “zona rossa” interessata dalla xylella.   Considerazioni molto diverse da quelle del successivo luglio, quando lo stesso Milano riconosce questa volta la presenza di ulivi monumentali e introduce il fattore xylella. Nella relazione integrativa l’agronomo afferma infatti che gli ulivi presenti in quell’area sono «senescenti», «versano in stato di abbandono» e «ricadono nell’area delimitata come Zona Infetta Xylella Fastidiosa sub. Pauca». Attenzione: si dice che quegli alberi ricadono nella cosiddetta “zona rossa” (l’area del Comune di Taranto lo è da tempo) ma non si dice che quegli alberi siano effettivamente colpiti dalla xylella. Si dice però che presentano «importanti infezioni da parte di funghi lignicoli». Nessun riferimento, quindi, a infezione da xylella.

Ma c’è una parte della relazione di Milano che elimina ogni dubbio: «La permanenza degli olivi in loco risulta incompatibile con i lavori per l’esecuzione del progetto, per cui si chiede l’autorizzazione a estirpare gli 84 olivi» presenti nell’area del cantiere. Dunque, in quella relazione si afferma, di fatto, che quegli ulivi – xylella o non xylella - vanno estirpati in ogni caso per far spazio ai lavori per realizzare il deposito delle Brt.

A mettere una pietra tombale sul destino di quegli alberi è l’ordine di servizio del 13 settembre scorso, firmato dall’ingegner Fabio Benvenuti, della direzione Polizia Locale del Comune e Responsabile Unico del Progetto delle Brt. In quell’ordine di servizio si fa riferimento ad un sopralluogo condotto il 19 aprile, quindi precedente alla comunicazione di Matichecchia alla Regione, e ad «approfondimenti» che fanno ritenere «non opportuno il recupero di dette piante per cui occorre l’abbattimento delle stesse», nonostante il progetto Brt prevedesse  lo svellimento e la ripiantumazione degli ulivi in altra parte dell’area. Nella relazione di Benvenuti sparisce ogni riferimento agli ulivi monumentali, ma si ritorna a fare riferimento all’istanza presentata dall’agronomo della impresa affidataria per «l’estirpazione di 84 ulivi non monumentali».

La vicenda induce a porre alcune domande: quegli ulivi sono o non sono monumentali? Se lo sono, come afferma il comandante Matichecchia e come ha riconosciuto successivamente l’agronomo Milano, è stata rispettata la legge regionale sulla tutela degli ulivi monumentali? Esiste una autorizzazione della Regione all’abbattimento di quelle piante? Perché negli atti si fa riferimento al solo agronomo esterno al Comune e non alla valutazione di un tecnico comunale? Perché non è stata coinvolta la direzione ambiente del Comune, al punto che lo stesso assessore al ramo non era a conoscenza di tutto ciò?

Ma, soprattutto, qualcuno ha certificato che quegli alberi abbattuti fossero effettivamente attaccati dalla xylella? Perché se è sufficiente ricadere nella perimetrazione della “zona rossa”, allora – seguendo questa logica – tutti gli ulivi che ricadono nel territorio di Taranto compreso nella perimetrazione dovrebbero essere abbattuti.

Come si vede, quindi, ci sono diversi punti di ambiguità.  Dal Comune si attendono risposte che facciano finalmente chiarezza. Anche perché c’è già chi è pronto a ricorrere alle vie giudiziarie, come l’ex consigliere comunale Nello De Gregorio, che annuncia un esposto alla Procura della Repubblica: «Questa vicenda presenta molti punti poco chiari. Dalla documentazione in possesso dei consiglieri comunali che hanno fatto richiesta di accesso agli atti, ad esempio, non si evince alcun intervento autorizzativo della Regione. Un’altra stranezza è che in tutta questa vicenda resta estranea la direzione ambiente e tutto passa attraverso la Polizia Locale».

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