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La denuncia

Nube rossastra dal siderurgico, le associazioni invitano a non comprare l'acciaieria

Nel pomeriggio di martedì il fenomeno che ha suscitato proteste

Ilva

Lo stabilimento siderurgico (foto d'archivio)

Nuove proteste dopo il fenomeno che si è verificato nel pomeriggio di martedì 6 agosto allo stabilimento siderurgico di Taranto, quando si è sollevata una nube rossastra che ha fatto pensare ad un caso di slopping (emissioni fuggitive non controllate). In verità, fonti vicine all'azienda hanno chiarito che non si è trattato di slopping ma di una caduta di crostoni di ghisa nel carro siluro che trasporta la ghisa in acciaieria.

Ma l'innalzarsi della nube rossastra ha comunque innescato la reazione di cittadini e associazioni.

«Come Associazione "Giustizia per Taranto" - dichiara il consigliere comunale Luca Contrario (Pd) - siamo costretti a denunciare l'ennesimo episodio inquinante accaduto ieri. Intanto anche stamattina ci sono problemi e l'aria in alcune zone della città è irrespirabile. Ieri pomeriggio, l'ennesimo episodio di slopping presso lo stabilimento ex ILVA ha provocato la fuoriuscita di una densa nube di fumo rosso-violaceo, visibile per chilometri. Questo ennesimo incidente non è solo un segnale di inefficienza e pericolosità delle strutture, ma anche un doloroso promemoria della battaglia che la nostra comunità è costretta a combattere ogni giorno contro l'inquinamento e la negligenza».

Giustizia per Taranto ricorda che «abbiamo avvertito le aziende potenzialmente interessate all'acquisizione dello stabilimento ex-ILVA: la situazione economica e infrastrutturale della fabbrica è ben lontana dalle rassicuranti dichiarazioni ufficiali. Il recente episodio dimostra una volta di più la fatiscenza e l'obsolescenza di un impianto pericoloso per i lavoratori e la popolazione locale».

Secondo l'associazione ambientalista «Acciaierie d’Italia vive una profonda e irreversibile agonia. Chi sta cercando di vendervela lo sa molto bene. Si tratta di un gigante industriale di stampo novecentesco, a ridosso della città, che sta cadendo letteralmente a pezzi».

«Non possiamo accettare - si dichiara ancora - che queste violazioni continuino ad avvenire sotto gli occhi di tutti, con una retorica di false promesse e omissive rassicurazioni. Invitiamo tutte le aziende interessate a riflettere bene prima di considerare questa acquisizione: l'ex Ilva non è sanabile, e chiunque ne assumerà il controllo si troverà a confrontarsi con una comunità determinata a proteggere la propria salute e il proprio territorio».

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