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Il Siderurgico

Cassa integrazione all'ex Ilva, nuovo round. E sull'on/off della fabbrica decide il Tribunale di Milano

Riflettori sullo stabilimento tarantino

L'ex Ilva

Una veduta della fabbrica dal rione Tamburi

Cassa integrazione all'ex Ilva: se ne riparlerà il 2 luglio al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, dove è in programma l'esame congiunto con la convocazione dei sindacati. Il 20 giugno scorso è stata inviata da parte di Acciaierie d'Italia, l'istanza per l'avvio della nuova cassa integrazione guadagni straordinari (CIGS) prevista per le aziende in amministrazione straordinaria. La richiesta riguarda 5.200 lavoratori del gruppo, di cui 4.400 per lo stabilimento di Taranto.

Questo, mentre dovrà essere il Tribunale di Milano a valutare la sospensione dell'attività dell'acciaieria, dal momento che a fronte di «pericoli gravi e rilevanti» per l'ambiente e la salute umana, «non si può prorogare ripetutamente il termine per applicare le misure di protezione previste dall'autorizzazione all'esercizio dell'impianto» come scritto dalla Corte di Giustizia dell'Unione Europea nella sentenza di ieri relativa al Siderurgico.

La sentenza della Corte UE

«In caso di pericoli gravi e rilevanti per l'integrità dell'ambiente e della salute umana» provocati dall'attività dell'acciaieria Ilva di Taranto «il termine per applicare le misure di protezione previste dall'autorizzazione all'esercizio non può essere prorogato ripetutamente e l'esercizio dell'installazione deve essere sospeso» si legge nel pronunciamento della Corte che ha sede in Lussemburgo. Nella sentenza viene ricordato anche come «nel 2019 la Corte europea dei Diritti dell'Uomo ha accertato che l'acciaieria provocava significativi effetti dannosi sull'ambiente e sulla salute degli abitanti della zona». 

La Corte di Giustizia spiega che «numerosi abitanti della zona hanno agito in giudizio dinanzi al Tribunale di Milano contro il proseguimento dell'esercizio dell'acciaieria» e risposto a una istanza presentata proprio dai giudici lombardi, i quali hanno chiesto «se la normativa italiana e le norme derogatorie speciali applicabili all'acciaieria Ilva al fine di garantirne la continuità siano in contrasto con la Direttiva 2010/75/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 24 novembre 2010, relativa alle emissioni industriali». Mentre, secondo il governo italiano, la direttiva non fa alcun riferimento alla valutazione del danno sanitario, la Corte rileva che la nozione di "inquinamento" ai sensi di tale direttiva include i danni tanto all'ambiente quanto alla salute umana. «Pertanto, la valutazione dell'impatto dell'attività di un'installazione come l'acciaieria Ilva su tali due aspetti deve costituire atto interno ai procedimenti di rilascio e riesame dell'autorizzazione all'esercizio».

Nel settembre 2022 il Tribunale di Milano ha chiesto alla Corte di Giustizia europea una pronuncia pregiudiziale in relazione a una serie di ipotesi applicative della direttiva n. 2010/75/UE del Parlamento e del Consiglio del 24 novembre 2010 inerente le emissioni industriali (prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento), fra cui la valutazione del danno sanitario e la possibilità di differimento della realizzazione di misure di riduzione dell'impatto inquinante pur in presenza di acclarati livelli di grave inquinamento.

La Regione Puglia è intervenuta a sostegno delle richieste del nucleo di residenti tarantini e l'associazione ecologista Gruppo d'Intervento Giuridico (GrIG) é intervenuto in giudizio lo scorso 24 febbraio 2023, riscontrando l'accoglimento della richiesta da parte del Tribunale di Milano (ordinanza dell'1 marzo 2023). Il GrIG è intervenuto in giudizio anche davanti alla Corte di Giustizia europea; nel gennaio 2024 era stato l'Avvocato generale presso la Corte di Giustizia europea Juliane Kokott ad argomentare una decisa posizione per la limitazione degli effetti inquinanti delle emissioni industriali, nel caso specifico del complesso siderurgico tarantino.

La Corte di Giustizia Europea ha evidenziato l'intrinseco collegamento tra la protezione dell'ambiente e quella della salute umana, ambedue obiettivi chiave del diritto dell'Unione, garantiti nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea: la direttiva in esame contribuisce al conseguimento di tali obiettivi e alla salvaguardia del diritto di vivere in un ambiente atto a garantire la salute e il benessere.

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