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Il caso

Vertenza Leonardo, se ne parla nel consiglio comunale di Taranto

Il consigliere Fiusco: «Un errore chiudere il sito del quartiere Paolo VI»

Lo stabilimento Leonardo, al quartiere Paolo VI

Lo stabilimento Leonardo, al quartiere Paolo VI

La crisi della Leonardo non colpisce solo lo stabilimento di Grottaglie. A farne le spese è infatti anche il sito di Taranto, nato al quartiere Paolo VI come Space Software Italia per poi passare in Leonardo SpA. Si tratta di una realtà di 250 unità lavorative tra dipendenti diretti e indotto che però è avviato alla chiusura entro la fine dell’anno.

Il 24 giugno se ne occuperà il consiglio comunale di Taranto per iniziativa del consigliere Giuseppe Fiusco, ex dipendente Leonardo.

«Il sito di Taranto – commenta al nostro giornale il consigliere Fiusco – ha dato lavoro a centinaia di persone e tecnici specializzati che hanno prodotto software per gli enti militari. Peraltro parliamo di un centro che negli anni ha sviluppato un importante rapporto di collaborazione con il vicino Politecnico. Un rapporto grazie al quale molti neo laureati hanno trovato lavoro proprio in Leonardo».

Il consigliere comunale Giuseppe Fiusco

Ora per i lavoratori del sito di Taranto si prefigura il trasferimento a Grottaglie. «Una scelta molto discutibile – afferma Fiusco – perché tra il 2015 e il 2023 Leonardo ha speso circa un milione di euro per ammodernare e rendere più funzionali alle esigenze produttive il sito che ora si vorrebbe chiudere. Per non dire dei soldi che si spenderanno per adattare gli spazi di Grottaglie ai dipendenti che vi saranno trasferiti da Taranto. Uno sperpero di denaro».

Ma ci sono altre ragioni che rendono sconveniente questo trasferimento: «Bisogna considerare la maggiore difficoltà a raggiungere Grottaglie con i mezzi pubblici e i maggiori costi per raggiungere il sito grottagliese con i mezzi privati».

Ci sono anche aspetti di carattere sociale: «Chiudiamo un centro di eccellenza in quartiere, come Paolo VI, che invece ha bisogno di strutture di questo tipo e che dalla presenza di queste centinaia di lavoratori ha finora tratto vantaggio anche sotto il profilo commerciale. Ma soprattutto: diciamo di voler contrastare la fuga dei giovani e lasciamo che venga chiuso questo sito che di giovani ne ha occupati tanti?».

«Perché – si chiede Fiusco – non adottiamo il modello Pomezia? Era un sito Leonardo destinato alla chiusura, poi invece è stato rilanciato sia in termini di produzione che di occupazione e oggi conta oltre cinquecento dipendenti. Allora rivolgo il mio appello a tutte le istituzioni affinché si difenda con tutte le forze il sito Leonardo di Taranto».

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