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Il punto

La confessione

La polemica esplosa tra il sindaco Melucci e gli ex assessori

Rinaldo Melucci

Rinaldo Melucci

L'avvocatessa, il giovanotto e l’attore. All’anagrafe: Francesca Viggiano, Mattia Giorno, Fabiano Marti. Non li ha mai nominati per nome e cognome, si è limitato al tono sprezzante degli appellativi. Negli ultimi giorni, aperta dall’intervento del sindaco Rinaldo Melucci, abbiamo assistito ad una delle polemiche più imbarazzanti che si ricordino nella recente storia politico-amministrativa della città. Da una parte il primo cittadino che ha espresso giudizi umilianti su tre dei più fidati assessori che ha avuto nella sua giunta in sette anni di amministrazione; dall’altra le repliche degli ex assessori bersagliati che hanno sottolineato limiti e strafalcioni (in realtà i termini usati sono stati più coloriti) che avrebbero contraddistinto l’azione del sindaco negli anni vissuti tutti insieme appassionatamente.

Il sindaco si è attribuito il ruolo di talent scout, avendo offerto – parole sue – una possibilità a chi – sempre a suo dire – fino a quel momento era relegato ad anonime postazioni politiche e professionali. E lamenta, Melucci, l’assenza di riconoscenza nei suoi confronti da parte di chi sarebbe stato illuminato dai suoi raggi di sole. La novità, nelle parole del sindaco, sta nella sonora bocciatura dell’operato dei tre ex assessori. Che però lui si è tenuto per ben sette anni in posizioni di assoluto rilievo e allora di fronte alla loro presunta incapacità non si comprende perché li abbia tenuti con sé per così lungo tempo. Non solo: ha pure affermato che a qualcuno di loro ha persino proposto nuovi incarichi prima della rottura. A maggior ragione, incomprensibile visto il suo giudizio così tranciante. 

Un intervento boomerang, quello del sindaco: perché nelle sue parole cariche di livore e contumelie c’è l’ammissione di aver completamente sbagliato scelte. Nel bocciare i tre ex assessori, a tratti anche ridicolizzando i risultati del loro impegno in giunta, Melucci non si è accorto di aver sonoramente bocciato il suo operato. Una inconscia confessione che sconfessa sé stesso.

D’altro canto, risulta difficile comprendere come i tre ex abbiano potuto convivere con il sindaco per così tanti anni in uno scenario così poco edificante, stando al reciproco scambio di accuse.

In tutto ciò, in questo scomposto volare di stracci, resta l’amarezza, da cittadini, per un così scarso rispetto per il decoro istituzionale e per la carica ricoperta. Offre, questa inutile polemica aperta dal sindaco, una percezione di sostanziale inadeguatezza. Al suo esordio, nel 2017, Melucci si propose per la sua volontà di «alzare l’asticella». A distanza di sette anni, almeno ad assistere a  questi siparietti, possiamo dire che l’asticella è miseramente sprofondata. 

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